Bernard Lewis nel racconto di Fiamma Nirenstein
Giorgia Greco racconta Bernard Lewis nell'intervista con Fiamma Nirenstein
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Data: 14/03/2003
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: Bernard Lewis nel racconto di Fiamma Nirenstein
"Ho incontrato Bernard Lewis nel 1991 a Bologna ad una lettura sulla "Crisi del Medio Oriente" organizzata dalla Casa editrice Il Mulino, al termine della quale ebbi l’opportunità di intervistarlo".

Fiamma Nirenstein, una delle più apprezzate giornaliste italiane, inviata da Gerusalemme per il quotidiano La Stampa, non nasconde la sua stima e ammirazione per il maggior storico del Medio Oriente, del mondo arabo e dell’Islam.



La Nirenstein, a Roma in occasione della conferenza che il prof. Lewis ha tenuto al Senato il 10 marzo su un tema di grande attualità: "E’ possibile la democrazia in Medio Oriente?", accoglie con calore la mia proposta di parlare dello studioso di storia mediorientale, il cui expertise è richiesto ed apprezzato ai più alti livelli della politica americana.



Chi è Bernard Lewis per Fiamma Nirenstein?



Un attimo di riflessione prima di rispondere poi dice:

"Il professor Bernard Lewis è l’ideale della figura di intellettuale.

La saggezza, l’indipendenza e la profondità immensa della sua conoscenza si fondono in una personalità unica; a volte si vede in lui proprio lo scintillio della genialità che può nascere dal non rifiutarsi mai di vedere quello che la conoscenza ti mostra.

Per me è stato non solo lo studioso da ammirare ma un esempio nel modo di vita. Non dimentichiamo che il professore ha 87 anni ed alla sua età ha l’energia e l’entusiasmo di un ragazzo, la curiosità di un principiante, tutto ciò che accade, ogni piccolo episodio lo coinvolge."

Fiamma Nirenstein era giovane quando incontrò Bernard Lewis per la prima volta a Bologna ma fin da allora il suo interesse di giornalista per il Medio Oriente, nel quale era già stata come inviata speciale, era molto forte.

"All’improvviso Bernard Lewis a Bologna mi accese una luce analitica e da allora ho cercato di conoscerlo meglio, prima di tutto leggendo i suoi libri che sono un’intera biblioteca. Successivamente mi ha onorato della sua attenzione e della sua amicizia, questo anche perché è una persona di una modestia e di una affettuosità costante nel tempo.

Ha avuto la pazienza di ascoltare le mie domande e di concedermi la lezione della sua sapienza."

Fiamma Nirenstein vive come columnist e inviata della Stampa a Gerusalemme ormai da dieci anni e poiché il professore si reca, ogni anno, in Israele per tre mesi ha avuto la fortuna di passare con lui molto tempo a Gerusalemme o a Tel Aviv dove lo studioso ha un piccolo appartamento di fronte al mare.

Fra un viaggio e l’altro in Giordania, in Turchia e in altri paesi arabi e fra una lezione e l’altra il professore trova anche il tempo di passeggiare con la giornalista parlando di Medio Oriente sul lungomare di Tel Aviv.

"Poi – continua Fiamma – sono andata a trovarlo a Princeton dove l’ho visto circondato dall’ammirazione dei suoi studenti e colleghi.

Al tempo del processo di pace Bernard Lewis ne dava una impressione estremamente positiva; ora ammette di non avere propriamente valutato la figura di Arafat ed il rifiuto palestinese di uno stato ebraico.

L’ho anche visto però guardare in faccia, senza paura, la minaccia e la rabbia che provenivano dall’Islam estremo."

A questo punto Fiamma Nirenstein si sofferma su due questioni.

"Dagli scritti del professore si evince che, suscitando molte critiche e derisioni, è stato il primo in assoluto a capire la natura della rivoluzione in Iran e a vedere che il paese si stava trasformando in una dittatura teologica e non in una rivoluzione popolare dal basso come molti avevano sperato, una dittatura che avrebbe schiacciato il popolo.

Perché lo aveva capito? Perché il professor Lewis conoscendo il persiano, l’arabo, tutti i dialetti arabi, il turco ecc. aveva letto in lingua originale i testi scritti da Komeini prima della rivoluzione ed era quindi in grado di capire come avrebbe agito; allora fu accusato di essere un pessimista."

Un’altra questione sulla quale è opportuno soffermarsi è che nel 1998 Bernard Lewis lesse gli scritti di Bin Laden in lingua originale e capì perfettamente la portata della minaccia di Al Qaeda spiegandolo in numerosi articoli.

Purtroppo fu un profeta solitario perché in pochi seppero ascoltarlo.

Nel contempo sono immensi – e riesce a comunicarteli sempre – il suo amore e la sua amichevolezza verso il mondo arabo, il suo profondo rispetto per l’Islam.

Da ciò ne consegue il desiderio che questo popolo possa finalmente ottenere dalla storia ciò che la sua grande cultura merita ossia una crescita nel mondo moderno, libero finalmente dai tiranni che lo governano.

Bernard Lewis molto prima di Bush e molto prima di chiunque altro ha cominciato a discutere il nesso fra Islam e democrazia; i suoi studi vanno infatti nella direzione di capire come può fare l’Islam ad accedere ad un processo di democratizzazione; aborre dall’idea che considera razzista che il mondo arabo debba continuare a vivere sotto dittatura.

Concludendo possiamo dire che, se da una parte Bernard Lewis ha visto i pericoli della rabbia islamica e l’ha denunciata, dall’altra vede anche la promessa che è contenuta nel grande mondo islamico: uno degli aspetti che mi hanno sempre affascinato nella sua personalità".



Oggi come oggi - dice Fiamma Nirenstein - Bernard Lewis è considerato oltre che uno dei massimi esperti del mondo arabo anche un interprete prezioso della situazione contemporanea perché per primo ha avuto la lungimiranza di vedere quello che sarebbe accaduto.



Fra pochi giorni uscirà edito da Rizzoli un colloquio di Fiamma Nirenstein con Bernard Lewis intitolato: "La guerra e la speranza" in cui il professore parla di mille questioni dall’origine dello stato problematico dei rapporti fra Europa e Islam fino alla guerra con Saddam ed alla possibilità di una democrazia in Medio Oriente.