Non è stata rappresaglia
I "vicini di casa" con i quali Israele si confronta ogni giorno.
Testata:
Data: 07/03/2003
Pagina: 6
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Rappresaglia di Sharon, uccisi a Gaza 11 palestinesi
L'azione militare israeliana nel campo profughi di Jabaliya non è stata una
rappresaglia contro il sanguinoso attentato suicida di due giorni fa a
Haifa, costato la vita a 14 civili innocenti; non è stata una ritorsione
perché i militari israeliani sono entrati in quel campo profughi,
roccaforte di Hamas, per arrestare un pericoloso terrorista, Karim Ziada.
Ma la stampa e la televisione italiana la etichettano come "rappresaglia".
Sharon ha detto chiaramente che non avrebbe reagito in maniera dura a quel
feroce atto di sangue; ma i giornalisti "sentono" solo ciò che è più
funzionale ad una efficace propaganda filopalestinese.

Commentiamo alcuni stralci dell'articolo nel quale ancora una volta i morti
palestinesi sono assurti al ruolo di vittime di un "terrorismo di stato"
che li opprime, li uccide in una "spirale di violenza che non conosce
tregua".

Jabaliya, cronaca dell'inferno.
Haifa, cronaca di un incubo.

Cronaca di morte e di distruzione da uno dei più affollati e desolati campi
profughi palestinesi della Striscia di Gaza, Jabaliya.
Haifa, cronaca di attimi di atroce terrore, di morte, di urla strazianti,
di corpi bruciati, di pezzi di carne volati nei cortili e nei giardini
delle case, di giovani adolescenti che non potranno più studiare,
viaggiare, amare, vivere. L'autobus affollato, l'ennesimo autobus teatro di
tale scempio è ora una carcassa con le lamiere contorte.

Dove vivono ammassate 90mila persone. Novantamila "senza futuro" che si
sentono in prima linea dopo che l'altra notte 11 di loro sono rimasti
uccisi e oltre 140 sono stati feriti, nell'ultimo di una serie di raid
compiuti dall'esercito israeliano all'interno di Gaza.

Gli israeliani sono tutti in prima linea: bambini, donne, uomini, studenti,
autisti di autobus, camerieri nei caffè, commessi nei negozi.
Sono tutti in prima linea perché il terrorismo colpisce dovunque e in ogni
momento, non distingue fra neonati e anziani, fra militari e studenti, fra
laici pacifisti e ortodossi, non risparmia nessuno.
Molto chiaramente si esprime anche Maher Ziada, uno
dei tre figli di Abdel Karim Ziada, terrorista di Hamas

Anche Maher è un miliziano di Hamas.
TERRORISTA:
Si dice fiero dei suoi fratelli, martiri per la Jihad e afferma deciso:
Alla pace io non credo, l'unica strada contro Israele è la lotta ramata, a
qualsiasi costo. La morte non mi spaventa. Il martirio doneranno ai
palestinesi la loro terra e scacceranno i sionisti.
Questi sono "i vicini di casa", gli "interlocutori di pace" con i quali
Israele si confronta ogni giorno e con i quali sta tentando disperatamente
di costruire un futuro di pacifica convivenza.

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