Israeliani e palestinesi: dialogare con Internet
Alcune classi di Bologna hanno messo in videocollegamento loro coetanei palestinesi e israeliani
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Data: 01/03/2003
Pagina: 2
Autore: L.M.
Titolo: Fra palestinesi e israeliani è dialogo grazie ad Internet
Una iniziativa, piuttosto singolare, di un gruppo di studenti di due licei bolognesi è riportata sul quotidiano di Bologna "Il domani".
Riportiamo integralmente l’articolo con l’augurio che questa iniziativa possa essere uno stimolo per altre realtà scolastiche, ma anche un impegno per gli educatori a far studiare la storia di Israele e con essa le cause storiche, politiche e sociali che hanno portato ad un conflitto che insanguina questo giovane Stato da più di cinquant’anni e che negli ultimi due ha stroncato la vita a moltissimi giovani israeliani nei momenti e nei luoghi da loro più amati: nelle in discoteche, nelle pizzerie, lungo le strade di Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv.

Far dialogare, seppur a distanza, giovani palestinesi e loro coetanei israeliani con l’unico obiettivo di far riprendere il dialogo per la pace. Ci sono riusciti ieri mattina gli studenti bolognesi dei Licei Fermi e Minghetti.

Nella Sala Zodiaco della provincia di Bologna hanno messo in videocollegamento loro coetanei palestinesi e israeliani. Non è la prima volta che questi ragazzi si incontrano; molti di loro, infatti, avevano partecipato ad un campo di pace l’anno scorso a Monte Sole. Ma non importa essere nuovi o vecchi amici, l’importante è riuscire a far comunicare due popoli in eterno conflitto. "Alcuni dei nostri – spiega David, giovane israeliano – non ci sono perché i soldati li hanno bloccati". Va in scena così, nonostante le difficoltà della connessione Internet e della linea telematica, la ripresa del dialogo tra chi non si parla perché "dal mondo dei grandi arriva l’odio". Bologna e la provincia come terreno neutro in cui confrontarsi, ma più semplicemente il modo di far crescere tanti giovani, anche italiani. "L’averli conosciuti l’anno scorso – racconta uno degli studenti – ci ha cambiato: ogni volta che sentiamo di un attentato o so di un morto in Medio Oriente temo per la vita degli amici che ho conosciuto: ne rivedo la faccia e per ogni morto in Israele o Palestina provo una vera e propria sofferenza come se fossero miei fratelli".

La guerra e la paura del terrorismo assumono un’altra veste se raccontata da chi la vive quotidianamente sulla propria pelle. Una lezione contro ogni cinismo della politica e della ragion di stato: un modo per ricominciare, almeno dai più giovani a capire che in ogni parte del mondo esiste la necessità di vivere senza la paura del conflitto. "Esserci riconosciuti di persona e risentirci – racconta Elena – studentessa del Fermi – è stata un’esperienza straordinaria: siamo così lontani, ma allo stesso modo ci sentiamo così vicini con le stesse paure e le stesse speranze.
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