Se gli Stati Uniti non fossero mai intervenuti..
Come cambia la storia se si aggiustano le date.
Testata: Corriere della Sera
Data: 01/03/2003
Pagina: 29
Autore: Paolo Mieli
Titolo: A chi deve l' Europa la sconfitta del nazismo?
Paolo Mieli risponde a un lettore che sostiene che gli Stati Uniti sono intervenuti nelle due guerre mondiali quando ha fatto loro comodo e che hanno sempre trattato gli europei come vassalli.
Riportiamo la risposta di Paolo Mieli che dimostra come, spostando qualche data, si riesca a manipolare la storia.E che il manipolatore può essere anche un cattedratico e il diffusore della manipolazione un quotidiano italiano.

"Caro signor Bartolomeo, ho ricevuto in questi giorni molte lettere simili alla sua che, rispetto ad esse, ha il pregio di essere più sintetica e più esplicita. La sua tesi, però, non mi convince. Ritengo che l' Europa del Novecento abbia avuto la colpa d' aver generato due mostri totalitari e che, in assenza di un intervento militare degli Stati Uniti, probabilmente quei mostri sarebbero ancora tra noi. Vedo tra i pacifisti di oggi, assieme a tante persone sinceramente animate da genuina ostilità alla guerra, marciare molti di coloro che, ai tempi, furono attivamente dalla parte di uno di quei grandi fenomeni di dispotismo, in qualche caso di entrambi. E mi stupisco che di ciò nessuno chieda conto a nessuno. Quanto alla storia, ritengo vada lasciata in pace. E mi riferisco qui a un saggio pubblicato in Italia dal «manifesto», in cui Arno Mayer, professore emerito all' università di Princeton, ha ricordato la brutta fine dei tre grandi «first strike» del Nocevecento: quello de l Kaiser Guglielmo II che nell' estate del 1914 scatenò la prima guerra mondiale; l' «operazione Barbarossa» che, nel giugno 1941, Hitler scatenò contro Stalin; l' attacco giapponese su Pearl Harbor del dicembre di quello stesso anno. In questo contesto, Mayer ha provato a ridimensionare - come lei, caro Bartolomeo - il debito morale dell' Europa nei confronti degli Stati Uniti: «In entrambe le guerre mondiali», ha scritto, «l' America è stata alleata dell' ultima ora: nel 1914-1918, così come n el 1941-1945, il sacrificio di sangue dell' Europa è stato infinitamente maggiore e più pesante di quello dell' America. E' fuor di dubbio che gli alleati non avrebbero potuto vincere senza l' intervento dello zio Sam, anche se, tutto considerato, es so è stato principalmente materiale, finanziario e ideologico. Certamente durante la seconda guerra mondiale l' Armata rossa ha dato infinitamente più sangue, sudore e lacrime rispetto all' esercito Usa». Sempre secondo Mayer, «se l' Armata rossa non avesse spezzato la schiena della Wehrmacht negli anni 1942-1943, con ogni probabilità gli sbarchi americani sul continente nel 1944 si sarebbero trasformati in un tragico bagno di sangue». E infine Mayer ricorda che «durante la seconda guerra mon diale gli Usa non hanno subito perdite tra i civili». Tutto bene. Una ricostruzione non nuovissima molto attenta ai tributi dell' Europa, in particolare dell' Unione Sovietica e un po' ingenerosa nei confronti degli Stati Uniti. Mi ha, però, colpito un dettaglio: come mai quell' inconsueta periodizzazione della seconda guerra mondiale, ' 41-' 45, anziché ' 39-' 45? In un primo tempo ho pensato che potesse essere attribuibile al fatto che gli Stati Uniti entrarono in guerra alla fine del ' 41, appunto. Ma se fosse stato così, Mayer avrebbe datato l' inizio della prima guerra mondiale, anziché al 1914, al 1917 l' anno in cui l' America imbracciò il fucile. E allora? Perché quel 1941? Quell' anno fu cruciale per un altro motivo oltre all' entrata in guerra di Roosevelt: a giugno l' Unione Sovietica aggredita da Hitler mise fine all' alleanza di fatto con la Germania nazista che durava dalla fine di agosto del 1939. Sicché sarebbe stato arduo, per quel che riguarda l' Urss, far entrare i quasi due anni di guerra trascorsi dall' estate del ' 39 a quella del ' 41 nel conto complessivo della lotta al nazifascismo. E quindi l' astuto Mayer ha aggiustato le date. Semplice, no?"
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