Come si deve reagire al terrorismo?
Secondo Alan M. Dershowitz, professore ad Harvard, esistono somiglianze inquietanti tra ciò che Hitler promise di fare agli ebrei e quello che dicono attualmente molti leader islamici
Testata: Corriere della Sera
Data: 14/02/2003
Pagina: 1
Autore: Alan M. Dershowitz
Titolo: Il peccato dell'inerzia
Riportiamo un articolo di Alan M. Dershowitz, docente di diritto all'università di Harvard, pubblicato sul Corriere della Sera venerdì 14 febbraio 2002.
Dopo i fatti dell’11 settembre mi viene spesso rivolta la seguente domanda: stiamo reagendo in modo eccessivo oppure troppo debolmente alle minacce di terrorismo? Per cercare di rispondere, penso sempre a come avrei risposto se mi fosse stata rivolta la stessa domanda nella Germania di Hitler alla metà degli anni Trenta. A quell’epoca nessuno poteva sapere che piega avrebbero preso gli eventi. Lo sterminio degli ebrei, dei gitani e di altri civili da parte dei nazisti era del tutto imprevedibile, nonostante le stesse dichiarazioni di Hitler in merito alle sue intenzioni. Ora che conosciamo le enormità che finirono per compiere i nazisti, quasi ogni azione intrapresa negli anni Trenta ci sembra una reazione troppo debole. Ma se Hitler avesse fallito nel suo intento - se fosse stato assassinato e la sua rimozione non si fosse rivelata talmente brutale -, potremmo vedere alcune delle contromisure prese dagli attivisti antinazisti come delle reazioni eccessive. Lo stesso si può dire della crisi che ci troviamo ad affrontare ora. Se i tragici avvenimenti dell'11 settembre si riveleranno essere l'unico e ultimo attacco terroristico di grave entità, forse saremo accusati di aver reagito in modo eccessivo. Ma se questi attacchi fossero semplicemente le avvisaglie di attentati di massa molto peggiori ed estesi che metteranno in pericolo la nostra stessa esistenza, allora saremo certamente accusati di aver reagito troppo debolmente.
I critici del futuro, forti del senno di poi, metteranno in luce gli espliciti avvertimenti lanciati dai terroristi quanto alle loro intenzioni, come gran parte dei critici successivi all'Olocausto evidenziano le parole di Hitler precedenti al genocidio degli ebrei e dei gitani. In effetti, esistono somiglianze inquietanti e spaventose tra ciò che Hitler promise di fare agli ebrei e quello che dicono attualmente molti leader islamici in merito alle loro intenzioni verso gli ebrei, gli americani e gli infedeli. Ascoltate le loro parole. Il dottor Atallah Abu-al-Sabh, editorialista del quotidiano di Hamas, parlando degli attentati all'antrace, ha scritto: «Se posso darvi un consiglio, entrate nell'aria che quei simboli (America e Israele, ndr ) respirano, nei rubinetti da cui bevono, nelle penne con cui redigono i loro tranelli e le loro cospirazioni contro i popoli in disgrazia... Trasformate i corpi dei tiranni in fiammiferi che bruciano lentamente e gradualmente».
Lo sceicco Omar Bakri Muhammad, il fondatore dello Hizb al-Tahrir (Partito di liberazione islamico) con base a Londra, ha detto in un'intervista: «Il popolo americano deve rivedere la propria politica estera o si vedrà rispedire a casa i propri figli in bara (specialmente a causa delle truppe stazionate in Medio Oriente).... L'esistenza di Israele è un crimine. Israele deve essere eliminata... Il nostro dovere è di lavorare per instaurare uno Stato islamico in ogni parte del mondo, anche in Gran Bretagna». Muhammad Mustagab, nell'editoriale che scrive per il quotidiano egiziano Al-Ubsu , ha descritto in questo modo la reazione alla vista del crollo delle Torri del World Trade Center: «Quei momenti d'inferno intenso e incandescente furono i momenti più belli e preziosi di tutta la mia vita... Le generazioni del passato e, con l'aiuto di Allah, le generazioni a venire ci invidieranno per avere potuto assistere (a tali immagini, ndr )». Esistono molte altre dichiarazioni analoghe, che sono facilmente reperibili a chiunque voglia leggere minacce del genere.
Le persone malvagie non realizzano sempre ciò che minacciano di fare. Molte dichiarazioni simili a quelle citate qui sopra sono finite nel cestino dei rifiuti della storia, ma, al momento, non possiamo essere certi se le dichiarazioni rese dai leader islamici ricadranno nella categoria «Hitler» oppure nella categoria «cestino dei rifiuti». Sappiamo che queste dichiarazioni rispecchiano l'opinione di milioni di musulmani radicali - e forse perfino di decine di milioni. Sappiamo anche, però, che non rispecchiano le vedute di centinaia di milioni di altri musulmani. Sappiamo anche che alcuni leader e seguaci islamici radicali sono capaci di massacrare intere popolazioni civili, inclusi vecchi, donne e bambini, come hanno fatto in Algeria e in altre parti del mondo.
Credo che esista una piccola, ma significativa possibilità che i radicali islamici possano riuscire a uccidere centinaia di migliaia - e forse una cifra ancora maggiore - di americani e israeliani. Se riescono ad avere accesso ad armi di distruzione di massa, ho pochi dubbi che non vi sarà qualcuno che cercherà di usarle rivolgendole contro New York, Los Angeles, Washington o Tel Aviv. Ce lo hanno detto chiaramente, e dovremmo prenderli in parola. (...) Dal momento che non siamo profeti, dobbiamo cercare di fare del nostro meglio per trovare gli equilibri giusti, senza conoscere ciò che ci riserva il futuro. Nella ricerca di questi equilibri, non dobbiamo mai dimenticare il nostro profondo impegno verso la libertà, l'uguaglianza e il principio di legalità. Non dobbiamo permettere ai terroristi di vincere, né distruggendo la nostra esistenza, né distruggendo i nostri valori. Non sarà facile.
Benché non siamo dei profeti, possiamo comunque fare molto meglio per proteggerci da potenziali attacchi futuri, estendendo considerevolmente e diversificando la base delle persone che attualmente stanno lavorando in questa direzione.(...) In primo luogo, abbiamo bisogno di comprendere con maggiore precisione ciò che non ha funzionato prima dell'11 settembre permettendo a pochi terroristi di infliggere un danno così grande, con armi primitive e una quantità di denaro assai modesta. Chi ha sbagliato nei nostri servizi segreti, nel servizio per l'immigrazione, nella rete di sicurezza degli aeroporti o in altre istituzioni? Tutte queste persone hanno ancora l'incarico di proteggerci? È ormai venuta l'ora, e, a dire il vero, è fin troppo tardi, di puntare il dito contro qualcuno e di attribuire delle colpe.
In secondo luogo, possiamo anche rifarci all'esperienza già riuscita nella Seconda guerra mondiale reclutando gli scienziati, i tecnici, gli esperti di armi più brillanti ed esperti della nazione - vale a dire del mondo -, e altri ancora, per elaborare delle strategie utili ad affrontare il terrorismo internazionale. Oggi dobbiamo fare altrettanto. Dobbiamo estendere la base del personale che si occupa di questo problema includendovi persone provenienti dalle università, dal settore privato dell'economia, tanto nel nostro Paese che nei Paesi nostri alleati.
A quanto pare, l'attuale amministrazione diffida delle persone esterne a essa, specialmente dei docenti universitari, degli scienziati e degli intellettuali.
Abbiamo visto che la normale routine nella politica e nella sicurezza non ha impedito l'attacco terroristico più ingente della storia, ma pare che non abbiamo imparato molto da questa lezione. È necessario che cominciamo a pensare in modo nuovo, fuori delle vie abituali che ci hanno fatto fallire, ma senza diventare come coloro che ci hanno attaccato.

Alan M. Dershowitz Estratto dal libro «Terrorismo» edito da Carocci da oggi in libreria.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@corriere.it