Greenpeace no global, Agnoletto benedice
Uno scambio di lettere tra due ascoltatori di Radio News24 e il direttore scientifico di Greenpeace
Testata:
Data: 10/02/2003
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Greenpeace no global, Agnoletto benedice
Riportiamo qui di seguito uno scambio di messaggi fra due attenti e sensibili ascoltatori di RaiNews24 ed il direttore scientifico di Greenpeace Italy.
Prima lettera a Greenpeace Italia.

Per diversi anni ho appoggiato le campagne di Greenpeace in difesa dell'ambiente e della natura, convinto di fare la cosa giusta. Solo ultimamente, ho cominciato a nutrire il dubbio che la Vostra organizzazione, un tempo al di fuori della politica, stia cavalcando la tigre della moda no global e ne stia assimilando le idee e le scelte.

Oggi su RaiNews24, ho seguito l'intervista al responsabile scientifico di Greenpeace, dott. Fabrizio Fabbri. Tema: l'imminente guerra all'Iraq. Il dott. Fabbri ha espresso il suo rifiuto per l'opzione militare, rifacendosi al tema tanto caro ai no global quanto -a mio modesto parere- piuttosto superficiale, della "war for oil", secondo il quale il petroliere George W. Bush sia interessato esclusivamente ai pozzi di petrolio e per questa ragione muova guerra a Saddam . A sostegno della sua tesi, ha voluto sottolineare come gli USA siano soliti usare pesi e misure differenti nei confronti dei vari Stati che posseggono armi di sterminio di massa: mentre con l'Iraq usa il polso forte dell'esercito, con altri usa la cautela della diplomazia. A questo punto, mi sarei aspettato che il dott. Fabbri prendesse come esempio la Corea del Nord e il suo programma nucleare. Invece, non ha trovato migliore esempio che Israele.
Mi chiedo perché mai Israele.
E' forse governato da una pericolosa dittatura, Israele? Direi di no. A me risulta sia l'unico Stato democratico del Medio Oriente.
Ha forse minacciato col suo esercito la sicurezza mondiale? Direi di no. A me risulta che Israele, nonostante stia subendo un'infinità di aggressioni militari e di attacchi terroristici da più di mezzo secolo, non abbia mai abusato del proprio potenziale bellico.
Perché Israele e non la Francia, allora? La Francia del nucleare senza freni, la Francia di Rainbow Warrior, la Francia di Mururoa.
Non sarà forse che il dott. Fabbri avesse a cuore soddisfare il gusto dei suoi sostenitori no global, di quelli che in odore di sfacciato antisemitismo marciano col volto coperto dalla kefia alla moda dei terroristi suicidi, sventolando bandiere palestinesi e gioiendo perfino per la morte di un astronauta, se questo è israeliano? (vedi http://italy.indymedia.org)

Distinti saluti.
Fulvio Del Deo



Seconda lettera a Greenpeace:
Gentile Dott. Fabbri,

ricevo questo avviso relativo ad una sua intervista su Rainews24:

Oggi, su RaiNews24, ho seguito l'intervista al responsabile scientifico di Greenpeace, dott. Fabrizio Fabbri. Si parlava dell'imminente guerra all'Iraq. Il dott. Fabbri faceva notare come gli USA siano soliti usare pesi e misure differenti, nel loro atteggiamento riguardo i vari paesi che posseggono armi di sterminio di massa: mentre all'Iraq si minaccia la guerra, ad altri Stati si concede un trattamento di tutt'altro genere. A questo punto, ci si sarebbe aspettati che il dott. Fabbri prendesse come esempio la Corea del Nord. Invece, per soddisfare il gusto dei suoi sostenitori no global, non ha trovato migliore esempio che Israele, unico Stato democratico del Medio Oriente.*

Sono quindi molto sorpresa perche' fino a questo momento pensavo che un'organizzazione come la sua fosse onesta e al di sopra delle parti e soprattutto pensavo fosse un'organizzazione democratica.
Anche voi di Greenpeace non sapete sottrarvi al comune sentire di coloro che odiano le democrazie per dare il proprio appoggio alle dittature piu' barbare.
Non la sfiora il pensiero, Dott. Fabbri, che Israele , se e' vero che ha le armi, e' perche' e' circondata da paesi arabi totalitari che da 55 anni si ripromettono di distruggerlo? Non si ricorda tutte le guerre con cui gli arabi hanno aggredito questa piccola democrazia ?
Non se li ricorda i 39 scud con cui l'Iraq ha colpito Israele nel 1991? E infine, signor Fabbri, non se li ricorda i pozzi di petrolio che i vostri amici iracheni hanno bruciato provocando un danno epocale?
Sono quindi molto delusa perche' vedo che proprio nessuno si salva dalla propaganda araba e di sinistra filopalestinese e antisemita e devo constatare con rammarico che i cervelli di molti italiani non solo sono lavati e risciacquati ma sono anche finiti all'ammasso.

Tristemente non la saluto nemmeno.

Deborah Fait



Terza lettera a Greenpeace:
Egregio Dottor Fabbri.

ho il sospetto che Lei preferisca rivolgersi alla "Cara signora Deborah" solo per sentirsi libero di rimproverarla e per dirle "Mi dispiace dover constatare che il suo messaggio sia così retorico ed anche scontato nel suo passaggio sui no global, nonchè, come spesso accade quando si tratta di Israele, privo di alcuna forma di umiltà, lontano dal voler prima accertare la realtà dei fatti e dopo, semmai, lanciare invettive e del tutto improntato alla chiusura del dialogo."

Un affronto alla verità e alla grammatica.

Ebbene, Dottor Fabbri, io ho seguito di persona la Sua intervista su rainews24 e, quale sostenitore ultradecennale di Greenpeace, ho fatto molta attenzione alle Sue parole.
Lei ha posto Israele sullo stesso piano dell'Iraq, deplorando l'atteggiamento dell'America del petroliere Bush, che usa i guanti di velluto con lo Stato ebraico, nonostante sia possessore di armi di sterminio universalmente riconosciuto, mentre con Saddam usa il pugno di ferro, sebbene ancora non esista alcuna prova che possegga effettivamente armi di distruzione di massa.

Lei sostiene: che "Nell'intervista rilasciata, infatti, io ho menzionato tra i Paesi che svolgono attività di ricerca e sviluppo di armi di distruzione di massa certamente Israele, ma anche il Pakistan, l'India gli stessi USA e , per sua buona pace, la Corea."

Ripeto: ho ascoltato con attenzione le sue parole. E' vero che dopo Lei ha parlato anche di India e Pakistan, nonché di Corea del Nord, ma l'ha fatto solo in seguito a espressa richiesta della giornalista che La intervistava.

Ma chiedo allo staff di Greenpeace: vale davvero la pena veder fuggire dalle proprie fila persone interessate realmente all'ambiente, in cambio di nuovi acquisti provenienti da settori oltranzisti del movimento no global, del fondamentalismo cattolico, dell'estremismo antisemita di destra e dell'estremismo anti-sionista di sinistra?

Distinti saluti.
Fulvio Del Deo












Ecco la risposta di Greenpeace:
Egregio signor De Leo:

1. non ho risposto a Lei in quanto la prima e-mail che mi è stata girata era quella della signora Deborah e non la Sua;

2. continuo a non comprendere il Suo atteggiamento in merito alle dichiarazioni rilasciate a Rai News 24 che, evidentemente, non sono state percepite per il senso che avevano. Le posso garantire che Israele non è affatto al centro delle nostre attenzioni che sono rivolte, semmai, a capire cosa ci sia dietro la volontà tanto accanita di andare alla guerra e la cosa riguarda anzi tutto gli USA e, in seconda battuta anche il nostro Paese. Se Israele è tra i paesi che hanno deciso di seguire programmi di armamenti militari da noi ritentui estremamente pericolosi, non è certo colpa mia. Se poi, la guerra in Iraq viene propagandata con la necessità di eliminare le armi di distruzione di massa, allora vale il nostro ragionamento del perchè non si applichi a tutti, compresi gli USA, lo stesso principio. Ancora una volta vorrei che non mi si fraintendesse. Non sto dicendo che se Saddam ha le armi chimiche gli si debbano lasciare in attesa dell'attuazione della Convenzione Internazionale, guarda caso osteggiata soprattutto dagli USA, ma che la guerra non può essere lo strumento auspicato;

3. è quantomeno sorprendente che stabilisca Lei cosa mi abbia spinto a menzionare anche gli altri paesi coinvolti (India, Pakistan e Corea). Le è mai passato per la testa, ad esempio, che con la giornalista avessimo già parlato, per grandi linee, dei contenuti dell'intervista e che le avessi già parlato di tutti questi paesi?

4. in merito al supporto, anche solo ideologico, al terrosirmo da parte della nostra organizzazione, Le consiglio vivamente di farlo pubblicamente e mettendo nero su bianco quelo che pensa di modo che si possa chiedere ad un imparziale tribunale di valutarne la natura diffamatoria. E' lo stesso consiglio che ho inviato proprio oggi , ad un altro suo pari indignato, probabilmente aizzato dal Suo, incompleto, messaggio, che continuava a darmi ancora del bugiardo sostenendo, di aver ascoltato l'intervista e di non aver mai sentito pronunciare i nomi di altri paesei.

5. che Lei abbia deciso di non sostenere più Greenpeace è un Suo sacrosanto ed inaliebile diritto. Che la nostra associazione sia libera, propio perhcè al di sopra della politica dei partiti e non succube di finanzamenti vincolati, di esprimere un proprio parere su questioni che riguardano tutti, spero convenga con me, è egualemente un diritto che nessuno può toglierci. Sono contento per l'associazione che riceverà i fondi che distrarrà da Greenpeace, ma personalmente ho sempre creduto che i soldi non siano tutto nella vita.

Distinti saluti
Fabrizio Fabbri

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Fabrizio Fabbri
Scientific Director
Greenpeace Italy
V.M.Gelsomini, 28
00153 Rome
ph - ++39-06-57299930
fax - ++39-06-5783531
mobile - ++39-348-3988616
email - fabrizio.fabbri@diala.greenpeace.org



Ecco una risposta a Greenpeace:
Egregio Dottor Fabbri.
Ora che si è ben divertito a storpiare il mio cognome, a far scempio di grammatica e ortografia, nonché a minacciare di portare in tribunale il mio dissenso, mediti sulle seguenti domande:
· hai mai pensato che la pericolosità di un'arma dipenda soprattutto dalle intenzioni del suo possessore?
Hai mai pensato che anche un minuscolo temperino può diventare un'arma di sterminio, se usato per dirottare un aereo contro un edificio?
Distinti saluti.
Fulvio Del Deo

Sull'atteggiamento di Greenpeace, come risulta chiaro dalle parole del direttore Fabbri, sarà bene che i nostri lettori riflettano. E mandino il loro parere cliccando sulla e-mail sottostante.


fabrizio.fabbri@diala.greenpeace.org