Periscopio 26/07/2022
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti

Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 26/07/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

La Russia che chiude Memorial è un Paese che restaura il passato - di Anna  Zafesova [editoriale]
Vladimir Putin

Quattro missili, due intercettati dalla contraerea ucraina, hanno colpito il porto di Odessa e danneggiato le infrastrutture per il trasporto del grano. L’attacco è arrivato meno di 24 ore dopo la firma dell’accordo sul grano a Istanbul. La Russia, che in un primo momento aveva negato ogni responsabilità, ora ammette d’aver colpito il terminal con «missili di precisione» e distrutto [quelle che definisce fantasiosamente] «infrastrutture militari». repubblica.it

Cogito ergo boom. Susan Sontag (Reborn, 2008).

In Russia la società civile è imbavagliata. Chiunque s’oppone finisce in cella o in esilio. Tocca a noi che siamo all’estero alzare la voce per chi non può farlo in Russia. Vladimir Slivyak (Lucia Capuzzi, Avvenire).

Putin non è spuntato improvvisamente dalle foreste siberiane. Corrompe da anni élite finanziarie e politiche di tutto il mondo. I suoi oligarchi hanno goduto così a lungo di lusso sfrenato, circondati dall’adulazione di tutti, che si considerano i padroni del mondo. E non hanno tutti i torti… Putin ha corrotto politici di dozzine di paesi, li ha inseriti nei suoi consigli di amministrazione, ha condiviso con loro, apertamente, denaro intriso di sangue. E adesso ha le sue buone ragioni per considerare questi politici dei deboli. Grigorij Judin (Memorial Italia).

Noto che, a differenza di molti degli allora leader d’Europa, Stalin non si macchiò di nessun incontro personale con Hitler, che allora era conosciuto, negli ambienti occidentali, come rispettabile politico ed era un gradito ospite nelle capitali europee. Vladimir Putin, Wikiquote.

So quanto la nazione tedesca ami il proprio Führer. Pertanto è mio dovere brindare alla salute di questo grande uomo. Stalin (John Lukacs, L’attacco alla Russia).

[Negli USA,] tra gli elettori democratici, il 78 per cento si dice disposto ad accettare benzina più cara per aiutare l’Ucraina; tra gli elettori repubblicani lo è solo il 44 per cento. Boris Johnson è fuori gioco. Macron non ha più una maggioranza all’Assemblée Nationale. Dio solo sa quale governo ci sarà in Italia nei prossimi mesi. […] È evidente che Putin ha puntato tutto su questo: un «cambio di regime» in Occidente prima che facciano fuori lui in Russia. Siegmund Ginzberg, il Foglio.

Il governo è stato fatto cadere da tre persone che sono sempre state allineate su posizioni filorusse. Non so se è un caso. Di sicuro è un dato di fatto. Emma Bonino.

Draghi, el hombre que salvó el euro pero no pudo rescatar a Italia (Draghi, l’uomo che ha salvato l’euro ma non è riuscito a salvare l’Italia). Titolo di La Razón.

«Il futuro è l’Italia, ed è tetro». È il titolo d’un commento apparso sul New York Times dopo le dimissioni di Draghi. Le analisi degli americani sull’Italia non sono sempre affidabili. Tradiscono però una sensazione diffusa: che la crisi politica italiana sia parte di un declino di leadership complessivo. Federico Rampini, CorSera.

[Berlusconi:] la sua ricostruzione della crisi, rigettata con stupore dal Quirinale, appartiene alla mitologia di sé nella quale vive, e alla quale hanno accesso soltanto piccoli sacerdoti del delirio. Dico i Tajani e le Ronzulli, laddove una volta c’erano i Melograni e i Vertone e gli Urbani. Ed è una mitologia che gli ha sempre impedito, a un passo dal traguardo, di diventare statista per restare puttaniere. Mattia Feltri 1, HuffPost.

«A ottobre sarai Presidente del Senato», gli ha assicurato Matteo Salvini immediatamente dopo il blitz. Silvio Berlusconi sullo scranno più alto di Palazzo Madama: è la moneta di scambio per l’estromissione dell’ex banchiere. Tommaso Ciriaco, la Repubblica.

[Renato Brunetta,] deriso come «nano», è «una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo vicino al buco del culo», come dice il verso scurrile di una vecchia canzone di Fabrizio De André rilanciata dalla quasi consorte di Berlusconi. Francesco Damato, graffidamato.com

Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro [di noi]. Giorgia Meloni, corriere.it

Giorgia Meloni per il Cav. «è sicuramente cresciuta rispetto a quando era mio ministro, ma sempre il mio ministro rimane». Silvio Berlusconi (Carmelo Caruso, il Foglio).

Beppe Grillo torna sul blog con un videomessaggio per ricordare ai suoi «ragazzi», con «cuore da ragioniere», che la regola dei due mandati non potrà essere modificata. «È la nostra luce nelle tenebre». Federico Capurso, La Stampa.

Dalle chat filtra un velenoso commento (anonimo): «La deroga ai due mandati no, quella sul 2 per mille invece va bene. Perché un ragioniere i suoi soldi li sa contare». Il finanziamento pubblico al quale il M5S ha deciso di ricorrere paga anche le consulenze da 300 mila euro affidate a Grillo. Adriana Logroscino, CorSera.

Giuseppe Conte: «È stato Mario Draghi a tradire l’Italia, non il M5S». Ecco l’ultima accusa che inverte la realtà nel tentativo di cancellare le impronte digitali della crisi che ha sfasciato il governo. Giovanna Vitale, la Repubblica.

Dibba il vendicatore è tornato. Titolo della Stampa.

Divisi dalla guerra, Meloni e Putin potrebbero facilmente ritrovarsi alleati nell’interpretazione autoritaria della democrazia, nel modello ultraconservatore e nazionalista di potere, nell’insofferenza per i vincoli dello Stato di diritto, già manifestata pervicacemente da Orbán. La crepa è solo l’inizio, l’Italia torna sotto osservazione. Ezio Mauro, la Repubblica.

Oggi nel sistema politico italiano il centro è un luogo vuoto, un non luogo. Politicamente è il nulla. Ernesto Galli della Loggia, CorSera.

 Non c’è bisogno d’un Comitato di liberazione nazionale. Chi ha un’idea decente dell’Italia e del suo futuro, sa già che deve votare Enrico Letta o Carlo Calenda o Matteo Renzi. Mattia Feltri 2, HuffPost.

Più che in Dio, l’italiano crede nei miracoli. Roberto Gervaso.

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