La vittoria del Likud..
..lo sgomento dell'Unità
Testata:
Data: 29/01/2003
Pagina: 31
Autore: Siegmund Ginzberg
Titolo: Il paradosso dei paradossi
La delusione/sgomento per la vittoria del Likud traspare da ogni singola
affermazione del giornalista; ci limitiamo a commentare l'incipit
dell'articolo che risulta particolarmente fazioso.

Già prima che si chiudessero le urne e affluissero i risultati si
presentava come l'elezione di tutti i paradossi.
Il motivo ci è oscuro ma il giornalista si appresta a spiegare
Dopo 28 mesi ininterrotti di violenze, 750 innocenti dilaniati dalle bombe
umane e dalla spirale dell'odio, tra gli spasmi della peggiore recessione
economica di tutto il mezzo secolo della loro storia, gli elettori
israeliani hanno finito per riconfermare premier Ariel Sharon.
Evidentemente gli israeliani hanno ben chiaro che la responsabilità di quei
"28 mesi di violenza", di quei 750 innocenti dilaniati" non può essere
attribuita al leader del Likud. Il vero paradosso è che il giornalista non
voglia capirlo!!

Appare ad un osservatore esterno paradossale che abbiano scelto di
riconfermare come perno di ogni possibile coalizione governativa proprio
l'uomo che avrebbero potuto accusare di averli condotti a questo disastro.

Una volta di più confermato che gli israeliani non sono affatto stupidi.
L'unico che ha condotto Israele a "questo disastro" è il leader palestinese
Yasser Arafat, che da 28 mesi ha intrappreso la strada della violenza, ha
incitato al martirio, ha finanziato il terrorismo e non ha mai voluto
seriamente riprendere le trattative di pace.
Consigliamo al giornalista, qualora si collochi fra gli "osservatori
esterni", di leggere più attentamente i giornali e di analizzare con mente priva di pregiudizi la complessità
della situazione politica e sociale israeliana.
Non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra.
Gli israeliani hanno bisogno di sentirsi sicuri nel loro paese e non è
affatto paradossale che abbiano scelto il candidato che, a loro avviso, è
in grado di salvaguardare meglio un bene prezioso come la sicurezza, senza
peraltro rinunciare ad essere un paese democratico.

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