La vigilia elettorale secondo Bernardo Valli
Un' elaborazione dei dati sui morti in Israele e Palestina è molto più rivelatrice e veritiera dei semplici totali
Testata: La Repubblica
Data: 28/01/2003
Pagina: 1
Autore: Bernardo Valli
Titolo: Israele al voto tra i fantasmi di due guerre
In un lungo articolo, più descrittivo che analitico, Valli delinea i drammi che angosciosamente accompagnano gli israeliani alle urne, da quello quotidiano del terrorismo e delle rappresaglie a quello dell' incombere di una guerra che pare imminente ed inevitabile.
Per farlo, si serve simbolicamente di una famiglia di amici, che egli dilata per esaminare, come da una finestra socchiusa sul paese, problemi e prospettive.
In sé, questo articolo è ben scritto e - per una volta, siamo lieti di constatare - anche privo degli aspri ed ingiusti giudizi su Israele di cui Valli abitualmente infarcisce i suoi scritti.
Pertanto, sono poche le osservazioni critiche che possiamo fare, ma non per questo marginali.
A pag.1 Valli scrive che "la contabilità, in due anni, è già arrivata a duemilanovecento morti, dei quali tre su quattro palestinesi".
In realtà, questo falso cliché è un ritornello che periodicamente leggiamo su molti giornali, e che pare provenire dalla sola fonte palestinese, tanto è sempre uguale a sé stesso ed unilaterale. Una statistica aggiornata allo scorso giugno, di fonte scientifica e neutrale, ci dice cose ben diverse e ci consente di ragionare meglio.
Fino ad allora il totale dei palestinesi morti era di 1499, e degli israeliani morti era di 561 - ma quel che ci interessa è capire chi erano e come, perché sono morti.
I civili israeliani sono 433 su 561 ( il 43%) , i civili palestinesi 579 su 1499. Dei morti in combattimento, gli israeliani sono il 20% del totale, i palestinesi il 55%. Le donne morte sono il 30% del totale, ed il 39% dei civili per gli israeliani, meno del 5% del totale, il 7% dei civili, per i palestinesi.
Sono 189 (su 1499) i palestinesi morti perché autori di attentati terroristici (kamikaze o morti mentre preparavano bombe) o uccisi dagli stessi palestinesi per aver collaborato con Israele. Il 12% del totale, che i palestinesi però inseriscono nel loro conteggio dei palestinesi uccisi dagli israeliani.
Questa elaborazione dei dati è molto più rivelatrice e veritiera dei semplici totali. Ma nessuno la usa, perché indebolirebbe la tesi dei massacri commessi dagli israeliani.
Più avanti Valli scrive, ricadendo nel suo vizio che ben gli conosciamo, che "non importa se da quando governa (Sharon) il numero dei morti è cresciuto e l' economia va a rotoli. Non importa se con la repressione moltiplica la rabbia e quindi i kamikaze".
Valli ha sposato una tesi, il che è legittimo, ma la presenta come l' unica verità, e questo è disinformazione faziosa.
Qualunque sia il giudizio su Sharon e sulla linea politica del governo da lui presieduto, è un fatto che il numero dei morti è causato da una violenza scatenata dai palestinesi con la finalità dello sradicamento di Israele dal territorio; e parimenti l' economia risente in maniera gravissima di questa situazione conflittuale, non voluta certamente da Sharon.
E' recentissima una intervista rilasciata da Farouk Khaddoumi al settimanale arabo-israeliano "Kul-Al-Arab", in cui il capo dell' ufficio politico dell' OLP e segretario generale del Comitato Centrale di Al Fatah afferma che anche gli attacchi terroristici suicidi in Israele sono parte del legittimo diritto dei palestinesi ad opporsi ad Israele, che Al Fatah non è in alcun modo differente da Hamas sotto nessun punto di vista , e che Hamas è parte del movimento nazionale dell' Autorità Palestinese.
Non si contano oramai le prove e le testimonianze di una visione e di una strategia unitaria che coinvolgono a tutti gli effetti Arafat e l' Autorità Palestinese in una comune responsabilità per la violenza che sconvolge la regione. Ignorarle e voler riversare su Israele ed il suo governo queste responsabilità primarie costituisce oramai nulla più che un ipocrita vezzo privo di fondamento.

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