Una storia importante e poco conosciuta
La storia della Brigata Ebraica che combattè in Italia contro i tedeschi durante la seconda guerra mondiale
Testata: L'Opinione
Data: 28/01/2003
Pagina: 3
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Una brigata ebraica liberò l'Italia dai nazifascisti
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su L'Opinione martedì 28 gennaio 2003.
Quanti hanno una buona informazione sul fatto che una brigata partigiana composta solo da cittadini ebrei partecipò attivamente alla resistenza liberando metà dell'Emilia Romagna?
Nel giorno della memoria dell'Olocausto, tra studenti corrotti da libri di
testo come il Camera Fabietti, non sarà inutile ricordare questo aneddotto
della storia della liberazione.
Gli ebrei sotto il mandato britannico in Palestina chiesero ripetutamente
dallo scoppio della II Guerra Mondiale di partecipare ai combattimenti con
proprie truppe e con un proprio corpo di ufficiali.
Questa richiesta venne ripetutamente ostacolata e soltanto nel 1944, per
volontà personale di Winston Churchill, che nacque ufficialmente la Brigata
Ebraica inquadrata dal parlamento britannico all¹interno dei "buffs",
reggimento inglese composto prevalentemente da truppe non inglesi. Si
trattava in realtà un battaglione di fanteria corazzata composto da 5000
effettivi .
Dopo la costituzione e un periodo di addestramento in Egitto, l¹unità fu
fatta sbarcare a e risalì la penisola italiana lungo il versante adriatico.
La Brigata Ebraica fu impegnata in furiosi combattimenti in Romagna lungo la
zona d¹operazioni corrispondente allo sfondamento della Linea Gotica- e in
particolare operò nella Valle del Senio, vicino a Imola, dove portò a
termine uno dei pochi assalti frontali di tutto il fronte italiano con le
baionette sguainate.

Questo scontro fu una delle battaglie più cruente e sanguinose di tutta la
campagna d¹Italia e a tutt¹oggi non sono stati ancora identificati con
certezza i luoghi dove si sono registrate le perdite più numerose.
Per commemorare tutti i caduti di questa operazione, è stata posta
un¹apposita lapide presso il cimitero militare di Piangipane. La Brigata
Ebraica ha poi attivamente partecipato alla Liberazione delle più importanti
città della Romagna, tra le quali Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola,
Alfonsine e Imola.

Della Brigata facevano parte anche alcuni paracadutisti, che vennero
lanciati oltre le linee nemiche dei rispettivi paesi d¹origine, affinché
organizzassero la resistenza, in particolare tra gli ebrei.Tra questi
combattenti, si sono registrate numerose imprese di grande eroismo. Molti
componenti di questo particolare reparto furono catturati, torturati e
uccisi, come accadde ad Enzo Sereni, fondatore del Kibbutz Givat Brenner,
uno dei più importanti in Israele. Con il termine delle operazioni militari
la Brigata Ebraica si impegnò nell¹opera di assistenza agli orfani e agli
ebrei scampati all¹Olocausto che volevano andare in Israele. Quest¹opera fu
svolta prevalentemente alle frontiere Nord-Est d¹Italia, nella zona del
valico del Tarvisio, dove venivano accolti i profughi e si organizzavano
materialmente i trasporti verso lo Stato di David. Molti membri della
Brigata Ebraica, infine, estesero la propria zona di accoglienza e
assistenza fino al Nord Europa.
Nel dopoguerra sono state innumerevoli le storie di viaggi verso la Terra
Promessa da parte degli ebrei (il più famoso tra i quali è forse quello
della nave Exodus). Probabilmente però il primo viaggio di questo tipo fu
quello della nave Fede a La Spezia, il 19 aprile 1946, con le truppe inglesi
che cercarono strenuamente di evitare la partenza dell¹imbarcazione per
rimpatriare i superstiti in Germania.
Gli uomini della Brigata Ebraica organizzarono la protesta attraverso uno
sciopero della fame dei profughi ammassati sulla nave alla fonda nel porto.
La cittadinanza italiana s¹indignò a tal punto per il divieto, tanto da
costringere le autorità Alleate a far partire la nave, che intanto era stata
rinominata Dov Hos, per Israele.
In Italia a distinguersi tra gli ufficiali responsabili di questo corpo
armato ci fu soprattutto Johanan Peltz, che negli scorsi giorni è stato
ospite a Bologna dell'Associazione Italia - Israele e del Partito radicale
locale, non di certò dei comunisti che inondano di retorica ogni anno il
giorno in cui si commemora l'entarta dei russi ad Auschwitz (27 1 2945).
Peltz era arrivato in Israele nel 1935 da Kielce in Polonia, dove gli era
stata negata l¹ammissione all¹Università perché era ebreo. Al secondo anno
all¹Università di Haifa lasciò gli studi per entrare nella polizia a
cavallo.
Ferito a una gamba mentre combatteva dei terroristi arabi vicino al Mar
Morto (esistevano già all'epoca quando Arafat neppure era nato o quasi), fu
costretto a dimettersi dal servizio.
Nonostante questo, dopo l¹inizio della Seconda Guerra Mondiale insistette
per arruolarsi nell¹esercito inglese, dove divenne ufficiale con il grado di
sottotenente. Più tardi fu assegnato al reggimento di fanteria "Buff" e poi
alla Brigata Ebraica.
Sulle rive del Senio (vicino a Bologna), Peltz guidò i suoi uomini in un
assalto con le baionette sguainate in una delle rarissime battaglie alla
luce del giorno di tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Per questo fu promosso capitano.
Inviato al confine di Tarvisio fu assegnato al controllo dei profughi di
guerra che arrivavano in Italia dall¹Est Europa, tra i quali vi erano molti
ebrei sopravissuti all¹Olocausto. I membri della Brigata si attivarono
quindi per recuperare gli orfani e i profughi e mandarli in Israele. Johanan
Peltz comandò un battaglione nella settima brigata dell¹esercito israeliano
nella guerra d¹indipendenza del 1948, e concluse la sua carriera
nell¹esercito come ufficiale istruttore.
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