Coronavirus e complottismo 22/03/2020
IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Autore: Daniele Scalise
IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Dal 16 al 22 marzo 2020

Coronavirus e complottismo

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A Roma direbbero: e te pareva! Tradotto: mi sembra strano che qualche imbecille non si facesse vivo. Alla notizia che il Covid-19 sarebbe un'arma biologica ebraica, la prima reazione è un'infastidita alzata di sopracciglio. A preoccupare non sono tanto i cretini e i mascalzoni che popolano il pianeta ma quelli tra di loro che utilizzano senza scrupoli il proprio potere di comunicazione. Mi riferisco, tra i tanti, ad Abdullah Bozkurt, giornalista turco noto in Svezia per essersi battuto contro le violazioni dei diritti nella Turchia schiavizzata da Erdogan. Bozkurt ha di recente diffuso un messaggio via Twitter: "Gli ebrei e i sionisti hanno organizzato e fabbricato il Coronavirus in quanto arma biologica, come è successo con l'influenza aviaria e la febbre emorragica Congo-Crimea. Vogliono ridisegnare il mondo, conquistare le nazioni, sterilizzare la popolazione mondiale". L'entusiasmo solidale di Erdogan nei confronti del giornalista fino a due minuti prima odiato nemico, non ha tardato a farsi sentire. Un ex ufficiale della Cia, Philip Giraldi, va in giro dicendo e scrivendo che il Covid-19 non può essersi creato da solo deducendone che deve essere una sofisticata arma biologica. Perplesso ma anche astuto si domanda retoricamente come mai, appena dopo qualche settimana dall'inizio dell'epidemia, gli scienziati israeliani abbiano promesso di produrre un vaccino in soli tre mesi mentre è risaputo che per arrivare al farmaco sarà necessario almeno un anno di studi e ricerche. Tirando le somme, gli ebrei/israeliani prima s'ingegnano a produrre il virus e ne studiano parallelamente l'antidoto, poi vanno in giro per il mondo come novelli untori e intanto annunciano di essere vicini alla scoperta di una cura. Perfidi, dominanti, (autolesionisti), manipolatori, colti con le mani nel sacco, chi più ne ha più ne metta. In questi giorni di clausura se non avete niente di meglio da fare, potrete rintracciare sulla rete un numero inquietante di voci che in diverse lingue ripetono la stessa solfa sia pure narrata partendo da differenti scenografie: una volta si tratta di un laboratorio segreto nel deserto del Negev, altre è un team di scienziati ebrei che agisce oscuramente in qualche garage di Brooklyn, altre ancora una sezione dell'esercito israeliano che, in combutta con il Mossad, si prepara a dominare la Terra. A questo punto la preoccupazione si inverte perché a impensierire non sono più e non tanto coloro che propalano sciocche infamità quanto i molti che le ascoltano, che trovano conferme a pregiudizi secolari e che le ripetono agitando i fantasmi dei Savi di Sion e l'accusa del sangue. Motivo in più, se mai ce ne fosse stato bisogno, per tenere alta la sorveglianza.


Daniele Scalise