I palestinesi cristiani perseguitati da Arafat
I gravissimi problemi dei palestinesi cristiani
Testata: L'Opinione
Data: 16/01/2003
Pagina: 2
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Se tocca a Sharon porre rimedio alle persecuzioni di Arafat
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato sull'Opinione giovedì 16 gennaio.
A chi possono chiedere aiuto due fratelli palestinesi perseguitati dagli
sgherri di Arafat per avere osato convertirsi al cristianesimo?
Elementare Watson, a Israele. E infatti i fratelli Saeed e Nasser Salame
proprio al governo di Gerusalemme hanno chiesto asilo politico dopo avere
constatato la sparizione della sorella Fatima, probabilmente fatta uccidere
come collaborazionista.
Tutta la storia di cui ieri dava ampio conto la stampa americana, dato che i
fratelli si sono rivolti anche agli Usa per avere asilo politico, mentre
Israele per ora ha loro concesso un visto temporaneo di un mese, ebbe inizio
circa un anno orsono quando la famiglia Salame ebbe la malaugurata idea di
convertirsi al cristianesimo. Da allora è stato un calvario fatto di accuse,
imprigionamenti, torture e minacce per la loro stessa incolumità fisica.
Dopo la scomparsa della sorella i due fratelli si sono dichiarati disposti
ad andarsene in Israele e hanno chiesto al governo di Gerusalemme un visto
provvisorio, prontamente concesso, in attesa di trovare accoglienza altrove.
Subito sono stati tacciati di collaborazionismo e condannati a morte in
contumacia.
La notizia è doppia se si pensa che Nasser Salam, uno dei due fratelli in
questione, prima della conversione al cattolicesimo era stato uno degli
uomini più fidati di Arafat dentro Al Fatah. I guai sono nati quando ha
avuto la dabbenaggine di confidarsi con altri miliziani palestinesi a
proposito della propria recente conversione circa un anno fa.
Gli hanno subito risposto così: "sei matto (al anta majnoun?), qui dalle
nostre parti uno nasce con la religione islamica già specificata dentro il
certificato di nascita".
E poi minacce di ogni tipo, detenzioni immotivate e la tortura per farlo
confessare di essere una spia sionista. Uscito dal carcere Nasser non ha
trovato più la sorella ad attenderlo, mentre l'intera famiglia aveva deciso
di andarsene dai territori sotto controllo dell'Anp.
Alla fine l'inevitabile decisione di chiedere aiuto all'odiato nemico
israeliano. Con una lettera alla Coalizione per la libertà religiosa i
fratelli Salame hanno raccontato tutte le loro tragedie dopo la conversione.
Jo Ann Davis, la presidentessa di questo movimento ha così scritto al
perfido Sharon raccomandandogli la causa dei due fratelli.
Il governo di Gerusalemme ha però preso tempo in attesa di conoscere meglio
la storia e ha dato solo un permesso provvisorio di 30 giorni, ma lo ha
fatto in tempo reale contribuendo probabilmente a salvare la vita ai due
fratelli.
Per la cronaca almeno 200 palestinesi si trovano nelle stesse condizioni dei
fratelli Salame e sono in stato di detenzione come collaborazionisti nelle
carceri di Arafat. E dal settembre del 2000 almeno 100 persone sono state
linciate come sospetti collaborazionisti mentre altre cinque sono state
condannate a morte. Solo negli ultimi tre mesi ci sono stati inoltre almeno
14 linciaggi e nella striscia di Gaza il numero sale a 60.
C'è un signore William Murray, presidente della Coalizione per la libertà
religiosa, che senza particolari aiuti internazionali sta cercando di
muovere il problema dei cristiani perseguitati dagli islamici nei territori
palestinesi. E sta cercando anche di svegliare Amnesty international. Pare
che non siano in troppi a dargli retta, visto che l'argomento è tabù. Prima
o poi però, chissà, anche i francescani come i vari padri David Jaeger o
Ibrahim Faltas, che ben conosciamo, si renderanno conto che in Terrasanta i
problemi veri non vengono dagli ebrei ma dagli uomini di Arafat. Quelli che
gente di chiesa come loro ha dipinto, con una malafede che è sotto gli occhi
di tutti, come poveri assediati e affamati all'epoca della crisi della
chiesa della Natività.
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