IL "PROVVIDENZIALE" ARRESTO DI UN TERRORISTA
IL "PROVVIDENZIALE" ARRESTO DI UN TERRORISTA
Testata:
Data: 17/04/2002
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Powell torna da Sharon: ci sono progressi.
Ecco come il giornalista introduce la notizia dell'arresto di uno dei più pericolosi terroristi palestinesi, segretario generale di Al-Fatah in Cisgiordania, ospite in diverse occasioni di questo quotidiano, non ha mai nascosto, nelle sue interviste, l'odio verso il popolo ebraico e la sua determinazione a proseguire la lotta armata.
"Processato per attività terroristica. Accusato di essere la mente delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa????.la sua cattura rende ancora più problematica la missione di Colin Powell.
L'arresto di Barghuti era necessario perché ispirava(?) attentati terroristici spiega Shimon Peres"
Non è ben chiaro in che modo, secondo il giornalista, questo arresto debba compromettere la missione dell'inviato americano. Inoltre le "spiegazioni" di Peres fanno riflettere molto; da quando è necessario dover "spiegare" l'arresto di un terrorista che si è macchiato di crimini orrendi?
A Bologna dovremo giustificare l'arresto degli assassini di Biagi?
Prosegue. "Ad esultare sono soprattutto gli oltranzisti della destra ebraica".
Questa è un'affermazione del tutto faziosa; ad approvare la cattura di questo leader palestinese sono tutte le forze sociali e politiche israeliane, perché in ogni latitudine ed in ogni paese civile assicurare alla giustizia un criminale è un atto che conferisce maggiore stabilità e sicurezza alle istituzioni democratiche.
Durissima è la reazione dell'ANP: "Se verrà torto anche un solo capello a Barghuti, rilanciano le "Brigate dei Martiri di Al-Aqsa" renderemo un inferno la vita di Israele".
1) Barghuti si trova detenuto nelle carceri di uno Stato democratico che, a differenza dell'ANP, non giustizia sommariamente i suoi "ospiti". Quindi i palestinesi possono dormire sonni tranquilli, il loro leader verrà trattato con quel rispetto e quella civiltà di cui loro, purtroppo, non danno prova. 2) Rendere la vita di Israele un inferno è impossibile: lo è già.

Prosegue quindi il giornalista con alcune considerazioni sulla missione dell'inviato americano. "Powell cerca di dare un senso e qualche risultato alla sua missione diplomatica giunta agli sgoccioli". E' ovvio (ma il giornalista non lo precisa) che se la missione non porterà risultati concreti la responsabilità dipenderà dall'atteggiamento intransigente di Arafat. Sharon, da parte sua, in un'intervista alla CNN ha chiaramente affermato l'impegno di Israele a ritirarsi dalle città palestinesi "entro una settimana". Il giornalista precisa invece che " Israele continuerà ad assediare gli uffici di Arafat a Ramallah fino a quando non saranno consegnati quattro ricercati palestinesi". Nessuno può avere dubbi: dall'esito del colloquio di Arafat con Powell, previsto per la mattinata, dipenderà l'evolversi della situazione futura. Il mondo attende.


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