NON E' UN LEADER VENDICATIVO
NON E' UN LEADER VENDICATIVO
Testata:
Data: 09/05/2002
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Strage a Tel Aviv: Sharon vara l'offensiva
E' ancora l'immagine di un uomo duro e vendicativo quella che ci presenta il giornalista de l'Unità nell'articolo del 9 maggio
"Le parole pronunciate da Ariel Sharon prima di lasciare Washington alla volta di Tel Aviv, annunciano ciò che attende i palestinesi: una durissima rappresaglia per l'attentato suicida?"

Sharon ha appreso del terribile attentato a Rishon Letzion mentre era a colloquio con il presidente americano e, soprattutto, mentre cercava di proporre un nuovo piano di pace: quale altra reazione ci si doveva aspettare da un leader che vede da mesi massacrare il suo popolo senza che la Comunità Internazionale intervenga in alcun modo contro gli autori di simili stragi?
"Ciò che attende i palestinesi" è semplicemente la reazione ad un atto di inaudita violenza perpetrato con lo scopo di riportare il terrore in Israele e di ricordare agli israeliani (qualora se ne fossero dimenticati!) che "lo sterminio di ogni ebreo ovunque si trovi" non ha mai cessato di essere fra le priorità di Hamas, della Jihad islamica e dell'Autorità Palestinese stessa.
Con buona pace del mondo occidentale che sbandiera lo slogan "due Popoli, due Stati".

"Israele piange i suoi morti e si interroga sulla efficacia dell'operazione "Muraglia di Difesa".
Non è vero! Israele è ben consapevole dell'efficacia dell'operazione "Muraglia di Difesa" tanto è vero che, nelle settimane in cui era in corso, non si è verificato nessun attacco kamikaze.
Solo ora che Israele si è ritirata le stragi sono riprese: questo fatto dovrebbe indurre a qualche riflessione!

"Israele invoca una soluzione politica ad una sporca guerra che si protrae da oltre 20 mesi".

Gli articoli apparsi su questo quotidiano riportano frequentemente il termine "sporca guerra", con riferimento alle azioni militari di Sharon. Ma nessuno ha il coraggio di chiedersi chi ha voluto "questa sporca guerra"? Perché il giornalista non sottolinea che Israele non ha mai smesso di credere alla pace e di fare tutto il possibile per riportare lo scontro in atto al tavolo delle trattative?
Perché non dire, invece, in modo chiaro che è il fronte palestinese a sabotare continuamente ogni tentativo diplomatico di riprendere il dialogo fra le parti?
Perché anziché stigmatizzare con forza le stragi (come l'ultima che ha sterminato 16 civili innocenti e della quale nemmeno una fotografia è apparsa in prima pagina) si focalizza sempre l'attenzione del lettore sulla "durissima" reazione israeliana?
Fino a quando ci sarà il terrorismo, ci sarà guerra in Israele: questo è quanto dovrebbero capire i palestinesi e tutto il mondo occidentale e fino a quando non cesseranno definitivamente le stragi non si potrà pensare ad altra soluzione se non a proteggere e garantire l'incolumità del popolo israeliano.


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