Ambiguità e incertezze della politica internazionale degli Stati Uniti 04/04/2022
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno
Ambiguità e incertezze della politica internazionale degli Stati Uniti
Analisi di Antonio Donno

Guerra in Ucraina, Biden su Putin:
Joe Biden

La forte iniziativa sul piano politico e di fornitura militare che gli Stati Uniti hanno messo in atto per contrastare l’invasione russa dell’Ucraina e il progetto di espansione di Mosca verso occidente, cioè verso quei Paesi che un tempo facevano parte dell’Impero sovietico e che successivamente sono divenuti indipendenti dopo il crollo del comunismo, pone un problema più vasto circa le intenzioni di Washington di riprendere l’antica posizione egemonica a livello globale. Su questo terreno, le ambiguità dell’Amministrazione Biden sono evidenti. Sia con Obama, sia con Trump Washington ha condiviso un’impostazione politica tendente al ritiro americano dagli scenari più complicati del sistema politico internazionale. Da questo punto di vista, dunque, la tendenza americana nelle relazioni internazionali è stata univoca e, in linea di massima, coerente.

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Vladimir Putin

La stessa impostazione pareva contraddistinguere l’Amministrazione Biden. Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, totale e rapido nella sua esecuzione, confermava il processo di disimpegno americano dai punti cruciali e più difficili da gestire del sistema politico internazionale. Il caso del Medio Oriente sta a dimostrarlo. Allora, come interpretare l’impegno americano contro l’invasione russa dell’Ucraina dopo che Putin, nel corso della sua gestione del potere, ha annesso alcune regioni del Caucaso e, più recentemente, la Crimea e oggi il Donbass ucraino senza che gli Stati Uniti abbiano assunto iniziative politiche di un qualche spessore? L’impegno odierno di Washington a favore di Kiev vuol dire che l’Amministrazione Biden ha rivisto l’impostazione politica nelle relazioni internazionali finora perseguita?

È difficile rispondere positivamente a questa domanda. La forte posizione assunta dagli Stati Uniti contro il tentativo di conquista dell’Ucraina da parte di Putin ha una sua spiegazione contingente, seppur fondamentale. L’Ucraina ha un’importanza strategica fondamentale, perché le sue regioni più occidentali penetrano verso il cuore dell’Europa centrale, mettendo in pericolo, se Putin conquistasse l’Ucraina, il processo di occidentalizzazione dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, ambedue costituenti in precedenza la Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria), se non proprio la loro indipendenza. Ma al di là di questa cortina di Paesi ex-comunisti, v’è la Germania, la cui parte orientale, un tempo Germania dell’Est comunista, ha ancora difficoltà a integrarsi nel tessuto complessivo tedesco.

Ma c’è ancora un altro aspetto da considerare: la scarsa attività della Nato dopo l’ingresso dei Paesi dell’Europa orientale al suo interno. Il suo ritiro dall’Afghanistan (insieme agli Stati Uniti) è stata la dimostrazione di una difficoltà crescente di iniziativa politica. Ora, l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin non poteva che mettere in grandissimo allarme la presenza della Nato; da qui, anche, l’impellente necessità degli Stati Uniti di intervenire per difendere uno scacchiere politico gestito dalla Nato e minacciato direttamente dall’invasione russa dell’Ucraina.

Sono questi, in sostanza, i motivi contingenti che hanno spinto l’Amministrazione Biden a intervenire contro l’invasione russa dell’Ucraina. Il ritiro degli Stati Uniti dal Medio Oriente conferma che la rotta della politica internazionale degli Stati Uniti non è sostanzialmente mutata. Nessuno conosce gli esiti dei negoziati di Vienna tra gli Stati Uniti (con altri) e l’Iran. Ma se l’esito dovesse presentarsi ambiguo e, nella sostanza, utilizzabile da Teheran per i propri interessi nucleari, allora ciò confermerebbe come Washington abbia ritenuto il problema ucraino un caso a parte rispetto alle linee-guida della sua politica internazionale, tendente, come si è detto, al disimpegno dalle problematiche cruciali e potenzialmente conflittuali del sistema politico internazionale. In questo contesto mediorientale ha fatto bene il governo di Israele a promuovere incontri con alcuni leader della regione e a consolidare i contenuti degli Accordi di Abramo, anche nella contingenza di un probabile riemergere del terrorismo arabo.

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