Ma noi non smetteremo di danzare!
Commento di Deborah Fait
Sono inorridita da quanto sta accadendo in Israele da una settimana a questa parte. Undici israeliani ammazzati, così, per puro odio, così per puro razzismo! E quello che mi indigna ulteriormente, anzi che mi fa letteralmente schifo sono i media italiani. Non è una novità, lo so, ma purtroppo è la tristissima realtà delle cose. Un esempio su tutti, il titolo del Sole 24 Ore, appena messo su Facebook da un amico. Lo vedete riprodotto qui a destra.
Uccise 5 persone, da chi? Dalla pandemia? Una sparatoria? Una sparatoria tra chi? Tra bande rivali? Secondo il dizionario De Mauro, sparatoria significa "fitto scambio di colpi d'arma da fuoco". Scambio, capito? Scontro a fuoco, capito? Ma che razza di giornalismo è questo? In queste 10 righe non è mai nominata la parola terrorismo e il terrorista viene chiamato semplicemente aggressore, come uno che si arrabbia e ti molla una sberla. Da vergognarsi se si ha un minimo di coscienza. Signor Tamburini, direttore della suddetta testata, lei non prova proprio un po' di vergogna? Ieri a Bnei Barak, cittadina adiacente a Tel Aviv dove vivono soprattutto ebrei religiosi, c'era della gente che si faceva tranquillamente gli affari suoi, erano le otto di sera, c'era chi andava a cena a casa, chi passeggiava, chi andava a fare l'ultima spesa nel negozio all'angolo, la solita vita di un quartiere tranquillo abitato da brave persone. All'improvviso, è sbucato un tizio, dal nome Dia Harmarsha, alias TERRORISTA, che, imbracciando il suo M-16, ha aperto il fuoco contro quei pacifici cittadini ammazzandone cinque nel giro di pochi minuti. Finalmente è stato ammazzato anche lui da un poliziotto accorso al rumore degli spari. Purtroppo Amir Khouri, il poliziotto motociclista, arabo cristiano, è rimasto a sua volta colpito ed è morto nell'ambulanza che lo portava in ospedale. Amir è stato la quinta vittima del terrorista, aveva 32 anni, lascia i genitori, due sorelle e il ricordo perenne e commosso del suo eroismo. Gli altri rimasti uccisi sono Yaakov Shalom che lascia cinque figli, Il rabbino Avishai Yehezkell, insegnante di una yeshivà (scuola religiosa ebraica) che lascia due figli, due lavoratori ucraini (pensate la tremenda ironia del destino) di 38 e 23 anni, Victor Sorokopot e Dimitri Mitrik. Questa maledetta ondata di terrorismo anticipa di qualche giorno l'entrata del ramadan, notoriamente periodo in cui i terroristi si annoiano e cercano di passare il tempo come sanno, cioè ammazzando. Un altro motivo potrebbe essere l'avvicinarsi della festa ebraica di Pesach che, per gli arabi è un invito a insanguinarcela. Infine c'è il desiderio di boicottare il summit tra i ministri degli esteri dei paesi che aderiscono agli Accordi di Abramo, Israele, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Egitto e USA. L'incontro che ha nel titolo la parola Pace, si svolge nel Kibbutz Sdè Boker, non lontano dalle tombe di David Ben Gurion e di sua moglie Pola. Un vertice importantissimo tra le nuove alleanze mediorientali che si sono venute a creare nel 2019, grazie agli sforzi di Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Ma la cosa più tristemente comica sono le dichiarazioni del segretario di Stato americano Anthony Blinken: " Una delle questioni discusse oggi è come i Paesi partecipanti possono aiutare i palestinesi". Ancora? Aiutarli a far che? A uccidere gli israeliani? Forse sarebbe il caso di smettere di aiutarli e di farli crescere, non ricoprendoli di miliardi ma di responsabilità, insegnando loro il significato delle parole PACE e CONVIVENZA. Del resto non si può pretendere nulla di meglio da chi rappresenta un governo degli Stati Uniti che non è particolarmente amico di Israele. Biden, oltre ai seri problemi della vecchiaia, è stato vice di Obama, il peggior presidente che l'America abbia avuto, palesemente non simpatizzante per Israele. L'attentato di ieri sera a Bnei Barak è stato preceduto da uno a Beer Sheva, 4 morti, e poi a Hadera dove i terroristi hanno ammazzato due ragazzi di 19 anni che servivano la patria come poliziotti di frontiera, Yazan, un ragazzo druso e Shirel, ebrea emigrata dalla Francia nel 2006. In vista di altri attentati, l'IDF ha rinforzato le sue divisioni con altri 14 battaglioni, 12 da sistemare in Cisgiordania (Giudea e Samaria) e due davanti a Gaza. È difficile fronteggiare questo tipo di terrorismo perché non è possibile mettere dei soldati in ogni quartiere di ogni città. Questi maledetti vivono in mezzo a noi, gli assassini di Beer Sheva e di Hadera erano cittadini israeliani, quello che Bnei Barak lavorava, illegalmente, in Israele. Sono la classica serpe in seno che può mordere ognuno di noi ogni volta che le aggrada. Intanto sono scattati arresti di decine di serpi sospette che spero restino in galera per molto molto tempo. Adesso mi aspetto che i politici in Parlamento a Roma, che i giocatori nei campi da calcio, che la gente per la strada si metta in ginocchio anche per i nostri morti uccisi solo per odio razziale. Certo, è un sogno irrealizzabile perché, Woopi Goldberg dixit, " se muoiono i bianchi non è razzismo", se poi sono ebrei a morire ammazzati, ancora meno. Mentre Israele piange, i palestinesi fan festa! A Gaza e a Ramallah stanno saltando di gioia e distribuiscono i soliti dolcetti per le strade. I media italiani non raccontano questo orrore nell'orrore, non va bene che la gente pensi che i cari palestinesi sono in realtà dei barbari dal cuore pieno di odio e dalla mente avvelenata. Hamas manda a dire " Benedetti gli eroi di queste operazioni contro l'occupazione sionista della cosiddetta area di Tel Aviv, lotteremo fino all'ultimo centimetro della terra palestinese occupata e fino a quando gli occupanti se ne andranno dalla nostra terra". Non so perché, ma io ho la sensazione, mr. Ismail Haniyè, che i primi ad andarsene sarete voi, potete ammazzarci finché volete ma la storia insegna che il popolo ebraico non si arrende mai per quante persecuzioni subisca. Voi ci ammazzate e noi, come dice il messaggio delle vittime del terrorismo, ripreso da Giulio Meotti come titolo di un suo libro: "Non smetteremo di danzare".
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"