La retromarcia di Putin: uno schiaffo alle sue ambizioni 27/03/2022
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno
La retromarcia di Putin: uno schiaffo alle sue ambizioni
Analisi di Antonio Donno

La Nato a Est: la falsa teoria dei putiniani - Corrado Ocone
Vladimir Putin

Adesso Putin e i suoi accoliti si sono inventati la fase 1 della guerra contro l’Ucraina. La fase 2 riguarderà il controllo definitivo del Donbass e la sua annessione alla Russia. In realtà, la sconfitta che Mosca sta incassando sul terreno militare dimostra che i piani putiniani di conquista globale dell’Ucraina sono miseramente falliti. La cronaca degli eventi è ormai così chiara da non lasciare spazio ad altre interpretazioni. È per questo motivo che occorre, a questo punto, proiettare la sconfitta della Russia in Ucraina in una prospettiva che abbraccia non solo i Paesi dell’Europa Orientale, ma anche quelli del Medio Oriente che hanno seguito l’evoluzione della guerra.

Innanzitutto, è fondamentale capire quali saranno gli eventuali risultati dei negoziati tra l’Iran e gli Stati Uniti, che non possono non interessare direttamente Putin. Se la conclusione degli incontri di Vienna dovesse favorire in qualche modo la posizione di Teheran dietro l’orpello di una qualche parziale e inefficace concessione iraniana sul problema dei controlli internazionali sullo sviluppo dell’arma nucleare del regime degli ayatollah, allora si rafforzerebbe l’asse Teheran-Mosca già in vigore da alcuni anni. Il che indebolirebbe non poco la posizione degli Stati Uniti nella regione, già in declino dai tempi di Obama, offrendo la possibilità alla Russia di estendere la propria influenza sia verso l’Iran, sia verso l’Iraq, cioè nella parte meridionale di quell’immensa regione che scende dall’Europa Orientale verso il cuore del Medio Oriente, probabilmente in combutta con la Turchia.

L’impegno che Erdogan sta profondendo in questi giorni negli incontri con Putin può significare, tra le altre cose, che l’area mediorientale è oggi priva di una presenza politica attiva da parte di Washington e che, dunque, è più disponibile ad accettare un’influenza russa che da sud può proiettarsi verso nord. In sostanza, se nel caso dell’Ucraina Washington ha dimostrato un grande impegno insieme alla Nato e altri Paesi occidentali nel sostenere la resistenza ucraina al fine di garantire la sicurezza degli Stati della regione aderenti alla Nato, ciò è improbabile, secondo Erdogan, nel caso che Mosca voglia estendere la propria influenza nella parte settentrionale del Medio Oriente. A meno che gli Stati Uniti non si rendano conto per tempo che, come la Cina, gli interessi della Russia hanno una visione globale che Washington non ha più.

A sua volta, il Primo Ministro d’Israele, Naftali Bennett, è interessato a coltivare l’amicizia di Mosca nella linea politica a suo tempo intrapresa da Netanyahu e da lui perseguita sino al cambio di governo a Gerusalemme. La visione di Bennett mette al primo posto la sicurezza di Israele dal suo mortale nemico, l’Iran, soprattutto se i negoziati di Vienna saranno negativi per Israele. Nello stato attuale, che vede il ritiro di Washington dalle questioni mediorientali, come il caso dell’Afghanistan ha dimostrato, Israele ha tutto l’interesse a coltivare il sostegno di Putin contro Teheran. È un vero e proprio paradosso per Israele. Se per buona parte del secondo dopoguerra Gerusalemme ha potuto contare sull’amicizia di Washington, tranne in alcuni casi ben noti, oggi il ritiro degli Stati Uniti dalla regione pone Israele in una situazione problematica. Da qui sono nate le fitte relazioni tra Israele e Russia negli ultimi anni di gestione di Netanyahu, oggi ereditate e proseguite da Bennett.

La vicenda ucraina ha un rilievo di importanza globale. Soprattutto perché quella regione dell’Europa è stata uno dei punti nodali della guerra fredda. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’indipendenza politica dei Paesi dell’Est europeo è stata uno schiaffo per la Russia. L’era putiniana ha rappresentato il tentativo russo di riacquisire il prestigio perduto in quella grande regione, ma l’Occidente, per mezzo della Nato, ha bloccato il revanscismo russo e oggi lo costringe a fare marcia indietro. Almeno per ora. Se gli Stati Uniti e l’Occidente si impegneranno a respingere i progetti di espansione politica di Putin, progetti che non si fermeranno con la débâcle ucraina, l’Occidente potrà riprendere il ruolo primario che ha svolto fino a qualche tempo fa.

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