Ebrei e danni collaterali 22/03/2022
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Ebrei e danni collaterali
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Frank McKenzie
Il giorno dopo il sanguinoso attentato alla sinagoga di rue Copernic a Parigi nel 1980, Raymond Barre, allora Primo Ministro, esclamò: “Sono indignato per questo odioso attentato che voleva colpire gli ebrei che andavano alla sinagoga e che ha colpito dei francesi innocenti mentre attraversavano rue Copernic.” In seguito ha negato di aver voluto dire che i terroristi avrebbero dovuto fare attenzione. È risaputo che agli autori degli attentati non interessano i danni collaterali inflitti alle persone o alle strutture nelle vicinanze. Non sono purtroppo gli unici. Così, nella lotta condotta dagli Stati Uniti contro il terrorismo, accade che i loro cosiddetti attacchi chirurgici colpiscano a destra e a manca e raggiungano degli “innocenti” che si trovano nelle vicinanze, e talvolta colpiscono anche il bersaglio sbagliato. Ma secondo il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Frank McKenzie, ciò che è concesso alla più grande potenza del mondo sarebbe vietato alle altre nazioni. Secondo delle dichiarazioni riportate dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il pluridecorato generale che sta per andare in pensione, ha espresso preoccupazione per il fatto che quelle che lui eufemisticamente definisce “le tensioni tra Israele e Iran” potrebbero mettere in pericolo le forze statunitensi in Iraq e Siria. Eppure in precedenza, in un briefing con i giornalisti, aveva affermato che era chiaro che Israele avrebbe preso provvedimenti per difendersi nel momento in cui si fosse trovato di fronte ad attacchi iraniani, riconoscendo al contempo che “l'Iran si è totalmente impegnato nella distruzione di Israele.” Per essere chiari, lo Stato ebraico ha il diritto di proteggersi da un Paese che proclama in ogni momento che moltiplicherà i suoi sforzi fino a quando non sarà riuscito ad eliminarlo, e che si sforza di raggiungere questo obiettivo, con tutti i mezzi. L'Iran arma e finanzia Hezbollah e addestra i suoi combattenti, ma sostiene anche Hamas. Israele, da parte sua, localizza i convogli carichi di armi e munizioni in transito attraverso l'Iraq e la Siria in rotta verso il Libano. Deve a tutti i costi impedire che missili ad alta precisione in grado di raggiungere qualsiasi obiettivo dal Nord al Sud del Paese, cadano nelle mani di Nasrallah e della sua organizzazione terroristica. Per il generale McKenzie, eliminando quella che costituisce una minaccia alla sua sopravvivenza e provocando possibili contromisure da parte dell'Iran, Israele metterebbe in pericolo le poche forze americane ancora - ma per quanto tempo - di stanza in Siria e Iraq che potrebbero essere colpite dal fuoco o dagli esplosivi iraniani che non erano destinati a loro. Vittime di danni collaterali per così dire. Ovviamente questo ex marine non ha soppesato le sue parole e non ha pensato a un danno collaterale di altro genere. Quello di far credere all'opinione pubblica americana che questo fedele alleato degli Stati Uniti, lo Stato ebraico, presti poca attenzione alla vita dei soldati americani, e non esiti a metterli in pericolo. Un pericolo, va ripetuto, proveniente in realtà dall'Iran.