L'Unità: 3 giorni di disinformazione
Tre articoli diversi nel contenuto ma simili per la critica a tutto l’operato del governo israeliano
Testata:
Data: 07/01/2003
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Arafat: abbattete il muro di Israele
Il quotidiano di sinistra propone tre articoli diversi nel contenuto perché differenti sono le notizie che vengono riportate ma costante è la critica a tutto l’operato del governo israeliano, responsabile con il suo pugno di ferro di opprimere i palestinesi che "inevitabilmente" reagiscono massacrando civili inermi.



L’Unità di domenica 5 gennaio a pagina 12 pubblica un articolo firmato da Umberto De Giovannageli intitolato "Arafat: abbattete il muro di Israele".



La costruzione di questa barriera difensiva che ha suscitato indignazione nel mondo palestinese e molte critiche in occidente non è una scelta dettata da un "capriccio" dei governanti israeliani. E’ il tentativo di arginare un terrorismo disumano che continua a seminare terrore nelle strade di Israele, un terrorismo che Arafat avrebbe potuto fermare e che invece continua a finanziare e a dirigere.

Dopo il diktat apparso nel titolo: "Abbattete il muro", il giornalista sceglie di iniziare l’articolo con le affermazioni di Arafat, di questo capo guerrigliero che si scaglia con parole durissime contro la decisione di erigere la barriera difensiva.

"Come è possibile lasciare che si eriga questo "muro di Berlino" intorno alla città santa di tre religioni?"
Il paragone - che il giornalista si astiene dal commentare - è storicamente oltre che moralmente inaccettabile
E’ inaccettabile, è una vera e propria ebraizzazione di Gerusalemme.

Yasser Arafat si ribella contro il progetto israeliano di costruire un "muro di Berlino" intorno a Gerusalemme.
Fa bene a ribellarsi, come farebbero altrimenti i suoi kamikaze ad entrare in Israele e a fare a brandelli civili inermi?
Bisogna che l’opinione pubblica prenda coscienza di che cosa sta succedendo

Bisogna reagire in fretta perché tutto ha un limite – aggiunge l’anziano rais – per il quale la costruzione del muro rientra in una più ampia strategia di distruzione del popolo palestinese e della sua leadership portata avanti dal governo di Ariel Sharon.
"Distruggere il popolo palestinese" sarebbe molto più semplice farlo con i missili e i carri armati ma non è questo l’obiettivo di Israele: proteggere i suoi cittadini da attacchi terroristici è il compito/dovere di Israele, come di ogni stato democratico.
Dal diktat di Arafat alla strage di Tel Aviv.

A pagina 2 dell’Unità del 6 gennaio Umberto De Giovannageli firma un articolo intitolato

"Il terrore irrompe nella campagna elettorale".

L’orrore per la nuova feroce strage che a Tel Aviv ha fatto a brandelli 24 civili inermi, provocando più di 100 feriti si coglie dalle immagini che almeno questa volta sono pertinenti.

L’escalation di terrore non conosce sosta; dall’inizio dell’anno sono stati sventati più di 10 attentati terroristici.

Senza il coraggio e l’abnegazione dei militari e della polizia israeliane quanti esseri umani sarebbero stati sterminati? Una domanda che per fortuna non ha una risposta ma che ci consente di esprimere disappunto e sconcerto per due commenti espressi dal giornalista nell’articolo in questione.

"Ma la risposta al bagno di sangue di Tel Aviv ci sarà, riguarderà anche Arafat e ciò che resta del suo quartier generale di Ramallah; e sarà una furia aggiunge Uzi Landau ministro della Sicurezza interna.

A frenare la furia di Israele non è sufficiente il comunicato dell’ANP in cui, oltre a condannare il duplice attentato suicida, si afferma che l’Autorità nazionale palestinese perseguirà tutti coloro che hanno organizzato e sono dietro l’attentato."
Chi ha frenato "la furia" bestiale dei kamikaze? Non certo Arafat o qualche altro leader dell’Autorità nazionale palestinese, troppo presi dalla preoccupazione che questi attacchi terroristici "ledano" gli interessi palestinesi ! Perché Israele dovrebbe credere alle parole false di Arafat quando da più di due anni si limita a condannare dinanzi ai media gli attentati e a finanziarli non appena si spengono le luci dei riflettori?

La vera preoccupazione della leadership palestinese emerge anche dalle parole del ministro dell’ANP Saeb Erekat nell’intervista di De Giovannageli a pagina 2.

Gli autori del massacro sono nemici della causa palestinese.

Chiunque abbia realizzato l’attentato di Tel Aviv si è rivelato un nemico della causa palestinese.

L’ANP condanna decisamente questo atto terroristico, come tutti quelli precedenti dello stesso tipo che hanno avuto come vittime civili inermi. Azioni di questo genere isolano il popolo palestinese e infangano i nostri diritti nazionali.
I termini della questione non vanno confusi: gli unici nemici dei kamikaze sono gli israeliani e l’unico obiettivo dei terroristi è la distruzione di Israele.

Le parole di condanna, superflue oltre che false, vengono da una leadership che è la sola responsabile dell’isolamento del popolo palestinese, un popolo che avrebbe già uno Stato, con una capitale se il suo leader, Arafat, avesse accettato le proposte di Barak.

Invece a due anni di distanza il paladino dei terroristi e campione di corruzione si è accorto che la sua politica del terrore non gli ha portato i risultati sperati ma si è rivelata "un danno per gli interessi dei palestinesi".

Francamente guardando i corpi spiaccicati sull’asfalto nelle strette viuzze di Tel Aviv è difficile per non dire impossibile "condividere" le preoccupazioni del ministro Erekat per i "danni alla causa palestinese".



E la risposta del governo israeliano è accolta dall’Unità del 7 gennaio a pagina 11 con un articolo intitolato "Doppia ritorsione di Sharon dopo la strage" firmato da Umberto De Giovannangeli.



I toni ed il contenuto dell’articolo sono molto duri ma ci preme evidenziare:

1)che la "doppia ritorsione" non è "di Sharon" ma è il risultato di una decisione del governo israeliano, composto da una pluralità di ministri;

2)la "doppia ritorsione" ha provocato solo feriti e la distruzione di due fabbriche di armi. Ne consegue che non è stata particolarmente "micidiale" ;

3)Israele reagisce, Israele risponde ad una ferocia senza paragoni, non è mai Israele che "decide" per prima di lanciare razzi o di arrestare terroristi.

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