Il diritto di Israele di vivere
La corruzione del governo israeliano secondo Manuela Dviri Vitali Norsa
Testata: Corriere della Sera
Data: 06/01/2003
Pagina: 2
Autore: Manuela Dviri Vitali Norsa
Titolo: Bilancio di un anno di lutto e ingiustizie
In Israele si muore, e la signora Dviri che cosa fa? Ci racconta per filo e per segno quanto è corrotto il governo israeliano, perché questo, a quanto pare, è l'unico problema esistente in Israele. Tralasciamo tutta la lunga e noiosissima prima parte di questo "articolo" e riportiamo invece la conclusione.
E poi abbiamo appreso con vergogna che i due parlamentari arabo-israeliani Azmi Bishara e Ahmed Tibi sono stati messi al bando da una commissione parlamentare perché troppo poco sionisti e troppo pro-palestinesi e non potranno presentarsi alle prossime elezioni.
Quei due signori, per la verità, sono stati rimossi perché in pieno parlamento inneggiavano alla distruzione di Israele, ma questa, per la signora Dviri, non è evidentemente una cosa grave.
Due anni di Intifada senza alcuna prospettiva tranne quella della violenza si pagano. La repressione militare di tre milioni di palestinesi si paga. I rastrellamenti, gli assedi, le punizioni, tutto costa, e anche la morte di più di 2000 palestinesi si paga...
Dunque per la signora Dviri il terrorismo è pienamente giustificato, se non addirittura giusto. Che la cosiddetta intifada (scusate, ma ci rifiutiamo di scriverlo maiuscolo come fa, con profondo rispetto, la signora Dviri) sia esplosa quando avevano in mano non semplici "prospettive" ma addirittura lo stato palestinese, che quella che lei chiama "repressione" sia una necessità dettata dal terrorismo e riesca a sventare il 90% degli attentati, che la storia dimostri ampiamente che i primi morti sono sempre israeliani, che tutto ciò che è accaduto in quella terra da un secolo a questa parte sia inequivocabilmente frutto dell'odio antiebraico degli arabi, tutto questo per la signora vale meno di zero: Israele è un ammasso di letame, e merita tutto ciò che gli accade.
E si paga in vite umane - più di 700 vittime israeliane - si paga in moneta contante (disoccupazione e recessione economica), si paga con la psiche dei nostri soldati, con la degenerazione morale, la corruzione e i primi pericolosissimi segni di slittamento della democrazia.
Non l’abbiamo inventata noi la corruzione politica e l’ingiustizia?
Ma certo! Se Arafat non avesse imparato la corruzione dagli israeliani, sarebbe un'altra madre Teresa!
Sono troppo dura nei confronti del mio Paese? Forse, e ne sono fiera.
Perché il nostro popolo tanto martoriato nei secoli e tanto ingiustamente perseguitato, ha il sacrosanto diritto e dovere di vivere nel suo Paese secondo i principi di giustizia e di morale di cui è sempre stato portatore.
Forse sarebbe bene riconoscergli, prima di tutto, il diritto di vivere: vivere e basta. Perché in caso contrario temiamo che sarà un po' difficile coltivare quei principi di giustizia e di morale che tanto stanno a cuore alla nostra aspirante giornalista.
Mentre scrivo queste righe, due terribili esplosioni, non lontano da casa mia. Poi l’urlo dell’ambulanza in corsa, alla tv annunciano diciassette morti. Parlare di giustizia e senso morale in questi momenti sembra un lusso. Ma non lo è.
E non una parola di pietà per quei morti innocenti! Una cosa ancora non abbiamo capito: se è così che la pensa, perché la signora Dviri non si arruola nelle file della Jihad e si fa saltare in mezzo a quei maledetti oppressori?
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