Le parole espropriate
La propaganda palestinese usa parole che per noi hanno sempre avuto un significato diverso
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Data: 07/01/2003
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Le parole espropriate
La propaganda palestinese, principalmente per bocca di Arafat, usa da
qualche tempo parole che per noi hanno sempre avuto un significato diverso,
o trasferisce concetti da un riferimento preciso e noto ad uno completamente
diverso.
L' uso adulterato del concetto di "Muro di Berlino", che abbiamo trovato in
questi giorni su tutti i media grazie ad una intervista di Arafat, ci
fornisce l' occasione di andarne a cercare altri.

Il muro di Berlino era stato eretto da un regime totalitario e liberticida
per impedire ai propri cittadini di vedere cosa stesse succedendo nel resto
del mondo; il muro che dovrebbe separare i territori dell' Autorità
Palestinese da Israele dovrà servire a salvare la vita ai cittadini
israeliani impedendo agli assassini suicidi di penetrare nelle città e nei
villaggi uccidendo a decine donne, bambini, vecchi riuniti in feste
familiari, in pizzeria, in cerimonie religiose, o su autobus di linea.
Arafat tenta anche di indicare questo muro come un attentato alla libertà di
culto: ma proprio in questi giorni tutti i nostri giornali riferiscono delle
limitazioni al culto e delle persecuzioni cui sono sottoposte le minoranze
cristiane nel mondo islamico, mentre notoriamente tutti i luoghi santi alle
varie religioni (non dimentichiamoci i Baha'i che hanno il loro centro di
venerazione a Haifa!) esistenti in Israele sono liberamente accessibili.
Proviamo dunque a ripercorrere brevemente quello che si può a ragion veduta
chiamare un ESPROPRIO CULTURALE.Non da ieri Arafat ed i palestinesi
utilizzano parole che per tutti ed in tutte le lingue hanno un preciso
significato, per dare loro un significato diverso, non rispondente alla
realtà.Lo scopo evidente di questa operazione propagandistica è di
accreditare una immagine di Israele ed implicitamente (qualche volta
esplicitamente) degli ebrei come eredi legittimi di tutto il peggio che l'
umanità ci ha potuto offrire nel secolo appena trascorso.
Quello del MURO DI BERLINO è uno degli esempi. Il Muro ci ricorda il turpe
comunismo ed il feroce regime della Germania Orientale fino al 1989, ed
usare questo termine per indicare un muro molto diverso significa cambiare i
nostri ricordi ed i nostri sentimenti.
Ugualmente, Arafat dice che i palestinesi non possono essere "ANTISEMITI",
perché sono loro stessi "semiti". Ma quando mai la parola antisemitismo è
stata usata per indicare l' odio contro gli arabi? Questa parola non
risveglia in ognuno con immediatezza solo e sempre un collegamento con l'
odio per gli ebrei? Anche se la parola stessa è stata coniata solo nel XIX
secolo, essa si collega indelebilmente ai massacri di ebrei commessi dai
nazisti e dai comunisti (quanti arabi sono stati uccisi nei campi di
sterminio e nei gulag?Nessuno.), ma anche, impropriamente, all' accusa
cristiana del deicidio.
"OLOCAUSTO" e "POGROM" sono altre due parole usate, ad esempio, per indicare
quanto avvenne alcuni mesi or sono a Jenin. Ma i morti palestinesi a Jenin
furono una cinquantina, quasi tutti combattenti morti con le armi in pugno,
ed uccisi in quanto nemici armati, non in quanto palestinesi.Differenze
abissali di cifre e di concetti però non fermano questo esproprio di
parole.Mentre, invece, la parola Pogrom si adatta non solo a quelli commessi
dagli zar, ma anche all' uccisione premeditata ed organizzata di popolazioni
ebraiche nel mondo arabo, dalla metà dell' Ottocento ai primi del Novecento
(Damasco 1840, ad esempio).
Con il medesimo significato, i palestinesi accusano Israele di operare una
"PULIZIA ETNICA". Vi è una contraddizione fra questa affermazione e quella,
precedentemente citata, che fa riferimento alla comune matrice semita di
ebrei ed arabi, che dunque sono della medesima etnia (in termini biblici);
in ogni modo, il concetto di pulizia etnica è recentissimo ed è stato
coniato ed usato per quel che i serbi hanno fatto ai musulmani della
Bosnia.A questo proposito ricordiamo che nella martoriata Sarajevo l' unico
rifornimento di medicinali per TUTTA la popolazione arrivava attraverso la
farmacia ebraica.
Un altro termine spregiativo abusato dai palestinesi è quello dell'
"APARTHEID", con riferimento alla segregazione della maggioranza dei nativi
neri da parte della minoranza bianca nel Sud Africa.Ma Israele esisteva,
come stato e come nazione, 1500 anni prima che il primo musulmano comparisse
sulla faccia della terra, mentre molti stati musulmani hanno praticato per
secoli la schiavitù, vendendo all' occidente i negri d' Africa.
E per finire ricordiamo qui la perla di Arafat che in più occasioni ha detto
ai cristiani, Papa compreso: "GESU' ERA PALESTINESE". Perfino colui che per
miliardi di persone è l' esempio della bontà viene in tal modo espropriato
della sua connaturata ebraicità, perché mai e poi mai si deve accettare l'
idea che per gli "altri" possa esistere un "ebreo buono"!

Non sarebbe ora che i giornalisti, quando si trovano dinanzi a questi
stravolgimenti deliberati e maligni, ne riferissero ai loro lettori con un
commento che ne indichi la falsità?