Da Capucci a Sabbah
Un discorso che legittima il terrorismo
Testata:
Data: 30/12/2002
Pagina: 1
Autore: Carmine Monaco
Titolo: L'ossimoro del patriarca latino
L’ossimoro del patriarca latino

In uno dei momenti più sacri della liturgia cristiana, la Messa di mezzanotte della Natività, Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme, pronuncia un’omelia che puntualmente si trasforma in un’accusa contro Israele e l'occupazione dei Territori. Il linguaggio del patriarca latino è aggressivo verso gli israeliani: «Il sangue scorre nelle vostre strade e nelle vostre città, ma la chiave per risolvere questo conflitto è nelle vostre mani» (che suona un po’ come «Il vostro sangue ricada su di voi»), e ancora: «Avete oppresso il popolo palestinese ma non avete ancora conquistato la Pace». Un discorso che legittima il terrorismo palestinese, al culmine del quale Michel Sabbah pronuncia un ossimoro di "grande" efficacia mediatica.

Rivolto ad una sedia vuota, drappeggiata da una kefiah palestinese, sulla quale un cartello recitava a grosse lettere: "Sua Eccellenza Yasser Arafat, presidente dello Stato palestinese", Sabbah ha detto: «Vorremmo che tu fossi con noi questa sera, e preghiamo perché Dio ti dia saggezza e forza anche sotto assedio per continuare la tua missione verso Pace e Giustizia». Ora, dire che Yasser Arafat persegue una missione verso Pace e Giustizia è un ossimoro: suggerisce infatti una opposizione binaria tra il codice della menzogna e quello della verità. Un discorso che genera ulteriore conflitto tra due sistemi opposti, ciascuno dei quali è dallo scontro stesso portato a radicalizzare le proprie posizioni: quella israeliana di consolidare la propria sicurezza contro quella palestinese di distruggere lo Stato degli ebrei, al quale lo sceicco Yassin, leader di Hamas, dà al massimo altri 25 anni di vita.

Gli assunti di base del patriarca latino sono incompatibili con la società civile e democratica, con la tradizione cristiana, con la realtà storica, giuridica e politica, e dimostrano l'incompatibilità del personaggio con un ambiente caratterizzato da un conflitto dove nessuno può affermarsi pienamente sull’altro, cosicché ciascuno rischia di rimanere come sospeso, incatenato ad uno scontro infinito con l’altro. Una situazione, questa, che disturba ormai lo sviluppo dell’intero bacino mediterraneo, ed ha ragione il Presidente Ciampi a chiedere con forza: «L’Intifada deve cessare!». È evidente che la chiave, qui, è appunto l’idea di coesistenza, di interazione costruttiva, altro che Intifada, caro Michel Sabbah. L’avremmo apprezzata di più se avesse insistito su entrambe le parti in lotta, ma come avrebbe potuto, visto che non lo capisce nemmeno?

Allora auguriamo a Michel Sabbah, patriarca latino, che Dio gli dia la saggezza necessaria per comprendere quanto male ha fatto, sta facendo e farà con le sue parole sia agli israeliani, sia ai palestinesi, sia ai suoi correligionari... e anche a quel bambino ebreo di nome Gesù, che afferma di adorare come Dio, al quale dovrebbe rivolgere le sue preghiere in forma esclusiva, specie nella Santa Notte di Natale, piuttosto che augurarsi di celebrare la Sua nascita alla presenza di un terrorista conclamato, la cui "missione" non sono la Pace e la Giustizia, ma la guerra e la distruzione di Israele e del suo popolo. E Michel Sabbah lo sa bene, il che mi fa ancora più male, come cristiano...

Carmine Monaco