Il gioco di Putin
Analisi di Antonio Donno
A destra: Vladimir Putin
Così come stanno le cose al momento attuale, è probabile che Putin attaccherà l’Ucraina. In quale forma è tutto da vedere: se con limitate intromissioni militari favorite da gruppi filo-russi presenti storicamente in Ucraina o con un attacco massiccio. Putin è in una situazione complicata, ma fino a un certo punto. Non può tornare indietro se non vuol perdere la sua credibilità nei confronti dei suoi sostenitori, anche in Occidente, e soprattutto della Cina, che rappresenta per Putin l’àncora di salvezza per contribuire a sanare la triste condizione economica della Russia. Rispetto alle vicende della Crimea e del Donbass, di fatto incamerati da Mosca senza colpo ferire, questa volta una solida coalizione internazionale, comprendente anche la Nato, si sta opponendo al progetto di Putin. È impossibile che il dittatore russo abbia ritenuto di poter inglobare l’Ucraina allo stesso modo delle altre due parti del Paese, appunto Crimea e Donbass. Sembra che questa volta la coalizione internazionale possa avere il sopravvento sulle ambizioni imperialiste di Putin. Ma non è così. La situazione è, dunque, assai complessa, ma, tutto sommato, pende dalla parte di Putin.
Putin accetta la sfida della Nato perché non ha nulla da perdere. Il suo progetto di annettere l’Ucraina, giudicata parte storica della Russia, ha in contrapposizione sanzioni economiche e di altro genere, seppure di un grado superiore a quelle vigenti. Ma le sanzioni non hanno il peso di una controffensiva militare, già esclusa fin dall’inizio dalla Nato e dagli altri Paesi, in quanto l’Ucraina non fa parte della Nato, cioè non può usufruire della difesa armata dell’Organizzazione. Inoltre, le sanzioni, per quanto possano impoverire ulteriormente il livello di vita dei russi, non produrrebbero alcuna protesta interna, non solo perché sarebbe duramente repressa, ma anche per il fatto che la propaganda patriottica interna additerebbe l’Occidente come il nemico della giusta causa russa di annettere l’Ucraina alla madre patria, come parte della madre patria.
L’intelligence americana ha svolto un ruolo di prim’ordine per contrastare i piani di Putin. Grazie all’uso di sistemi informatici d’avanguardia, la National Security Administration, oggi diretta da una donna, Avril Haines, è stata in grado di comunicare al mondo, giorno per giorno, gli spostamenti delle armate russe lungo i confini terrestri dell’Ucraina e nel Mar d’Azov, una sorta di accerchiamento sempre più stretto. Le informazioni di provenienza americana hanno avuto la funzione di creare un allarme internazionale che non ha eguali dalla fine della seconda guerra mondiale e che ha messo in difficoltà i piani di Putin. Ma il dittatore russo sa bene che la reazione internazionale non supererà i limiti delle sanzioni. Putin ha stretto un accordo molto solido con Xi Jinping, un accordo “asiatico”, nel senso che l’Asia continentale sarà di dominio russo-cinese. Per questo motivo, Pechino sosterrà economicamente la Russia per far fronte al peso delle sanzioni.
L’allarme internazionale, prodotto dalle informazioni dettagliate americane sui movimenti delle armate russe, paradossalmente potrebbe spingere Putin all’azione finale. Putin, in questo momento, non può fare un passo indietro, se non vuol perdere prestigio sia a livello internazionale, sia presso i suoi connazionali. Il processo diplomatico oggi in corso permette a Putin di attendere il momento più propizio: il dittatore russo non ha alcuna fretta. È molto probabile che si possano verificare, anche in modo studiato, all’interno delle zone in cui vivono abitanti ucraini filo-russi, dei fatti giudicati da Putin di tale gravità da giustificare l’avanzata russa in territorio ucraino. Insomma, l’allarme internazionale e i movimenti delle truppe della Nato e di altri Paesi nei paesi limitrofi all’Ucraina e facenti parte della Nato potrebbe indurre Putin al passo decisivo, pur di non perdere la credibilità acquisita con la forza annettendo la Crimea e il Donbass.
È in gioco anche la credibilità degli Stati Uniti e della Nato. Dopo il ritiro, da molti giudicato inglorioso, di Washington e di Bruxelles dall’Afghanistan, oggi la questione dell’Ucraina ha un peso politico e strategico ancora più grande. Sia da una parte che dall’altra, dunque, v’è tutto da perdere se si facesse un passo indietro.