Il duo Sabbah- Arafat si esibisce
e il trascrittore De Giovannangeli vince il Premio Minà-Interviste in Ginocchio
Testata:
Data: 27/12/2002
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Betlemme,finito il Natale,tornano i carri armati
La prima parte dell’articolo riporta la cronaca di come Betlemme abbia trascorso la giornata di Natale senza la presenza dell’esercito israeliano
Un’assenza che da sola merita una festa






La vera festa sarebbe se anche i soldati israeliani potessero ritornare alle loro case, alle loro famiglie, senza dover difendere città dove il rischio di essere uccisi da cecchini palestinesi o in agguati terroristici è sempre in agguato.
La vera festa sarebbe se i terroristi palestinesi smettessero di sterminare civili israeliani perché allora i tank non avrebbero alcuna ragione di essere presenti a Betlemme né in altre città palestinesi.

Betlemme respira per un giorno, e già questo è un piccolo miracolo di Natale.


Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa non possono respirare nemmeno per un giorno perché ogni giorno, ogni ora può essere l’ultima per qualsiasi israeliano che decide di bere un caffè, di salire su un autobus, di mangiare una pizza……

Per gli israeliani non ci sono "miracoli".


E di pace parla monsignor Sabbah, nell’omelia della messa di mezzanotte.


Una pace a senso unico
Una pace nella giustizia, una pace da conquistare


Ma non facendo a brandelli donne, bambini, uomini, anziani nelle strade di Israele!!

Ad ascoltarlo sono centinaia di palestinesi e i pellegrini che sotto una pioggia battente sono giunti nella Chiesa della Natività. Il Patriarca latino si rivolge a loro, ma soprattutto parla ai grandi assenti; le autorità israeliane e Yasser Arafat.

Troppo sangue è scorso nelle nostre città e nelle nostre strade – dice monsignor Sabbah rivolgendosi agli israeliani –


tanto per non lasciar spazio ad equivoci su chi - la Chiesa - ritiene responsabile del conflitto attualmente in corso. E per non correre il rischio di essere frainteso il monsignore ribadisce:


le chiavi della pace restano nelle vostre mani


peccato che la porta che "quelle chiavi" dovrebbero aprire i palestinesi l’ hanno sigillata dall’interno!!


Finora con le vostre azioni con il vostro esercito avete schiacciato la popolazione palestinese – prosegue monsignor Sabbah – ma non avete conquistato la pace.


E allora o i militari israeliani sono particolarmente "crudeli" oppure la popolazione palestinese non è propriamente composta da "angioletti" innocenti.

Il giornalista avrebbe potuto commentare le affermazioni farneticanti del prelato ribadendo che è proprio fra la popolazione palestinese che si sono nascosti in questi ultimi due anni i più feroci kamikaze, i capi della Jihad islamica, i terroristi di Hamas ed è proprio dalla popolazione che hanno trovato sostegno, finanziamenti e protezione.


Ponete fine all’occupazione e finiranno con essa violenze e terrorismo.


Monsignor Sabbah fa finta di non ricordarsi che ogni volta che l’esercito si è ritirato dalle zone che aveva rioccupato dopo nuovi attentati – per dare un segnale di pace - il terrorismo ha ripreso ancor più crudelmente la sua opera devastante.


Poi il patriarca si rivolge ad una sedia vuota su cui è deposta una kefiah con i colori nazionali palestinesi. E’ la sedia destinata a Sua eccellenza Yasser Arafat. L’anziano rais non ha avuto il via libera da Israele per lasciare Ramallah. Le parole di monsignor Sabbah lo raggiungono via etere in ciò che è rimasto in piedi della Muqata il quartier generale dell’ANP nella capitale cisgiordana.

A questo punto se il lettore si aspettava di leggere un richiamo del patriarca affinché Arafat facesse di tutto per porre fine agli attentati terroristici, alle violenze e alle stragi rimane fortemente deluso.


Ci auguravamo – scandisce il patriarca – rivolto a quella sedia rimasta vuota

per colpa dei perfidi israeliani (sicuramente l’ha pensato, ma l’ultimo brandello di decenza gli ha impedito di esprimerlo a parole)


che foste con noi questa notte


ci mancava proprio un capo terrorista!!


Abbiamo pregato Dio di darle la saggezza e il potere sopra quella sedia per continuare la sua missione rivolta alla pace ed alla giustizia.


E noi francamente ci auguriamo che Dio non ascolti monsignor Sabbah, visto che l’unica cosa che Arafat ha saputo "continuare" in questi ultimi due anni è stata una politica di terrore e di violenza che ha provocato più di 700 morti e migliaia di invalidi ai quali il pio prelato – dando prova di "autentica" carità cristiana -non rivolge nè una preghiera, né un pensiero.

E quello che sconcerta ancora di più è la totale assenza di commenti da parte del giornalista.

Che la sinistra e la Chiesa siano sempre state solidali nel demonizzare Israele e nel proteggere i palestinesi è un dato di fatto ma di fronte ad affermazioni tanto faziose e false sarebbe stato doveroso un commento che ripristinasse almeno la verità storica che del resto è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere e capire le radici del conflitto israelo-palestinese.


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