Boicottaggio "scientifico"
L' azione di boicottaggio da parte di alcuni docenti inglesi delle istituzioni scientifiche e degli scienziati israeliani
Testata:
Data: 24/12/2002
Pagina: 1
Autore: Giorgio Israel
Titolo: Il boicottaggio scientifico
A partire dal mese di marzo è iniziata, ad opera di , un azione di boicottaggio delle istituzioni scientifiche e degli scienziati israeliani, e in particolare tesa a ottenere la rottura dei rapporti scientifici fra Unione Europea e Israele.
Si tratta di un'iniziativa che non ha precedenti: mai nessuno stato (neppure quelli coinvolti nelle stragi più efferate) e nessuna comunità scientifica ha subito una simile iniziativa. Neppure nel periodo più oscuro della guerra fredda si è mai pensato di interrompere le relazioni scientifiche con l'URSS, ritenendo - giustamente - che la comunicazione scientifica sia un canale di dialogo fondamentale che non va spezzato in alcun caso. Oltretutto, per grottesca ironia, i più colpiti da queste iniziative sono ambienti israeliani fra cui è presente il massimo numero di persone favorevoli a un dialogo con i palestinesi, e anche pacifisti...
Il carattere fondamentalmente razzista di queste iniziative - che richiamano quelle adottate in Germania e in Italia negli anni trenta - è confermato da alcuni suoi "esiti", come la cacciata di due ricercatori israeliani dal comitato scientifico di una rivista inglese diretta dalla Prof. Mona Baker, con la sola motivazione della loro nazionalità israeliana.
Ora si assiste a una nuova gravissima "escalation" con l'approvazione di una mozione di boicottaggio da parte del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Parigi VI (vedi sotto), approvata in periodo di vacanze, con un'esigua maggioranza, di fatto una minoranza (22) sul totale dei membri del CdA (60).
Un'analoga mozione è stata presentata al CdA dell'Università Parigi VII (vedi ancora sotto), da cui risulta trattarsi di un'iniziativa essenzialmente politica promossa dalle rappresentanze sindacali interne al CdA.
La gravità di simile iniziativi non ammette che le si lasci passare sotto silenzio.