Betlemme senza l’albero di Natale
Se muore un palestinese è un atto di terrorismo di Stato, se muore un israeliano è la risposta alla repressione e all’occupazione dell’esercito israeliano
Testata:
Data: 22/12/2002
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: L’esercito israeliano spezza in tre la Striscia di Gaza
L’articolo riporta la notizia dell’uccisione del rabbino Arameh in un agguato rivendicato dalla Jihad islamica nel corso del quale la moglie del rabbino e i suoi sei figli sono miracolosamente scampati alla morte.

Tuttavia l’incipit dell’articolo è alquanto fazioso perché le prime frasi che escono dalla penna del giornalista sono:

Divisa in tre tronconi dai carri armati israeliani.
Solo perché l’esercito israeliano è particolarmente cattivo.
Una Striscia frantumata; una striscia insanguinata
Sempre dai perfidi israeliani.
E’ Gaza, trincea avanzata di una guerra che non conosce tregua.
E la colpa di chi è?
I tank di Tsahal entrano in azione all’indomani dell’uccisione del rabbino Arameh in un agguato scattato venerdì mattina sulla strada che dall’area degli insediamenti di Gush Katif porta al posto di blocco di Kissufim. Il commando ha aperto il fuoco contro l’automobile su cui viaggiava il rabbino, sua moglie e i suoi sei figli, scampati alle raffiche di mitra.
Nessuna ulteriore notizia viene fornita su questo ennesimo fatto di sangue: chi era il rabbino Arameh? Soltanto un altro israeliano morto in una guerra che, come dice il giornalista, "non conosce tregua".
La Striscia è stata così rigidamente divisa in tre fasce. L’impossibilità di spostarsi da una fascia all’altra è pressoché totale.
Speriamo che serva ad impedire nuovi agguati!
Passano solo poche ore dall’avvenuto ridispiegamento e le armi tornano a crepitare e mietere le loro vittime. Hanin Abu Sibta, una bambina palestinese di 11 anni è colpita a morte in un mitragliamento israeliano avvenuto alla periferia di Rafah, ai confini fra Gaza e l’Egitto.
Considerato che i militari israeliani non hanno mai preso a mitragliate i bambini palestinesi e considerato altresì che da altri quotidiani si è appreso che in quella zona erano in corso scontri a fuoco, viene spontaneo chiedersi:

1)Cosa ci faceva una bambina per le strade in una zona chiaramente a rischio?

2)Si è proprio certi che le pallottole che hanno colpito la bambina fossero "israeliane"?

Si è trattato dell’ennesimo atto di terrorismo di Stato compiuto dalle forze di occupazione israeliane contro civili palestinesi – denuncia il ministro dell’ANP Saeb Erekat.
Nessuna "denuncia" invece per la morte del rabbino; se muore un palestinese è un atto di terrorismo di Stato, se muore un civile israeliano è la risposta alla repressione e all’occupazione dell’esercito israeliano.

Commentiamo infine l’ultima parte dell’articolo dove il giornalista si sofferma sulla città di Betlemme e dove la preoccupazione maggiore sembra quella di non poter addobbare gli alberi, di non poter accendere le luminarie e insomma di non poter vivere "lo spirito festivo" degli altri anni.

Dalla Striscia frantumata ad una città fantasma che si appresta a celebrare nella paura e sotto assedio il Natale: Betlemme. La città della Natività, raccontano all’Unità fonti locali tra cui il sindaco Hanna Nasser, è immersa in un clima funereo e lo spirito festivo che in anni passati aveva sempre animato Betlemme, appare stavolta completamente assente.
Anche nelle strade di Tel Aviv, di Haifa, di Gerusalemme, di Natanya è sparito lo spirito di festa e di allegria, dove il problema dei suoi abitanti non è se addobbare un albero ma se uscendo di casa si ha poi la possibilità di ritornarci interi!
Le strade sono prive di luminarie e di decorazioni natalizie, e nella Piazza della Mangiatoia non c’è il tradizionale albero di Natale. In seno alla Chiesa – rivela all’Unità una fonte religiosa vicina al Patriarca latino di Gerusalemme – sta maturando la decisione di limitarsi strettamente ai riti religiosi, rinunciando ad ogni manifestazione esterna di festa, per non differenziare Betlemme dalle altre città palestinesi occupate da Tsahal.
Se a Betlemme non si può accendere l’albero, se a Betlemme non ci saranno addobbi e decorazioni, se ad Arafat (di religione mussulmana e non cattolica) non sarà consentito di partecipare alla Messa di mezzanotte, è perché a Betlemme si nascondono pericolosi terroristi e kamikaze.

L’esercito israeliano ha il preciso dovere di impedire che le prossime feste siano teatro di nuovi feroci fatti di sangue. Anche i porporati cattolici la cui incolumità è garantita proprio dalla presenza dell’esercito, dovrebbero convenirne.

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