Accade in Terra d'Israele
Chi muore e come viene assolto chi ha ucciso
Testata: L'Opinione
Data: 19/12/2002
Pagina: 2
Autore: Sandra Giovanna Giacomazzi
Titolo: Una storia come troppe
Riportiamo un articolo di Sandra Giovanna Giacomazzi pubblicato su L'Opinione giovedì 19 dicembre 2002.
Dall'inizio della seconda intifada, ci sono state 700 vittime uccise per
atti di terrorismo contro i civili in Israele. Fatte le dovute proporzioni
demografiche è come se ci fossero stati 7,000 morti negli ultimi due anni,
nei cinema, nei bar, nei ristoranti, nei supermercati, sugli autobus e alle
fermate del tram in tutta l'Italia. Oramai in Israele non c'è nessuno che
non sia stato colpito in prima persona, che non abbia qualcuno dei suoi
cari fra le vittime. Che sia padre o figlio, madre o figlia, nonno o
nipote, marito o moglie, vicino di casa, compagno di banco, o collega di
lavoro, tutti portano un lutto nel cuore.

Il filo conduttore che accomuna le vittime di terrorismo con le vittime di
qualunque tragedia è la casualità delle circostanze e la tentazione di dire
o pensare "se solo fossero partiti prima, se solo avessero scelto un altro
ristorante." Ma queste sono dei "se" con i quali oramai gli israeliani non
si torturano più. Anche la famiglia Baruch avrebbe il suo "se" che però
rifiuta, accettando la fatalità delle congiunture. Piuttosto che pensare
alla morte della figlia come perdita, preferiscono pensare alla sua vita
come un dono di Dio concessogli per 26 anni.

Ouri Baruch nasce a Nizza, di una famiglia sionista, il padre un
sopravvissuto del campo di concentramento di Buchenwald. A 17 anni lascia
da solo la Francia per Israele. Per via degli accordi militari
franco-israeliani compie il servizio militare come paracadutista durante la
Guerra dei Sei Giorni. Nel 1970 viene mandato in Belgio per occuparsi
della gioventù sionista in quel Paese. Nel 1972 si sposa con Francine e
nascono tre figli. Nel 1981 torna in Israele con la famiglia e nasce un
quarto figlio.

Il 19 settembre 2001, la famiglia Baruch è riunita in casa di Ouri e
Francine a Kiryat Arba per la festa del Rosh Hashanah. C'è con loro la
figlia Sarit Amrani di 26 anni, suo marito, Shai, ed i loro nipotini Zoar
(4), Ziv (2), e Raz (3 mesi). La sera la famiglia della figlia vuole
ripartire per la loro casa a Nokdim, un comune rurale vicino al monte
Herodian sulla frontiera del deserto di Giudea. Francine li convince a
restare la notte perché è più sicuro guidare con la luce del giorno. E
così la giovane famiglia riparte per Nokdim l'indomani mattina.

Alle otto del mattino Ouri riceve una telefonata dalla madre di Shai. Dice
di aver sentito alla radio di un attacco terroristico sulla strada che
porta a Nokdim. Aveva provato a chiamarli a casa, ma nessuno
rispondeva. Ouri telefona subito a Francine che lavora in un ambulatorio
medico situato nello stesso edificio di un ufficio militare fornito di
comunicazione radio. Francine si mette in contatto coi militari e poi dice
a suo marito: "Vieni subito. Sono loro."

Era successo pochissimo tempo prima: Lungo la strada di ritorno una
macchina si accosta alla macchina di Shai. Lui abbassa il finestrino per
chiedere se gli occupanti dell'altra vettura hanno bisogno
d'assistenza. Rispondono coi proiettili. Il primo colpisce il cuore di
Sarit che muore sul colpo. I tre proiettili destinati ai nipotini mancano
miracolosamente il segno. Shai ne becca sei: quattro nella gola, uno
nel cuore, ed uno nel polmone. Dopo tredici ore sotto i ferri e due
settimane di coma, quando si risveglia e vede il padre di Sarit, le prime
parole che pronuncia sono, "Perdonami. Non sono riuscito a salvare tua
figlia."

Quattro mesi fa un'associazione per le vittime di terrorismo telefona a
Ouri per dire che l'assassino di sua figlia si trova nella Chiesa della
Natività a Betlemme. Gli chiedono se vuole fare appello alla corte suprema
per impedire l'estradizione. Ouri dici di sì, naturalmente, e passa loro
tutta la documentazione del caso. Due giorni dopo riceve la risposta: Il
caso è respinto per "motivi politici". Oggi, Ibrahim Abayad, l'assassino
di Sarit, si trova qui da noi. A Roma. Su questo misfatto di commenti ci
si potrebbe riempire una pagina intera. Ma preferisco lasciare che il fatto
parli per se con tutta la sua vergogna e ci aggiungo del mio solo un
indignata: No comment.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione dell'Opinione. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
opinione@opinione.it