Una critica a Ciampi
Il presidente Ciampi che continua a ritenere Arafat un interlocutore democratico
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Data: 15/12/2002
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Autore: Valentina Foa
Titolo: Una critica a Ciampi
Affinchè l'Intifada possa cessare, è necessario che intervenga accordo fra entrambi le parti coinvolte, ovvero tra Israele e Palestina. Accordo possibile solo nel caso in cui la Palestina si decida a distruggere tutto ciò che dà vita al terrorismo antisraeliano: fabbriche di armi, cinture esplosive, rapporti con Al Qaeda, istigazione all'odio ebraico ed israeliano nelle istituzioni e nelle scuole ecc.
Partendo da questa premessa, dispiace constatare che il Presidente della Repubblica Ciampi, a colloquio con il presidente israeliano Moshe Katzav al Quirinale il 12 dicembre, si sia espresso con queste parole: "l'intifada deve cessare", aggiungendo che "l'occupazione militare non costituisce una pace sicura". La frase stessa è un controsenso perché ottenere la pace significa appunto far cessare le azioni terroristiche: se l'intifada si realizza col terrorismo, l'occupazione militare è dovuta unicamente alla difesa dal terrorismo stesso. Ragion per cui si evince che l'esercito militare è al momento l’unica soluzione possibile per evitare che gli israeliani vengano continuamente uccisi. Pertanto l’esercito è sempre più costretto a rafforzare le proprie difese ed ad evitare che vengano compiuti altri nuovi attentati. Nel caso di Betlemme, attualmente tema caro tanto al Papa quanto a Ciampi, che venga rioccupata la Chiesa della Natività, usata l'anno scorso a mo' di scudo dai terroristi per sfuggire alla cattura da parte dei militari israeliani, è una azione obbligata.
Quindi, con quella frase, il capo dello Stato italiano dimostra di non voler capire - o non capisce veramente?- il drammatico ruolo dell'esercito israeliano.
Non c'è mai "pace sicura" finchè il terrorismo non viene bloccato. Ciampi parla poi del ruolo dell'Europa nella regione: l'importante è che tale ruolo non debba essere, come invece purtroppo è, unilaterale: c'è chi (e sono in molti) non fa altro che continuare a screditare l'immagine di Israele dinnanzi alla "buona e povera" Palestina.
La principale preoccupazione di Ciampi, ovvero che Israele non consideri più Arafat come un interlocutore, ci induce a pensare che non si ricordi più che mai si è mai visto un Arafat disposto ad aprirsi e quindi a negoziare con Israele. Dire, quindi, interlocutore, è davvero troppo.
Nonostante il presidente israeliano cerchi di illustrare a Ciampi le reali preoccupazioni, i problemi, le iniziative,il necessario intervento europeo, Ciampi continua a non capire.
Ciampi crede che non si debba intervenire in tal senso: ribadisce infatti che il cambio della leadership spetti solo al popolo palestinese. Bene, potrebbe essere un'osservazione giusta, ma solo se letta in termini democratici. Ma Arafat, a capo della popolazione palestinese dal lontano '64, comandando tutto e tutti, diretto e indiretto fautore del terrorismo palestinese, può definirsi democratico? Non crediamo. Nel Medio Oriente solo Israele è a tutti gli effetti un paese democratico. Su questo punto, Ciampi, in qualità di Presidente della Repubblica (quindi democratico) dovrebbe riflettere.