Le richieste del Pontefice
L' infinita pazienza del presidente israeliano Katsav
Testata:
Data: 13/12/2002
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Il Papa: due stati in una Terrasanta disarmata
La prima parte dell’articolo riporta la notizia dell’incontro del presidente israeliano Katsav con Giovanni Paolo II e con Carlo Azeglio Ciampi.
Una speranza ed insieme una convinzione, quella di una coesistenza pacifica dello Stato di Israele con uno Stato palestinese, in una Terra senza armi né sangue.
Quanto alle speranze non ci sono dubbi: tutti "sperano"; quanto alle convinzioni bisognerebbe chiederlo a qualche israeliano i cui familiari (figlio, marito, moglie, sorella, padre) sono stati fatti a pezzi dalla ferocia dei "militanti" palestinesi.
Una richiesta impellente.
La fine degli attentati terroristici? Un aiuto economico ai familiari colpiti dal terrorismo? La cessazione della campagna di intolleranza e di odio contro gli israeliani che pervade la società palestinese? No!
Garanzie per i cristiani di poter celebrare il Natale a Betlemme non più occupata dai tank con la stella di Davide.
E con infinita pazienza Katsav spiega a Giovanni Paolo II.
Il presidente di Israele ha spiegato che intende fare di tutto per garantire le celebrazioni del Natale a Betlemme e che il suo paese è pronto a ritirare l’esercito dalla Città del Cristo se non ci saranno minacce di operazioni terroristiche.
A questo punto bisognerebbe chiedere ad Arafat se è altrettanto "pronto" ad impedire nuove stragi!
Dal vicino Oriente giungono solo notizie di guerra e di morte. Nella Striscia di Gaza sei palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte dai soldati israeliani, ma solo uno era un miliziano del Fronte popolare per la liberazione della Palestina che cercava di infiltrarsi nella colonia ebraica di Gush Katif
Perché cercava di infiltrarsi? Per fare una gita turistica o per portare a termine un nuovo attacco terroristico?
Mentre gli altri cinque erano manovali clandestini alla disperata ricerca di lavoro e "armati" solo di scale con cui hanno cercato di scavalcare la recinzione di sicurezza a sud del valico di Karni, nella zona agricola di Johar El-Diq.
Generalmente le persone vanno in giro di notte con delle scale per cercare "lavoro"?

Ancora. De Giovannangeli è così sicuro che fossero "armati" solo di scale? Li ha visti?

Gli aspiranti manovali clandestini con le loro scale sono stati però individuati dai soldati israeliani che sorvegliavano la recinzione e che hanno aperto il fuoco e li hanno uccisi.
Non c’è la possibilità che avessero intimato loro di fermarsi e di farsi riconoscere? Il giornalista è al corrente che quella è una zona sottoposta a coprifuoco?
Pensando che si trattasse di miliziani impegnati in un altro tentativo di infiltrazione
Che fantasia questi soldati!

Ed ecco una affermazione particolarmente faziosa del giornalista che lascia intuire una giustificazione agli omicidi dei quali riporta la notizia.

Sangue chiama sangue, in una spirale inarrestabile.
E’ l’odio dei palestinesi nei confronti del popolo israeliano ad essere inarrestabile.
Due soldati israeliani – un uomo e una donna – vengono colpiti a morte da un commando palestinese. L’agguato – in cui restano feriti altri due militari di Tsahal – è avvenuto lungo il cosiddetto "Cammino dei fedeli" che collega la Tomba dei patriarchi di Hebron all’insediamento di Kiryat Arba.
Il comando palestinese ha scelto, ha programmato, ha voluto uccidere.

Questa è la sostanziale differenza che non deve sfuggire al lettore: uccidere un palestinese non è MAI e poi MAI un’azione programmata e voluta dal soldato israeliano.

Uccidere un israeliano è per un palestinese un merito, un’azione di cui andare fiero e della quale persino i suoi genitori sono orgogliosi.

Fino a quando esisterà questa dicotomia molto difficilmente il papa potrà vedere coesistere pacificamente due popoli e due stati.

Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione dell'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita
lettere@unita.it