Un occhio aperto, uno chiuso
Un occhio aperto, uno chiuso
Testata: Corriere della Sera
Data: 05/03/2002
Pagina: 3
Autore: Guido Olimpio
Titolo: ISRAELE CONTRATTACCA, STRAGE DI CIVILI
E’ un mattatoio. Ancora morti e feriti a Tel Aviv. Ancora un attentato suicida. Poco prima delle 2, nella notte tra lunedì e martedì, un palestinese armato di un fucile M 16 è entrato nel ristorante Mifgash Hastek, che rimane aperto tutta la notte, sulla Pettah Tikva, una delle principali vie di Tel Aviv, e ha aperto il fuoco. Il primo bilancio parla di 3 morti e 16 feriti. Ucciso anche l’attentatore.
E’ l’ultimo atto di una delle giornate più drammatiche che Israele abbia mai vissuto.
Il conto di ieri, prima dell’attentato notturno, parlava di 18 morti palestinesi, che si aggiungono ai 22 israeliani. Ottantadue vittime in sei giorni. E non basta dire che è colpa della «guerra». La guerra la fanno i soldati, non i civili. Ma a israeliani e palestinesi importa poco.

Giusto per essere sempre imparziali ed equidistanti.
Tanto poi trovano una scusa. Come ha fatto il kamikaze palestinese che si è fatto saltare sabato sera tra i bambini di Gerusalemme. Come ha fatto il carrista israeliano che ieri ha tirato due cannonate che hanno dilaniato altri bambini, questa volta palestinesi.

Come sopra.

L’ultima strage degli innocenti ha come teatro il campo profughi di Al Amari a Ramallah. Un pick-up, guidato dalla moglie di Abu Kweik, importante dirigente di Hamas, si dirige verso la città. A bordo, con la donna, i suoi tre figli, di 8, 14 e 17 anni. Stanno tornando da scuola. Incrociano davanti a una villa un’altra vettura, con una donna, un bimbo di 4 anni e un sedicenne. Un attimo. E un lampo fende l’aria centrando il furgoncino. Un tank israeliano, appostato sulla collina dove sorge la colonia di Pisgav Zeev e domina Ramallah, ha aperto il fuoco. Volevano assassinare Abu Kweik con «un omicidio mirato». Ma il militante non è sull’auto. L’esplosione riduce a un cartoccio di lamiere il pick-up: la famiglia è sterminata. Le schegge sono fatali anche per il bimbo di 4 anni e per il sedicenne che si trovano nella seconda auto
Si dimentica di precisare che gli israeliani hanno colpito degli innocenti per errore, mentre per i palestinesi gli innocenti sono sempre l'obiettivo designato.

Siamo davanti al «mattatoio». I pompieri con gli idranti sono riusciti a lavare il sangue dall’asfalto, ma non hanno potuto farlo sulle vetture. Un palestinese raccoglie miseri resti e li infila in un sacchetto di quelli della spesa. Sul cofano del pick-up il contenuto delle cartelle. Il dizionario di inglese, un quaderno con «Winnie the Pooh», un diario con Mulan, un Cd rom dei Pokemon spezzato, un bloc-notes con i compiti di matematica. Tutti bucati da una scheggia. Nel cassone una scarpa di donna insanguinata, l’altra è incastrata in quella che era la portiera. Altri reperti indefinibili sul tappettino. I sedili sono anneriti e hanno delle striature rossastre.

Raramente ai mattatoi dell'altra parte vengono riservate descrizioni tanto lunghe e dettagliate.

«Abbiamo sentito un’esplosione e sono uscito di casa - racconta Nidah Mashal -. Ho visto in mezzo alla strada qualcosa che sembrava un corpo. Era irriconoscibile. Come lo erano quelli sul gippone». La ragazza chiede aiuto alla madre, Salaam. «Il mio nome vuol dire pace - impreca -. Ma dove è la pace. Dove». Salaam ha cercato di aiutare una persona distesa dentro la vettura: «L’ho tirata per le gambe, poi mi sono accorta che non aveva più la parte superiore».
Le due parti non hanno alcuna intenzione di smettere.
Qualcuno dovrebbe provvedere a informare Olimpio che da cinquantaquattro anni da parte israeliana c'è sempre stato qualcuno che ha tentato di smettere, e da parte prima araba e poi palestinese c'è sempre stato qualcuno che è riuscito a impedirglielo.
Hussein Abu Kweik ha promesso vendetta e punizione agli israeliani «per il massacro della sua famiglia». Un messaggio rilanciato dai dirigenti di Hamas e dai vertici palestinesi. I gruppi armati risponderanno allo scempio di Ramallah come ai morti di Jenin dove l’esercito israeliano, continuando nella ritorsione, ha sparato su tutto ciò che si muoveva.
E come mai allora i morti non sono migliaia, o almeno qualche centinaio?
Compresa un’ambulanza: il medico che era a bordo è stato ucciso, feriti tre infermieri.

Altri giornali si sono almeno degnati di riportare la versione dell'esercito, secondo cui l'automezzo procedeva a tutta velocità, senza minmamente accennare a rallentare.
Neppure la notte ha portato una tregua. Un caccia F-16 sfreccia nel cielo di Gerusalemme e raggiunge Betlemme dove sgancia tre bombe e demolisce gli uffici di Forza 17, la polizia di Arafat.
Siamo sicuri che "polizia" sia il termine più adatto per definire Forza 17?
Le esplosioni, distanziate, si sentono fino nella capitale. Alla fine della giornata saranno 18 i palestinesi ammazzati in diverse località. Ma sono ancora pochi per Sharon. In una dichiarazione che si commenta da sola il premier israeliano ha affermato: «I palestinesi devono subire ancora molte perdite prima di capire che con il terrorismo non otterranno nulla».
Questa affermazione di Olimpio si commenta da sola! Forse l'insigne giornalista non si è ancora accorto che i palestinesi ancora non hanno capito che col terrorismo non otterranno nulla.

L’esercito si è invece «scusato» per quanto è avvenuto a Ramallah, ma non ha spiegato come sia stato possibile aprire il fuoco in pieno giorno su una vettura di civili.
Ma naturalmente si guard bene dall'andare a chiedere conto ai palestinesi sul loro continuo aprire il fuoco in pieno giorno sui civili.

E’ difficile non collegare questo terribile episodio alla campagna decisa dal governo in risposta agli attacchi delle Brigate Al Aqsa. Una pressione militare continua e pesante sui palestinesi. Nei comunicati ufficiali, il governo indica come obiettivi l’Autorità palestinese e i terroristi. Sul campo, fucilate e cannonate sono nel mucchio.

E di chi la colpa se i terroristi si nascondono nel mucchio? Senza contare che è noto che il "mucchio" supporta i terroristi in tutti i modi possibili.

Del resto il premier dice che il paese è impegnato «in una guerra con un nemico crudele».

E Olimpio cosa dice: che stanno facendo la guerra a un coro di cherubini?

Il suo compagno di partito e sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert, invita i cittadini a prepararsi a un lungo conflitto. La diplomazia internazionale appare impotente. Gli americani se la cavano con un appello mentre il presidente egiziano Hosni Mubarak vuole organizzare un vertice tra Arafat e Sharon
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