Il processo per l'omicidio di Mireille Knoll: questa volta la Francia farà giustizia? 08/11/2021
Analisi di Ben Cohen
Autore: Ben Cohen
Il processo per l'omicidio di Mireille Knoll: questa volta la Francia farà giustizia?
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://www.jns.org/opinion/the-mireille-knoll-murder-trial-will-france-deliver-justice-this-time/

Due persone fermate per l'omicidio di Mireille Knoll, la reduce della Shoah  - La Stampa
Mireille Knoll

In circostanze diverse, avrebbe potuto essere la trama di una fiaba moderna con due personaggi principali. La storia di un’ebrea sopravvissuta alla Shoah che vive in una casa popolare di Parigi, una nonna prediletta per i suoi infiniti atti di gentilezza, e il suo vicino, un simpatico ragazzino di una famiglia di immigrati arabi, che aiuta l'anziana signora con le faccende domestiche e che le porta a casa la spesa del mercato. Due mondi differenti e due esperienze molto diverse che tuttavia riescono a trovare un sincero legame oltre i limiti di età, religione ed estrazione sociale. Purtroppo, ciò che è emerso in realtà, era la trama di un film dell’orrore: la sopravvissuta alla Shoah, Mireille Knoll, 85 anni, affetta dal morbo di Parkinson, il 23 marzo del 2018 è stata uccisa da due uomini nel suo appartamento. Uno degli accusati è il 32enne Yacine Mihoub, il vicino che Knoll aveva preso sotto la sua ala protettrice quando era ancora un bambino di 8 anni. L'altro è il venticinquenne Alex Carrimbacus, un piccolo criminale con cui Mihoub aveva stretto amicizia durante una delle sue numerose condanne in prigione, inclusa una per aggressione sessuale su una minorenne avvenuta nell’appartamento di Mireille Knoll. L’omicidio è stato brutale: la signora Knoll è stata prima pugnalata per ben 11 volte e poi data alle fiamme.

Quando i vigili del fuoco sono arrivati in seguito ad una chiamata di emergenza, hanno scoperto il suo corpo senza vita disteso sul pavimento dell'appartamento, i suoi lineamenti carbonizzati irriconoscibili. L'omicidio è stato anche di matrice antisemita: Mihoub e Carrimbacus hanno scelto la signora Knoll non solo perché lei era un bersaglio facile da raggiungere per Mihoub (la sua porta era sempre aperta per lui, nonostante la sua lunga storia di spaccio di droga e violenza, così come la sua propensione per i siti web di estrema destra e di islamisti) ma perché era ebrea, e quindi ricca e presumibilmente in possesso di un deposito di contanti e di altri oggetti di valore nella sua casa. Invece, la principale fonte di reddito di Mireille Knoll erano gli assegni sociali mensili. Questo è il ragionamento, se così lo si vuole chiamare, che sta alla base di molti degli attacchi antisemiti agli ebrei francesi durante l'ultimo decennio, come l’incubo vissuto dalla famiglia Pinto , che nel settembre del 2017 venne presa in ostaggio, picchiata e derubata nella propria abitazione da una banda di delinquenti antisemiti. Molte di queste vittime furono ignorate dai media francesi e dal vasto pubblico, ma il caso di Michelle Knoll, forse a causa dei suoi particolari scioccanti, è diventato noto all'interno e al di fuori della Francia. La scorsa settimana, quando il processo a Mihoub e Carrimbacus è iniziato presso la Corte d'Assise di Parigi, nel raduno dei media all’esterno si sono unite ai giornalisti francesi molte delle principali agenzie d’informazione del mondo. Il processo, che si chiuderà il 10 novembre, ha già gettato una luce potente sulle ore immediatamente precedenti e successive all'omicidio della Knoll, sebbene rimanga senza risposta la domanda chiave, se sia stato Mihoub o Carrimbacus a brandire il coltello usato per ucciderla. Entrambi gli uomini s’incolpano a vicenda dell'omicidio.

Carrimbacus afferma che è stato Mihoub a proporre Michelle Knoll come un bersaglio ideale perché era ebrea e che è stato lui a urlare le parole Allahu Akbar ("Dio è grande") mentre probabilmente affondava il coltello nella sua vittima. Da parte loro, gli avvocati di Mihoub hanno strenuamente negato che l'antisemitismo sia stato un fattore motivante per l'omicidio, che secondo loro è stato compiuto da Carrimbacus mentre derubava l'appartamento della Knoll. Alcune delle testimonianze sono state strazianti, in particolare quelle da parte dei due figli della Knoll, Alain e Daniel, che hanno entrambi reso commoventi tributi alla madre dal banco dei testimoni. I due "mostri", come Daniel chiamava gli imputati, avevano deliberatamente preso di mira sua madre perché, come disse Alain, in fondo, era solo una youpine (slang peggiorativo francese per “juive”, “ebrea”) agli occhi dei due accusati di assassinio . Diversi testimoni al processo hanno posto l’accento sul fatto che entrambi gli accusati sono dei bugiardi patologici i cui resoconti di quanto accaduto sono invalidati da una serie di incongruenze. Anche il ruolo dei parenti di Mihoub è un fattore inquietante, con suo fratello che dà alla corte un resoconto confuso dei movimenti di Mihoub e sua madre, Zoulikha Khellaf, che è accusata di aver pulito il coltello utilizzato nell'omicidio.

La speranza è che Mihoub e Carrimbacus vengano giudicati colpevoli di omicidio aggravato dall'odio antisemita e che vengano loro comminate condanne adeguatamente severe. In effetti, l'anno scorso, un tentativo dei loro avvocati di far eliminare l'aspetto dell'antisemitismo dall'accusa, è fallito in una corte d'appello i cui giudici hanno ritenuto perfettamente plausibile che l'origine ebraica di Mireille Knoll sia stata sottolineata con enfasi da Mihoub nelle sue conversazioni con Carrimbacus. Eppure, anche se la giustizia francese dovesse dare risultati positivi nel caso Knoll, non si dimenticherà che il processo ai suoi assassini si è svolto all'ombra di uno scandalo giudiziario. Nell'aprile di quest'anno, la più alta corte francese ha stabilito che Kobili Traoré, accusato del violento omicidio antisemita di una donna ebrea di 65 anni, Sarah Halimi, nell'aprile del 2017 in circostanze stranamente simili a quelle della Knoll un anno dopo, era da considerarsi non punibile nel processo penale. Tale decisione si basava sull'opinione di uno psichiatra nominato dal tribunale che insisteva sul fatto che, l'assunzione di cannabis da parte di Traoré la notte in cui ha ucciso la signora Halimi, lo aveva reso temporaneamente pazzo. Le proteste degli ebrei francesi che seguirono erano attese, e il dolore e la rabbia generati dal miserabile fallimento della magistratura nel rendere giustizia alla famiglia Halimi non sono svaniti. A questo proposito, c'è stato un momento significativo nel processo per l’omicidio di Mireille Knoll la scorsa settimana, quando la corte ha ascoltato un esperto di psichiatria che ha valutato Mihoub e Carrimbacus.

Entrambi sono dipendenti, nel caso di Mihoub dall'alcol e, nel caso di Carrimbacus, dalla cocaina e da altri stupefacenti. Entrambi hanno bevuto diversi bicchieri di porto nell'appartamento della signora Knoll prima di ucciderla. Inoltre, entrambi hanno precedenti di detenzione, mentre Carrimbacus ha passato gran parte della sua vita a chiedere l'elemosina per le strade per pagarsi la droga. La loro è una storia infelice, ovviamente, ma come ha sottolineato lo psichiatra perito del tribunale, non c'è dubbio che la loro responsabilità penale sia "piena e completa". Quanto al fatto che il loro comportamento possa essere stato improvvisamente e radicalmente alterato dall’assunzione di alcolici o droghe, l'esperto ha sottolineato che era improbabile, proprio perché entrambi gli uomini sono tossicodipendenti e hanno quindi sviluppato una forte tollerabilità nell’arco degli anni di abuso. Se questa logica viene applicata a Mihoub e Carrimbacus, allora perché non a Traoré? Com'è possibile che un'abitudine alla cannabis porti a uno status legale d’irresponsabilità criminale, ma non quella al crack, una droga molto più forte e molto più devastante? E come può la giustizia francese convivere con un'incoerenza così lampante: giustizia per Mireille Knoll, ma non per Sarah Halimi? Nel caso in cui Mihoub e Carrimbacus paghino per il loro crimine orrendo, un minimo di giustizia per la signora Knoll sarà stato raggiunto ma rimarrà parziale e compromesso finché il caso Halimi resterà fuori dalla stessa valutazione. La famiglia Knoll lo ha detto e ribadito più volte, avendo regolarmente ricordato gli echi dell'uccisione di Sarah Halimi nella sofferenza di Mireille Knoll e avendo sostenuto che la vera giustizia per l'una deve anche portare a far giustizia per l'altra. La Francia non ha ancora preso coscienza di questo.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate