Il Papa incontra il suo angelo della pace
Commento di Deborah Fait
A destra: Abu Mazen incontra Papa Bergoglio
È la sesta volta che Papa Francesco incontra il dittatore Abu Mazen in Vaticano. Non riescono proprio a stare lontani. Onori, sorrisi, strette di mano, forse anche baci, chi lo sa, insomma un incontro tra fratelli che si amano e si rispettano. Ho guardato attentamente le immagini e mi è scappato un sorriso pensando ad altri incontri del Papa che "viene dalla fine del mondo". La mimica facciale è come il DNA, inconfondibile, quella di Francesco poi è tutta un programma, lui non riesce a nascondere le simpatie o le antipatie, è più forte di lui, la sua mimica lo rappresenta alla perfezione. Ricordo le visite di altri capi di stato, quelli veri, non abusivi come il "presidente dei palestinesi", quelli di democrazie, per esempio. Ve lo ricordate il Papa con Benjamin Netanyahu o con Donald Trump? Sembrava lo portassero al patibolo. Era serio, corrucciato, infastidito fino a sembrare inospitale, si vedeva benissimo che quei due, il primo, premier dell'unica democrazia del Medio Oriente e l'altro presidente della più grande democrazia del mondo, gli stavano sulle palle.
Si può dire di un Papa? Era talmente palese, impossibile sbagliarsi. Poi arriva uno che sta abusivamente al governo di un'entità non costituita a stato, dal 2009, che non è presidente dei palestinesi come strombazzano i media ma è solo, sempre senza essere eletto, presidente dell'ANP che non li rappresenta tutti, che è un dittatore feroce, che affama la propria gente, che mette in atto repressioni tremende, che sbatte in galera giornalisti e spesso li fa ammazzare, che usa i soldi dell'occidente per mantenere schiere di terroristi e le loro famiglie e lui, Francesco, sorride beato, gli prende la mano, lo abbraccia. È estasiato. Come è possibile? E non mi si venga a dire che lo fa per dovere diplomatico perché avrebbe avuto lo stesso dovere anche per i personaggi nominati sopra, cui ha dimostrato, senza remore, la propria antipatia. I due amici, il Papa e il suo angelo, si sono messi a parlare di Gerusalemme, capitale di Israele, come se fosse di loro proprietà; di fanatismo e di fondamentalismo come se il palestinese non fosse il capo di ogni fanatismo che ha insanguinato il mondo, non solo Israele, a cominciare dalle Olimpiadi di Monaco di cui l'angioletto Abu Mazen fu il mandante e finanziatore. Un incontro di 50 minuti i cui contenuti hanno messo in rilievo gli ottimi rapporti tra Santa Sede e lo "Stato di Palestina" che non c'è. Ma lo saprà Papa Francesco che non esiste ancora nessuno stato con questo nome? Tra le altre cose hanno parlato della situazione in "Terra Santa", ecco il comunicato " «Circa il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi ci si è soffermati sulla assoluta necessità di riattivare il dialogo diretto per raggiungere la soluzione dei due Stati, anche con l’aiuto di un più vigoroso impegno della Comunità internazionale. Infine, si è ribadito che Gerusalemme deve essere riconosciuta da tutti come luogo d’incontro e non di conflitto, e come il suo status debba preservare l’identità e il valore universale di Città santa per tutte e tre le religioni abramitiche, anche attraverso uno statuto speciale internazionalmente garantito». Il mezzo per raggiungere questi risultati, si fa intendere nelle ultime righe del testo è «l’urgenza di lavorare per la pace, evitando l’uso delle armi, e combattendo ogni forma di estremismo e di fondamentalismo».
Ragioniamo su queste parole stracolme di ipocrisia e di menzogne:
1. Processo di pace: Abu Mazen rifiuta di incontrare la controparte israeliana da una decina d'anni. Quindi non esiste nessun processo di pace. Punto!
2. Gerusalemme. I due hanno dimenticato che Gerusalemme è la capitale eterna di Israele e di nessun altro stato. Gerusalemme, liberata nel 1967 dall'occupazione giordana, è da allora una città libera per tutte le fedi. Nel periodo dell'occupazione hashemita, durata 20 anni, gli ebrei non potevano pregare nei propri luoghi santi, il Kotel era diventato una specie di immondezzaio dove avevano costruito le latrine pubbliche, i cristiani non potevano entrare a meno che non avessero credenziali importanti.
Con Israele la libertà è totale per tutte e tre le religioni e allora di cosa parlano il dittatore e il Papa? Come mai Francesco non ha chiesto per quale motivo sono proprio gli ebrei ad essere esclusi dal pregare sul Monte del Tempio, pena l'essere ricoperti di insulti, di essere colpiti da pietre e sputi? Eppure, il Monte del Tempio fa parte del territorio israeliano. E non dimentichiamo che in Israele si trovano centinaia di moschee in cui i fedeli islamici possono andare liberamente a pregare, come in ogni democrazia del mondo. Prima di andare dal Papa, il dittatore è stato ricevuto dal presidente Mattarella. Insomma, grandi onori per chi abusa del suo potere per sottomettere tre milioni di persone e tenerle nella barbarie. Sulle pagine dei Giovani Palestinesi d'Italia si legge: "Ricordiamo che l’unica soluzione che noi palestinesi accettiamo è il ritorno alle radici della nostra lotta: la liberazione dell’intera Palestina storica, il ritorno di 8 milioni di palestinesi rifugiati e in diaspora, la decolonizzazione, il processo giudiziario internazionale per i crimini di guerra compiuti dall’entità sionista e i suoi vertici dal 1948 ad oggi." È chiaro? Questo è il pensiero degli arabi palestinesi che si spacciano per moderati: vogliono la distruzione di Israele, anzi "dell'entità sionista" per diventare padroni di tutto il territorio e renderlo di nuovo il deserto che era prima che noi, maledetti sionisti, lo trasformassimo in un giardino. Mentre Francesco e il dittatore parlano di Israele senza nemmeno nominarlo e arrogandosi il diritto di deciderne le sorti, nel mondo imperversa l'antisemitismo più becero, nelle librerie italiane vendono "I protocolli dei Savi di Sion", il famoso libello della polizia zarista, un falso che ha aperto le porte alla Shoah e lo vendono senza commenti, senza informazioni, alla portata di mano di chiunque voglia farsi un'idea su come odiare gli ebrei. È importante sapere che i Protocolli sono venduti da anni nei paesi arabi dove l'antisemitismo raggiunge livelli estremi aggravati da un fanatismo ingestibile. Nelle scuole girano attualmente libri di testo antisemiti che falsificano tutta la storia di Israele educando così all'odio e alla disinformazione fin da piccoli. Nessuno protesta e il mondo va indietro verso il precipizio in cui molti vorrebbero scaraventare gli ebrei, senza rendersi conto che poi loro seguiranno a ruota.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"