Le nuove bugie di Arafat
Un articolo che suscita indignazione e rabbia per le affermazioni false di Arafat
Testata:
Data: 04/12/2002
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Arafat: pronti a negoziare con qualsiasi premier israeliano
Se con la mente ritorniamo a quel lontano luglio 2000 a Camp David quando Barak allora primo ministro israeliano, offrì al leader palestinese tutto quello che non gli era mai stato offerto (non solo uno Stato palestinese ma anche Gerusalemme Est capitale ) questo articolo suscita indignazione e rabbia: indignazione per le affermazioni false del rais (opportunamente non commentate dal giornalista) e rabbia perché in Europa c’è ancora chi crede alle false promesse di Arafat, preferendo, come ha fatto la signora Morgantini, omaggiare un capo terrorista anziché recarsi in visita negli ospedali israeliani dove decine e decine di giovani, donne, bambini lottano per la vita, distrutti nel corpo e nella mente da quell’ odio feroce e distruttivo che gli "amici" della signora Morgantini nutrono per tutto il popolo israeliano.



Riportiamo interamente l’articolo.

"La speranza dei palestinesi è che dalle prossime elezioni anticipate in Israele emerga un premier disposto a negoziare"
cosa se ne faranno visto che sono loro, i palestinesi, non disposti a negoziare?
"Ma sono disposti a trattare con chiunque venga eletto dal popolo israeliano, come già accaduto in passato."
E Barak da chi era stato eletto, dai Siriani? E Sharon che più volte in questi due anni ha cercato di riprendere le trattative di pace è un ministro iracheno?

Sorge spontanea una domanda: se sono disposti a trattare con chiunque perché hanno sempre rifiutato le proposte di pace israeliane? Sarebbe interessante sapere se la signora Morgantini nel colloquio che ha avuto con il rais ha trovato il tempo di porgli questa domanda!

Ad affermarlo è Yasser Arafat, al termine di un incontro a Ramallah con una delegazione di europarlamentari guidata da Luisa Morgantini (Rifondazione Comunista).

"Ci sono varie speranze – sottolinea il leader palestinese. Una che venga eletto un premier disposto a negoziare. Siamo comunque pronti a riavviare i negoziati con qualsiasi rappresentante scelto dal popolo israeliano, come già accaduto in passato con Netanyahu e Sharon, con i quali abbiamo sottoscritto gli accordi di Wye Plantation".

E Barak con le sue generose proposte è svanito nel nulla?. Un leader che aveva offerto il 95% della Cisgiordania, Gerusalemme Est capitale dello Stato palestinese, il ritorno di buona parte dei profughi ecc. e che si è visto porre un secco rifiuto da Arafat che, scendendo dall’aereo di ritorno da Camp David, alzò la mano in segno di vittoria, conta così poco nella storia del conflitto mediorientale al punto da non essere menzionato? Oppure quel rifiuto fu talmente vergognoso e carico di terribili conseguenze che è "opportuno" non richiamarlo alla memoria ?

Il sospetto diventa certezza.

Arafat si sofferma anche sulle trattative in atto tra l’ANP e Hamas. Dalla nuova tornata dei colloqui al Cairo, l’anziano rais si attende che il movimento islamico accetti e rispetti le decisioni assunte dalla direzione palestinese al massimo livello, dagli accordi di Oslo fino ai piani Mitchell e Tenet. E sulla possibile guerra contro l’Iraq, Arafat è perentorio: "Sarebbe una sciagura. Il Medio Oriente non ha bisogno di un’altra guerra ma di una pace giusta e duratura che dia soluzione politica alla questione palestinese. Una pace fondata su due Stati e due popoli".
Sono parole vuote e retoriche ripetute ogni volta che una qualche signora Morgantini si appresta a porgli omaggio. Ma la realtà sono quei 700 civili inermi israeliani fatti a brandelli dalle sue milizie terroristiche che lui., Arafat, ha finanziato generosamente perché sterminassero quanti più ebrei possibile.

Questa è la pace che propone Arafat.

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