Riprendiamo oggi, 13/10/2021, dal FOGLIO, pag. 1, il commento di Giulio Meotti dal titolo "Un mondo bellissimo"; da LIBERO, a pag. 24, con il titolo "L'odio dell'autrice per Israele: rifiuta la traduzione in ebraico", il commento di Daniel Mosseri.
Sally Rooney
IL FOGLIO - Giulio Meotti: "Un mondo bellissimo"
Giulio Meotti
Roma. "Odiare Israele non ti rende woke", ha detto giorni fa all'Assemblea generale dell'Onu il premier israeliano Naftali Bennett. E invece sì, specie nel mondo letterario, dove ci si indigna magari per l'ignobile frase sugli ebrei proprietari di banche, ma si flirta con chi vuole cancellare lo stato ebraico. Sally Rooney, una delle più vendute e acclamate scrittrici del mondo anglosassone - e che si definisce "marxista" - ieri ha rifiutato la pubblicazione del suo nuovo romanzo in ebraico a causa del boicottaggio di Israele, che lei sostiene. Rooney non permetterà che il suo ultimo romanzo, Beautiful World, Where Are You?, venga tradotto in ebraico. Il libro è finito subito in cima alla lista dei bestseller del New York Times quando è stato pubblicato a settembre, a seguito di una campagna pubblicitaria che è arrivata sulla scia del popolare secondo romanzo di Rooney, Persone normali (in Italia pubblicato da Einaudi), adattato anche in una serie tv. L'editore israeliano dei primi due libri di Rooney, Modan, ha dichiarato ad Haaretz che Rooney vieta ogni uscita in Israele. Ma non è né la prima né l'ultima scrittrice a fare questo. Il romanziere John Berger, vincitore di un Booker Prize, chiese ai colleghi di rifiutare di pubblicare in Israele. Lo scrittore inglese Iain Banks annunciò che i suoi romanzi non sarebbero mai più stati pubblicati nello stato ebraico. Un'altra romanziera britannica, Kamila Shamsie, premiata e apprezzata (in Italia pubblica per Ponte alle grazie), ha detto all'editore israeliano Keter: "Sarei molto felice di essere pubblicata in ebraico, ma non conosco editore ebraico che non sia israeliano". E così in Germania il Premio Nelly Sachs, intitolato alla celebre scrittrice ebraica, le è stato ritirato. Ornit Cohen-Barak, editor alla Modan, dice che Rooney non è il primo caso che devono trattare: "Accade lo stesso con Christos Tsiolkas, uno scrittore australiano di origine greca (la serie televisiva 'The Slap' è basata sul suo omonimo libro). Mi è stato detto che non è disposto a essere pubblicato in Israele a meno che non pubblichiamo anche un'edizione in arabo per i palestinesi. Quando abbiamo rifiutato ci ha informato che non era più disponibile". Anche Alice Walker, autrice del celebre Il colore viola, ha rifiutato la traduzione in ebraico. Deborah Harris, l'agente di David Grossman e Meir Shalev, ha detto che molti editori stranieri stanno boicottando gli autori israeliani. "Libri che avrei potuto facilmente piazzare con i principali editori dieci anni fa sono stati educatamente respinti", ha detto al Time. Eshkol Nevo, i cui libri sono stati tradotti in inglese, italiano e tedesco, fa sapere che "non sono stato tradotto nei paesi scandinavi e le persone con cui lavoro mi hanno detto che il boicottaggio è la ragione". Non solo in Europa ci si dovrebbe ricordare quando il Reichinstituts für Geschichte des Neuen Deutschlands, l'Istituto per la storia della nuova Germania nazista, setacciava l'Europa in cerca di libri ebraici da confiscare. Bisognerebbe anche ricordarsi che non risultano autori occidentali che abbiano mai respinto la pubblicazione dei loro romanzi in Turchia, dove lo scrittore Ahmet Altan si è fatto quattro anni di carcere per le critiche a Erdogan, o in Cina, dove un Nobel per la Pace, lo scrittore Liu Xiaobo, dietro le sbarre è morto. Lo scrittore è trendy se dà addosso all'unica società aperta da Casablanca all'India.
LIBERO - Daniel Mosseri: "L'odio dell'autrice per Israele: rifiuta la traduzione in ebraico"
Daniel Mosseri
II primo romanzo, Parlarne tra amici, dei 2017, è andato bene e ha venduto in dodici paesi. Dal secondo, Persone normali, del 2018, la Bbc ha tratto una serie televisiva in dodici episodi. Un doppio successo condito da una serie di premi vinti dalla giovane autrice, Sally Rooney, in Gran Bretagna e in Irlanda, sua terra natale. La notizia è che la terza opera letteraria della scrittrice classe 1991, Beautiful World Where Are You?, non sarà tradotta in ebraico. E stata la casa editrice israeliana Modan Publishing House a far sapere che Rooney ha vietato la traduzione del libro nella lingua della Bibbia. La ragione? L'autrice è una convinta sostenitrice del boicottaggio culturale di Israele. Culturale e, come i testi della stessa Rooney lasciano immaginare, anche politico ed economico. Assieme a Roger Waters dei Pink Floyd, acceso sostenitore del movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni), a Patti Smith e ad alcune centinaia di altri artisti e intellettuali delle due sponde dell'Atlantico, lo scorso maggio la trentenne Rooney ha firmato un documento appellandosi ai colleghi di tutto il mondo «affinché rifiutiate di esibirvi con la complicità culturale delle istituzioni israeliane».
L'APPELLO Nelle ore in cui lo Stato ebraico veniva travolto dal ma 1414 or numero di missili esplosi da Hamas nella sua storia, l'appello è sembrato ai 600 firmatari il miglior contributo alla pace in Medio Oriente. E a riprova che l'ostilità della scrittrice irlandese non è passeggera, il Jerusalem Post riporta alcuni passaggi dei suoi due primi libri che Rooney ha permesso venissero tradotti nella lingua degli odiati sionisti. In Normal People, i personaggi principali partecipano a una protesta contro Israele durante la guerra di Gaza del 2014. E nel romanzo di debutto, un personaggio di nome Bobbi disquisisce su come Israele abbia più potere dei suoi vicini.
IL COMUNICATO E stato invece il Guardian a riportare un comunicato dell'autrice in cui Rooney si dice convinta di sostenere il Bds, perché «il sistema israeliano di dominazione razziale e di segregazione contro i palestinesi soddisfa la definizione di apartheid secondo il diritto internazionale». Frase che Rooney ricava da un comunicato stampa di Betselem, ong israeliana di estrema sinistra. A Rooney come a Betselem sarà sfuggito che la grande maggioranza dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania è governata, o meglio oppressa, da altri palestinesi, mentre fra gli arabi israeliani si contano insegnanti, medici, giudici, deputati e da alcuni mesi anche ministri che lavorano fianco a fianco di altri insegnanti, medici, giudici, deputati e ministri ebrei. II paragone con il Sudafrica del passato dove bianchi, neri e indiani avevano giardini, fontane e assemblee parlamentari separate non sta in piedi. Eppure anche Rooney nel suo comunicato usa l'esempio del vecchio Sudafrica razzista per convincere il mondo - o se stessa? - di non detestare solo lo Stato degli ebrei. Israele, al pari di tanti altri paesi del mondo, è perfettibile e Sally Rooney, dal canto suo, resta libera di odiare chi le pare. Ma da un'autrice che si fa tradurre in arabo, in cinese e nelle tante lingue di questo brutto mondo pieno di guerre e dittature non si può accettare il ragionamento per cui si pretende di contestare un governo impedendo a tutti i cittadini di quel paese (arabi ed ebrei, di destra e di sinistra) di leggere un romanzo. Una mossa del genere non è protesta politica ma delegittimazione tout court. In una parola: odio.
Per inviare la propria opinione, telefonare:
Libero 02/999666
Il Foglio 06/ 589090
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti
lettere@ilfoglio.it; lettere@liberoquotidiano.it