Intervista a Mitzna, il nuovo leader del partito laburista
Le opinioni e il programma politico di Amram Mitzna
Testata: Corriere della Sera
Data: 26/11/2002
Pagina: 14
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Uno Stato palestinese per salvare Israele
Riportiamo l'intervista di Guido Olimpio a Amram Mitzna, il nuovo leader del partito laburista israeliano, pubblicata sul Corriere della Sera martedì 26 novembre 2002.
Guido Olimpio, mai distante tra le parti, intervista Mitzna schierandosi decisamente dalla sua parte. Informazione Corretta, che non interviene mai negli affari interni della politica israeliana, nel totale rispetto delle differenti posizioni, segnala ai suoi lettori l'intervista di Olimpio, comunque interessante per capire il pensiero del nuovo leader.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Dopo due anni di buio, Amram Mitzna vuole accendere una luce. «Rappresento una nuova speranza ed un'alternativa ai disastri della destra», è il messaggio del nuovo leader laburista.
Volto inedito della politica israeliana, per 10 anni ha guidato con successo l'amministrazione di Haifa, Mitzna cerca di contrastare il passo al Likud di Ariel Sharon e Beniamin Netaniahu alle elezioni del 28 gennaio.
L'ex generale, nato nel 1945 nel kibbutz Dovrat, sposato con tre figli, ha spiegato ieri la sua strategia in una conferenza stampa con i giornalisti stranieri.
Come spiega la sua candidatura?
«Arrivati a questo punto non abbiamo altra scelta che parlare ai nostri nemici. E con la mia offerta di dialogo penso di incoraggiare i palestinesi a dire basta alla violenza».
Quale è il suo programma?
«Voglio separare Israele dai palestinesi. Incominciando con uno sgombero totale da Gaza entro un anno. Poi penseremo alla Cisgiordania.
Ci possiamo arrivare con il negoziato e per questo chiedo all'Autorità palestinese una trattativa senza precondizioni. Ma se dall'altra parte non arriva risposta agiremo con un atto unilaterale».
E’ favorevole ad uno Stato palestinese?
«Sì perché è nell’interesse di Israele».
E ai suoi elettori come spiega questa scelta?
«Fino a qualche giorno fa non c’era un’alternativa al Likud. Adesso esiste. Chiedo agli israeliani di votarmi in modo che possiamo tornare ad affrontare le nostre priorità.
A partire dalla questione sociale, investendo le nostre risorse all'interno del Paese e non nei territori (per le colonie, ndr ). Se sarò eletto sono convinto di portare lo Stato verso un nuovo futuro».
Considera Yasser Arafat un avversario o un partner?
«E' lui che sta guidando il terrorismo contro di noi, si è posto come un nemico, ma ovviamente la pace si fa con i nemici».
I coloni sostengono che la proposta di ritiro unilaterale equivale all'istigazione all'omicidio nei loro confronti .
«Respingo questa tesi. Li considero dei patrioti e a loro dico: tornate in Israele, c'è molto da fare nel Nord della Galilea come nel Negev. Quando decideremo di ritirarci chiederò ai coloni di obbedire alle leggi dello Stato».
E come pensa di convincerli?
«Molti israeliani sono disposti a concessioni dolorose. Ciò che serve è qualcuno che li guidi su questa strada ed io sono pronto a farlo. Come sindaco di Haifa ho dimostrato che la coesistenza tra arabi e israeliani è possibile».
Condivide la rappresaglia lanciata da Sharon contro Betlemme?
«E' una risposta giusta e confesso che avrei fatto lo stesso. Ma insieme alla lotta contro il terrore dobbiamo cercare la trattativa. Questo è quello che mi differenzia dall'attuale governo».
Quali saranno i confini in caso di ritiro unilaterale?
«E' inevitabile che saranno tracciati tenendo conto delle nostre esigenze di sicurezza. Per questo dico ai palestinesi che è necessario trovare una formula negoziata».
Teme che gli attacchi suicidi condizioneranno la campagna elettorale?
«Gli israeliani hanno capito che non possiamo vincere il terrore con la sola forza militare. Lo slogan "lasciate vincere l'esercito" è un falso.
Voglio far passare un messaggio: il peggioramento della situazione è strettamente connesso alla nostra presenza nei territori palestinesi».
Se vincerà la destra cosa accadrà?
«Andrà molto male. Lo abbiamo già visto in questi due anni, non c'è un aspetto della vita politica e sociale che possa soddisfare».
Cosa si aspetta dai palestinesi?
«Fatti e non parole. Si assumano finalmente le loro responsabilità per contenere la violenza. Ai dirigenti dico: fate qualcosa non per fare un piacere a Israele, ma per voi».
Ma l'Autorità è stata distrutta progressivamente dall'azione israeliana, come fa ad assumere il controllo?
«Almeno dimostrino la volontà di agire. Se sono intelligenti abbastanza per cogliere questo momento credo che potremmo davvero costruire un nuovo Medio Oriente».
E’ disposto ad entrare in un governo d’unità nazionale ?
«Non sono contrario, però occorre che esista una base comune, un’idea politica che ci unisca».
Cosa risponde a chi sostiene che lei non ha carisma?
«Un vero leader non è colui che soddisfa le richieste del cittadino quando si alza o va a letto. Ma è l’uomo che deve decidere dove sarà Israele tra qualche anno».
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