La Cina e l'Occidente: Taiwan epicentro di una sfida globale
Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica
Data: 10/10/2021
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: Taiwan epicentro di una sfida globale
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/10/2021, a pag. 1, con il titolo "Taiwan epicentro di una sfida globale", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
A neanche 50 giorni dal ritiro dell'ultimo soldato americano da Kabul l'Asia è in ebollizione: l'amministrazione Biden ha compiuto una raffica di mosse, dimostrando di voler ridisegnare l'assetto strategico regionale per mettere sotto pressione la Cina, che reagisce minacciando una "pacifica riunificazione" con l'isola nazionalista ribelle di Taiwan. Washington si muove facendo leva sullo strumento delle alleanze. Il summit del Quad con i leader di Australia, India e Giappone è servito, a fine settembre, a concordare la visione di una regione dell'Indo-Pacifico "sicura e prospera", basata sulla cooperazione da un lato con i partner regionali dell'Asean - i dieci Paesi del Sud-Est asiatico - e dall'altro con quelli dell'Ue, che ha adottato una sua "strategia" su questo scacchiere. Il fine è affidare al Quad il compito di coordinare la risposta al Covid 19, producendo e donando vaccini, migliorare la sicurezza sanitaria regionale con "esercitazioni comuni", accelerare il taglio delle emissioni nocive per difendere il clima, facilitare gli investimenti nell'alta tecnologia come il 5G e nella protezione cyber. Ovvero, creare un'area di sviluppo comune dalle cime dell'Himalaya alle isole Cook per garantire benessere e sicurezza grazie alla cooperazione fra le maggiori nazioni democratiche dell'Asia, accomunate anche da un approccio alla sicurezza basato su prevenzione del terrorismo jihadista dall'Afghanistan; difesa delle libertà di circolazione sui mari; protezione dei diritti di pesca delle piccole isole; denuclearizzazione della Nord Corea; ripristino delle libertà in Myanmar. È una piattaforma politica che, suggellata dalla coreografia dei quattro leader seduti il 24 settembre uno a fianco all'altro alla Casa Bianca, non nomina l'avversario che mira a contenere: la Cina popolare. Da qui la convergenza con l'Aukus, il patto militare fra Usa, Gran Bretagna ed Australia perché, come il premier di Canberra Scott Morrison afferma, "si tratta di due organizzazioni che si rafforzano a vicenda". Il motivo è l'armamento attorno a cui Aukus nasce ovvero i sottomarini nucleari le cui potenzialità - possono restare in immersione senza limiti di tempo, con ordigni e rifornimenti - garantiscono di fatto il controllo delle rotte oceaniche perché questo è uno dei pochi fronti tecnologici su cui Pechino appare in ritardo. Senza contare che Aukus può avere il sostegno dei Five Eyes ovvero gli accordi di condivisione di informazioni di intelligence fra Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda in vigore dalla fine della Seconda guerra mondiale. È la sovrapposizione fra Quad, Aukus e Five Eyes che tratteggia la nuova architettura di sicurezza che Washington sta realizzando fra Asia del Sud, Estremo Oriente e Pacifico ripetendo - in maniera rafforzata - la cooperazione con gli alleati nell'Atlantico del Nord. Ma non è tutto perché, nonostante le forti tensioni con Parigi frutto della commessa dei sottomarini australiani ottenuta da Washington a dispetto della Francia, Biden è intenzionato a coinvolgere anche la Nato nel contenimento strategico della Cina. Consolidando il ruolo globale dell'Alleanza, avvalorato non solo dalle risorse uniche di cui dispone ma anche dalle basi francesi a Tahiti e Nuova Caledonia. C'è poi il fronte del commercio dove, come ha spiegato l'Alto Rappresentate Usa Katherine Tai al Center for Strategic and International Studies di Washington, l'intento è arrivare a "sanare gli squilibri globali" affrontando il "nodo fondamentale" dei sussidi dovuti alla natura stessa del modello economico cinese "basato sul ruolo dello Stato". La Casa Bianca non vuole "infiammare il commercio internazionale" e neanche un "decoupling dalla Cina" ma punta ad affrontare la questione delle "pratiche non di mercato" che distinguono il commercio cinese. È su questo fronte che Biden cercherà l'intesa con l'Ue tentando di sopperire all'inefficacia del Wto (Organizzazione mondiale del Commercio). Sono i contorni di una sfida globale che investe anche i diritti umani - per le denunce di abusi commesse contro i dissidenti di Hong Kong, gli uiguri dello Xinjiang ed altre minoranze - e vede Xi Jinping reagire accusando gli Stati Uniti di "neocolonialismo", moltiplicando gli investimenti per realizzare la Nuova Via della Seta ed inviando centinaia di aerei militari sui cieli di Taiwan per rivendicare il diritto alla "riunificazione" con l'isola nazionalista dove nel 1949 si rifugiò Chiang Kai-shek e dove oggi si trova una delle industrie leader nel settore strategico dei semiconduttori. "Il separatismo di Taiwan è la maggiore minaccia alla riunificazione della Madrepatria" afferma Xi, avvertendo che "nessuno deve sottovalutare la nostra determinazione" a realizzare l'intento del fondatore Mao Zedong. Anche se a difendere Taiwan ci sono le unità speciali del Pentagono schierate a Taipei e le navi di Aukus che ne attraversano gli Stretti. Insomma, se Biden vuole costruire una nuova architettura di sicurezza in Asia per consentire agli Usa di restare leader globali, Xi punta a terminare la riunificazione della Cina per completare il disegno di Mao. È l'attrito fra questi due progetti incompatibili fra loro che va in scena sull'isola di Taiwan e contiene le maggiori minacce per il nostro secolo.
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