Kamala Harris e il politicamente corretto
Commento di Deborah Fait
A destra: Kamala Harris
Fa venire il mal di pancia il pensiero che il dopo-Biden che è già di una tristezza infinita, si chiamerà Kamala Harris. Dalla padella nella brace, dunque, ma non dispiace solo per l'America che passerà tempi cupi ma per tutto il mondo libero e per Israele che vedrà la sua antica alleanza con gli USA dissolversi tra gruppi antisemiti, etnicamente e politicamente corretti, demolitori ignoranti della cultura occidentale. Il mese scorso vi fu un incontro tra la Vicepresidente Kamala Harris e un gruppo di studenti della George Mason University in Virginia. Una studentessa (poi identificata come iraniana), con voce piagnucolante, ha approfittato dell'incontro per fare la sua personale propaganda contro gli ebrei dicendo, tra un quasi singhiozzo e l'altro: "Solo alcuni giorni fa alcuni fondi sono stati dati in sostegno a Israele. Il mio cuore piange perché in Israele stanno commettendo un genocidio etnico e la dispersione di un popolo come è già avvenuto in America. Sono certa che lei prenderà le distanze da questo". Attacco alla democrazia, quindi, tra gli applausi scroscianti del pubblico, alla democrazia israeliana e americana, da parte di chi passa il suo tempo a pestare gli studenti ebrei nelle università e a distruggere le statue di personaggi che hanno fatto la storia. Cosa ha risposto la Harris? Ha rimproverato la studentessa? Le ha detto che simili concetti sono razzisti e bigotti? Nemmeno per sogno! Le ha detto di essere felice di avere studenti come lei: " La tua voce, la tua prospettiva, la tua esperienza non vanno soppresse ma devono essere ascoltate perché noi ci battiamo per la democrazia". Per quale motivo la Harris ha lodato la ragazza anziché respingere le vergognose e false accuse contro Israele e il Paese cui lei dice di appartenere, gli Stati Uniti d'America? Paura? Si sa che di questi tempi gli studenti americani sono oltremodo violenti e intolleranti, movimenti come il Black Lives Matter, Me Too, Justice in Palestine e altri hanno avvelenato la maggior parte dei giovani delle maggiori università americane e anche molti dei loro docenti. Un vicepresidente della più grande democrazia del mondo non dovrebbe temere il confronto tantomeno con dei ragazzi cui è stato fatto il lavaggio del cervello. Un vicepresidente degli Stati Uniti dovrebbe avere il coraggio e il dovere di difendere la democrazia di un paese amico e alleato e quella del proprio paese e non permettere a una ragazzina qualsiasi di insultarli. La seconda ipotesi è che la Harris fosse d'accordo con le teorie bigotte della studentessa e allora la cosa diventerebbe ancora più preoccupante per l'America, per Israele e per tutto il mondo libero. È sostenibile un vicepresidente che non contrasta le accuse di genocidio etnico contro il "miglior amico" degli Stati Uniti? Certamente nei suoi discorsi ufficiali la Harris non si schiererebbe contro Israele ma lasciata libera di esprimersi non ha impiegato meno di un minuto per aggregarsi con chi vorrebbe la distruzione di Israele affermando che nelle parole della ragazza ci fosse un fondo di verità. In poche parole, per la Harris dire che Israele è un paese genocida ha lo stesso valore di una qualsiasi altra opinione. E questa la chiamano democrazia? Questa è il festival del pensiero unico, quello che se tu non la pensi come me e non vai contro le istituzioni e non urli "A morte Israele e a morte gli Stati Uniti d'America", se non distruggi le statue di Cristoforo Colombo o non deturpi quella della Regina Vittoria, significa che sei uno sporco fascista e un capitalista/genocida filoisraeliano. La stessa Kamala e il suo staff si sono accorti della terribile gaffe ma ormai il danno era fatto. Non solo, la Harris, supportando la giovane e ignorante studentessa, ha ammesso di non conoscere la storia, quella antica degli ebrei e quella moderna degli israeliani. Ignora o finge di ignorare che Israele ricostruito dopo millenni di esilio, è la Terra del popolo ebraico e tale realtà è basata sulla Storia e sulla necessità di avere un paese dove gli ebrei non possano venire più uccisi per il fatto di essere tali. Israele è stato sotto attacco dal momento della sua Indipendenza, abbiamo combattuto ogni giorno, abbiamo subito attacchi inenarrabili; eppure, non abbiamo mai pensato di eliminare gli arabi ma solo di difenderci da loro. Anzi il 20% degli abitanti di Israele è tale e vive in democrazia con tutti i diritti e doveri di ogni cittadino ma chi ci attacca per distruggerci trova giustamente pane per i suoi denti. Nessuno più lo potrà fare impunemente ed è davvero triste che, eliminato Donald Trump, l'America sia finita nelle mani di chi non sa distinguere tra storia e propaganda, tra verità e menzogne, tra giustizia e odio bigotto.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"