Le "preoccupazioni" del sindaco di Betlemme
Il sindaco di Betlemme: nessuna condanna per l' attentato ma solo la "preoccupazione" perchè Israele tornerà a rioccupare Betlemme
Testata:
Data: 23/11/2002
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Si sta preparando un Natale di morte
A pagina 12 dell’Unità del 23 novembre Umberto De Giovannangeli riporta un ‘intervista a Hanna Nasser, sindaco di Betlemme. Sono trascorsi solo due giorni da quando un kamikaze salito sul pullman della linea 20 a Gerusalemme si è fatto saltare in aria trascinando con sé 12 vite umane.

Dodici famiglie distrutte.

Dalle parole del sindaco di Betlemme non traspare orrore, indignazione, dura condanna per quel vile e ignobile attentato ma solo la "preoccupazione" perchè Israele tornerà a rioccupare Betlemme e per gli abitanti della città "si preparerà un Natale di morte".

Senza dubbio non è pensabile che Israele stia a guardare mentre i suoi figli vengono massacrati, nel modo più vigliacco, mentre vanno a scuola, al lavoro o in sinagoga a pregare.

La tristezza per quei bambini arabi e cristiani costretti in casa dal coprifuoco passa necessariamente in secondo piano di fronte all’orrore per quel piccino israeliano di otto anni (e come lui tanti altri) che non accenderà la sua candelina per la prossima festa di Channukà.

Anche per quelle dodici famiglie sarà una festa di Chanukkà di morte e disperazione!
Riportiamo ampi stralci dell’intervista che evidenziano la faziosità delle affermazioni di Nasser e gli inesistenti tentativi del giornalista di contrastarla.

Le lancette del tempo sembrano essere tornate indietro di mesi. Di nuovo strade deserte, la popolazione barricata nelle strade, i blindati israeliani che occupano i punti strategici della città.

Di nuovo la Basilica della Natività circondata.
La prima volta perché un gruppo di terroristi armati fino ai denti vi si era asserragliato e non per diletto dei soldati israeliani, questa volta per evitare che, mentre i militari israeliani sono impegnati a ricercare i terroristi, alcuni di loro possano trovare ancora una volta rifugio all’interno della Basilica.
Non c’è pace per Betlemme e per la sua gente.
Non c’è pace nemmeno per Gerusalemme e per la sua gente!!
Le truppe israeliane – dice Nasser – non sembrano incontrare resistenza
Se si eccettua qualche bottiglia molotov lanciata contro i soldati
Stanno procedendo a rastrellamenti di massa, spero che non si ripetano i violenti combattimenti dell’ultima occupazione.
Provocati da chi? A meno che i soldati israeliani non combattessero fra di loro.
Qual è la situazione a Betlemme?

E’ quella di una città sotto coprifuoco. I soldati hanno occupato il Centro della Pace nella pIazza della Mangiatoia, nessuno può circolare, mi è stato impedito di raggiungere il municipio
Ma non (purtroppo) di sputare veleno sugli israeliani!!
E’ la risposta israeliana al massacro di Gerusalemme.

Un crimine che condanno fermamente, per ragioni etiche e perché pregiudica la causa palestinese.
La freddezza di questa affermazione è sconvolgente.
Ma non saranno operazioni come quella che Israele sta conducendo a Betlemme a garantire la sicurezza dello Stato ebraico. Questa nuova operazione militare è priva di logica e sembra ispirata da ragioni elettorali, legata alle prossime elezioni in Israele.

Gli israeliani hanno bisogno di arrestare qualcuno per questioni di immagine.

Gli israeliani hanno bisogno di arrestare qualcuno sperando che ci siano un po’ meno terroristi in giro a seminare morte e terrore nelle strade di Israele.

Cogliamo l’occasione per ribadire come l’affermazione del sindaco Nasser, gravissima oltre che falsa, non abbia suscitato la benché minima obiezione del giornalista che si limita a cambiare discorso.

Qual è lo stato d’animo della popolazione civile?

A dominare sono stanchezza e frustrazione.
A dominare gli israeliani sono invece disperazione, orrore, paura, angoscia per sé e per i propri cari.
Non vi è spazio per la speranza, nessuno crede in un cambiamento positivo nel prossimo futuro. Chi può emigra e la maggioranza di coloro che se ne vanno sono purtroppo cristiani.
Perché sottoposti a violenze e angherie di ogni sorta da parte degli arabi mussulmani, non certo perché vessati dagli israeliani.
Il tempo non lavora per la pace. Rinviare la ripresa del negoziato favorisce i falchi dei due campi.
Il negoziato viene rinviato ogni qual volta un kamikaze si fa saltare in aria e, combinazione, succede sempre quando sono in atto nuovi colloqui per la ripresa delle trattative di pace.

Anche questa volta Sharon aveva dichiarato la sua disponibilità alla nascita di uno Stato palestinese, contro la linea di Netanyahu e aveva avviato il Piano "Betlemme First".

La risposta alla tenace volontà di pace degli israeliani sono quelle dodici vite umane fatte a brandelli.

Nessuna sicurezza può fondarsi sull’oppressione di un altro popolo e Israele non può pensare di imprigionare o espellere tre milioni di palestinesi.
Israele non ha mai pensato di buttare fuori tre milioni di palestinesi; semmai è vero il contrario.

Sono i palestinesi, sobillati dai sermoni antisemiti e antisraeliani nelle moschee, a voler "buttare a mare" tutti gli ebrei.

E infine l’adozione del coprifuoco non è un modo di "opprimere" un popolo ma l’unico mezzo per cercare di fronteggiare una spirale di violenza che con 85 attentati negli ultimi due anni ha provocato la morte di più di 700 persone.

Betlemme si identifica con la Basilica della Natività.

Che è stata di nuovo circondata dai soldati israeliani. La Basilica è vuota, sbarrata. In ginocchio come tutta Betlemme.

Le festività natalizie riaccenderanno i riflettori su Betlemme. Qual è la sua speranza?

Che i cristiani di tutto il mondo facciano pressioni su Israele per mettere fine alle sofferenze della mia città. Questo sarebbe il più grande regalo di Natale per tutti noi.
E se gli stessi cristiani facessero qualche pressione sull’Autorità palestinese, il cui leader è sempre così ben accolto dai porporati cattolici, affinché ponesse fine a questo sterminio di vite umane?

Non sarebbe anche questo uno splendido regalo per tutti quei bambini e adolescenti israeliani che quando salutano la mamma al mattino con la merenda nello zaino non sanno né se mangeranno la merenda, né se rivedranno la loro mamma?

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