DUE INTERVISTE A CONFRONTO
DUE INTERVISTE A CONFRONTO
Testata:
Data: 20/02/2002
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: DUE INTERVISTE
Alla pagina 9 de l'Unità di mercoledì 20 febbraio si leggono due interviste estremamente interessanti nei contenuti che, se messe a confronto, possono dare luogo ad alcuni spunti di riflessione.
La prima intervista a Shaul Givoli, ex generale membro di una Associazione che raggruppa più di 1000 ufficiali a riposo, si apre con un titolo emblematico: "Io, generale, chiedo la pace".
Dire Shalom ai palestinesi questo è il loro slogan.
L'intervista si snoda in un'alternarsi di domande che mettono in luce la totale apertura di questi militari israeliani ad una concreta ripresa delle trattative che, peraltro, non è esente da scelte dolorose: dal ritiro dai Territori alla creazione di uno Stato Palestinese.
Dice Givoli: "Il negoziato deve riprendere subito, solo un lavoro di intelligence frutto della cooperazione tra servizi israeliani e palestinesi può contenere le azioni terroristiche".
"Il nostro progetto prevede in una prima fase l'evacuazione di 20.0000 coloni da una quarantina di insediamenti......resterebbero sotto il nostro controllo una zona cuscinetto al confine con l'Egitto".
Una simile intervista che denota la più ampia considerazione per le ragioni dei palestinesi ed il massimo sforzo per giungere alla pace va tuttavia messa a confronto con l'altra, rilasciata dal Ministro per l'Informazione palestinese, Yasser Abed Rabbo.
Qui non si leggono toni moderati nè alcuna presa d'atto delle sofferenze che gli agguati palestinesi causano ai civili israeliani.
Ecco le parole del Ministro.
"Terrorismo di Stato. E' quello che Israele sta conducendo contro il popolo palestinese. Sharon ha ordinato di aprire il fuoco contro donne e bambine................"
Tutto questo non è assolutamente vero perchè gli edifici colpiti sono vuoti e le vittime solo accidentali. Il giornalista però si astiene dal commentare una tale affermazione.
Ancora: "Quella scatenata da Israele è una guerra totale che ha come obiettivo la distruzione dell leadership palestinese. Ma i palestinesi non si lasceranno piegare da una politica criminale".
Parole durissime che non lasciano spazio a dubbi, per chi ancora ne avesse, sulle vere intenzione dei leader palestinesi:
la distruzione di Israele è l'obiettivo che si sono prefissi.
L'intervista si chiude con una domanda del giornalista:
"E se la rappresaglia non si fermasse?" La risposta di Abed Rabbo è decisa: "Ci difenderemo. Israele avrà contro un intero popolo pronto a combattere per i propri diritti".
Nessun richiamo del giornalista alla serie di attentati che hanno sconvolto Israele in queste ultimi giorni: le giovani vittime del centro acquisti di Karnei Shomron, i soldati uccisi nell'esplosione del tank, le vittime alla base militare di Mahanei Shmonim, non vengono neppure menzionate.
La differenza fra le due interviste è evidente.
Da una parte emerge uno stato democratico, dove ognuno può esprimere liberamente le proprie opinioni anche in conflitto con il governo stesso, uno stato al cui interno non vengono mai lesi i diritti umani dei cittadini e dove possono trovare spazio persone che si battono per la pace e per il miglioramento delle condizioni di vita dei palestinesi.
Si è mai sentito di Associazioni palestinesi che combattono contro la propaganda antisraeliana che appare quotidianamente alla televisione palestinese, oppure si è mai sentito qualche voce levarsi contro i sermoni degli immam nelle moschee, inneggianti all'odio contro gli ebrei?
Dall'altra parte un popolo sottoposto ad un regime autoritario, insensibile alle atroci sofferenze causate dai continui attacchi kamikaze.
A questo punto cosa può fare un paese democratico che ogni giorno è sottoposto ad attacchi terroristici, un paese nel quale semplicemente uscire per la strada è diventato un'impresa coraggiosa?


I lettori che volessero esprimere le loro impressioni su tale argomento possono scrivere a L'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una mail pronta per essere compilata e spedita.

lettere@unità.it