Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/09/2021, a pag.16, con il titolo "Parla il portavoce dei talebani: 'Le donne? Possono studiare nel rispetto della legge islamica' " l'intervista di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Zabihullah Mujahed
Credo sia un mutuo interesse per noi e per voi europei avere le nostre rispettive ambasciare aperte. Noi abbiamo bisogno del vostro aiuto. Per voi resta necessario capire il nostro Paese. Ma dovete anche comprendere che l'Afghanistan non è l'Europa. Per noi talebani le nostre tradizioni sono importantissime. Abbiamo lottato vent'anni per difenderle, compreso la nostra concezione del ruolo della donna. Capisco che per voi i vostri valori siano importanti. Ma dovere rispettare i nostri». Incontriamo Zabihullah Mujahed per quasi un'ora appena dopo la sua conferenza stampa in cui ha annunciato l'aggiunta di nuovi ministri e loro vice al «governo provvisorio» nato dopo la presa di Kabul a Ferragosto. II suo ruolo di portavoce dell'Emirato islamico e capo della Commissione culturale lo ha reso il volto più noto dei talebani. Lo hanno scelto anche perché riesce a comunicare ai media stranieri, senza peraltro dimenticare le componenti più oltranziste dell'universo talebano. Dietro di lui sta un movimento diviso da laceranti contrasti interni, ma anche preoccupato dall'incipiente crisi economica.
Voi avete bisogno degli aiuti economici internazionail. Ma allora perché limitare gli studi delle ragazze, vietare alle donne di lavorare, se poi lei stesso sostiene che queste misure saranno addolcite? «Non possiamo ignorare che le donne sono una componente importante della nostra società. Sosteniamo che devono poter studiare e lavorare, ma nel rispetto della legge islamica. Dobbiamo garantire la loro sicurezza morale e fisica. Negli ultimi anni erano minacciate. E dobbiamo creare i meccanismi necessari a proteggerle. Va però anche aggiunto che nei nostri ministeri dell'Educazione, Sanità e negli aeroporti le donne sono già tornate a lavorare. Dateci tempo e le cose si metteranno a posto».
Scusi, ma visto da fuori tutto questo sembra molto un alibi. Come mai iI sindaco di Kabul ha mandato via le dipendenti della municipalità? Non è che state prendendo tempo per poi imporre misure ancora più draconiane? «Ci sono stati casi di donne violentate a scuola, vittime degli allenatori delle squadre femminili nelle competizioni sportive, sul lavoro».
E se fosse un pretesto per tenerle a casa? Non sembra fosse un fenomeno poi così diffuso. «Era invece un problema grave. Noi, comunque, lo stiamo affrontando nel rispetto della sharia, la legge islamica. Dateci tempo».
Quanto tempo? E lei sa bene che la sharia può essere interpretata in molti modi. I sauditi la leggono diversamente dagli iraniani o da Isis e Al Qaeda, o dagli egiziani e i tunisini. «Sul tempo non posso dare dei termini. Ci vuole pazienza. I nostri mullah ed esperti ci stanno ragionando sulla base della nostra tradizione Dehobandi dell'Islam. I nostri testi sacri sono quelli halafiti. Hanno radici millenarie e non intendiamo affatto tradirli».
Perché non può dire con chiarezza che le donne potranno studiare come gli uomini? «Se ne sta parlando. Ma certamente si sta preparando la strada per l'educazione femminile regolare. Le donne studieranno le stesse materie degli uomini. Matematica, chimica, storia, biologia: non ci saranno programmi diversi a seconda del sesso e i loro titoli avranno valore internazionale».
Lei stesso appena dopo la presa di Kabul aveva annunciato che non d sarebbero state donne ministro, ma sicuramente avreste scelto delle viceministre. Anche le nuove nomine però sono tutte maschili. L'ennesima promessa tradita? «Continuo a ripetere che ci stiamo muovendo in modo graduale. E tutto nuovo per noi. Ci avevate accusato di non rispettare il principio dell'inclusività, che però oggi mettiamo in pratica. Tra le nuove nomine ci sono tagiki panshiri e hazara. Le donne arriveranno. II lavoro non è finito, seguiranno altri annunci».
Tre giorni fa il ministero per gli Affari Femminili è stato sostituito da quello per la Promozione della Virtù contro il Vizio, che propone le memorie terribili dell'oppressione negli anni Novanta. State tornando al passato? «Impossibile. Ci sono differenze enormi con il periodo del primo Emirato talebano. Allora la società era multo più semplice. In questi ultimi vent'anni le donne hanno studiato, sono diventate attive, consapevoli. Per forza le cose saranno diverse. Qui a Kabul c'è chi gira con la barba e chi si rasa, chi indossa i pantaloni e chi i vestiti tradizionali. Anche i rivoluzionari più entusiasti dovranno adattarsi a questa situazione».
Isis sta rialzando la testa. L'Afghanistan torna ad ospitare il terrorismo internazionale? «Isis non rappresenta una minaccia per gli afghani. Le sue radici sono altrove, non nel nostro territorio. Lo combatteremo, ma sarà facile debellarlo».
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