Caso Eitan: gli ultimi sviluppi
Cronaca di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica
Data: 20/09/2021
Pagina: 20
Autore: Sharon Nizza
Titolo: Eitan, i giudici israeliani anticipano i tempi. La zia: lo riporto in Italia
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/09/2021, a pag. 20, la cronaca di Sharon Nizza, dal titolo "Eitan, i giudici israeliani anticipano i tempi. La zia: lo riporto in Italia.

Immagine correlata
Sharon Nizza


La famiglia Biran. L'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni

È atterrata ieri in Israele Aya Biran, la zia paterna e tutrice legale del piccolo Eitan, «per riportarlo a casa». Il Tribunale della famiglia di Tel Aviv ha anticipato a questo giovedì, 23 settembre, la prima udienza del processo, prevista inizialmente per il 29 settembre, che dovrà valutare l’istanza di rientro del minore secondo la Convenzione dell’Aja presentata dai legali israeliani della famiglia Biran. «Non è una decisione scontata», dice a Repubblica l’avvocato Avi Himi, che insieme a Shmuel Moran rappresenta i Biran. Le udienze in Israele infatti sono sospese fino al 28 settembre per via delle festività ebraiche in corso, indice che la corte israeliana è sensibile «alla gravità del caso». La Convenzione stabilisce sei settimane di tempo per deliberare, ma i tempi potrebbero dilatarsi tra ricorsi e rinvii. I legali dei Biran hanno anche chiesto alla corte di affidare il bambino alla tutrice legale durante il procedimento in Israele «e ci aspettiamo che già questo giovedì il giudice si pronunci in merito — dice Himi — Non è pensabile che il bambino sia sotto la custodia della persona che è indagata per il suo rapimento». Aya ha chiesto di essere sentita dalla polizia, ma per via della quarantena di una settimana a cui deve sottoporsi, la testimonianza potrebbe essere posticipata, spiega Himi. Mentre l’avvocato Moran conferma che la zia tutrice sarà presente alla prima udienza, perché si tratta di una causa di forza maggiore. «La dottoressa Biran — si legge in una nota diffusa dal portavoce della famiglia Biran — è preoccupata dai rapporti sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che è stato fatto dai suoi rapitori mentre era già nelle loro mani». Sabato Hagai Biran, fratello di Aya che vive in Israele, ha incontrato per la prima volta Eitan a Petah Tikva, città nei pressi di Tel Aviv dove vive il nonno Shmuel Peleg, indagato per sequestro di minore, ma venerdì rilasciato dai domiciliari. Hagai ha riferito di essere turbato dalle condizioni di Eitan: «Sebbene sembri sia in buone condizioni fisiche, il piccolo mostra evidenti segni di incitamento e lavaggio del cervello. Il ritorno a casa sua in Italia è più urgente che mai». L’avvocato Sara Carsaniga, che rappresenta in Italia Shmuel Peleg, auspica che i due rami della famiglia «si siedano intorno a un tavolo e trovino un accordo» durante la permanenza di Aya in Israele. Se Eitan tornasse in Italia — secondo Carsaniga — ci sarebbe «il rischio di una collocazione extrafamigliare, in una casa famiglia, presso i servizi sociali o un soggetto terzo in attesa di verificare le ragioni delle parti».

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it