"LE RAGIONI DEI COLONI" e "LE INTERVISTE FUORVIANTI"
"LE RAGIONI DEI COLONI" e "LE INTERVISTE FUORVIANTI"
Testata:
Data: 24/02/2002
Pagina: 13
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: LE RAGIONI DEI COLONI
Duri, vendicativi, irriducibili così sono dipinti gli abitanti della Giudea e Samaria , impropriamente definiti "coloni" nell'articolo di De Giovannangeli apparso nell'Unità del 24 febbraio a pag. 13.

Scrive il giornalista: "Un viaggio negli insediamenti di Giudea e Samaria è un viaggio indispensabile se si vuole comprendere l'Israele oltranzista ?.. E' vero, nei Territori vi è una presenza di frange oltranziste ma sono una piccola minoranza, la cui disperazione è certamente acuita dalla solitudine e dalla paura dei continui attacchi terroristici.
Come possono distogliere lo sguardo dallo strazio dei corpi delle due bambine uccise nell'ennesimo attentato del 16 febbraio a Harni Shomron, (certamente non sarà l'ultimo), e discorrere tranquillamente di pace?

Perché è giusto spendere una parola in loro favore?
Perché oggi come non mai si sentono soli, soli e impauriti.
Sottoposti ad attacchi terroristici quotidiani da palestinesi che sperano in questo modo di buttarli fuori (come del resto vorrebbero fare con tutti i cittadini di Israele!) si sentono abbandonati dal loro stesso popolo.
I movimenti pacifisti li attaccano, i soldati riservisti vedono in loro la causa dell'inarrestabile scia di sangue che ha investito Israele negli ultimi anni.
In tutti i contesti si sentono ripetere: "Se ve ne andrete anche gli attentati cesseranno"
Non è vero. E loro lo sanno perfettamente: gli attentati terroristici c'erano anche negli anni 50, molto prima che si ponesse la questione degli insediamenti nei Territori e nulla fa credere che se il governo smantellasse gli insediamenti, come per incanto si raggiungerebbe la pace. "Non c'è barriera - dice Mor-Yossef, portavoce dei "coloni" riferendosi alla creazione di zone cuscinetto alle frontiere fra Israele ed i Territori proposte da Sharon ? che possa annientare le infrastrutture terroristiche né alcuna zona tampone che permetta di eliminare i terroristi di Arafat". Conoscere, in sintesi, alcuni passaggi storici che hanno delineato il panorama politico mediorientale degli ultimi 50 anni potrebbe essere utile al lettore per considerare il problema dei "Territori occupati" sotto una prospettiva diversa da quella presentata nell'articolo in questione. Se si esclude il periodo dell'occupazione giordana dal 48 al 67, gli insediamenti ebraici sono sempre esistiti in Giudea, Samaria e Gaza.
Nel periodo compreso fra il 1919 e il 1948, secondo le norme contenute nel mandato che la Società delle Nazioni aveva affidato agli inglesi, furono create alcune comunità a nord di Gerusalemme, a nord del mar Morto ed anche nella striscia di Gaza (l'insediamento di Kfar Darom); evacuate durante la Guerra di Indipendenza la loro presenza venne ripristinata dopo la Guerra dei Sei Giorni.
Non si può parlare inoltre di Territori occupati, secondo il diritto internazionale, perché né la Giordania, né l'Egitto hanno mai esercitato la loro sovranità su Cisgiordania e Gaza.
Ancora. Non c'è traccia negli accordi firmati da israeliani e palestinesi a partire dal 1993, di alcun divieto circa la costruzione o l'espansione degli insediamenti.
Nessuna delle due parti tuttavia avrebbe potuto intraprendere azioni miranti a modificare lo status della Cisgiordania e della striscia di Gaza prima dei colloqui finali.
Infine non bisogna dimenticare che Israele, acquisendo il controllo di quei territori nel 67, ha provveduto ad applicarvi le norme di carattere umanitario previste dal diritto internazionale in materia di occupazione. E' auspicabile che la conoscenza di questi avvenimenti possa contribuire a capire meglio le ragioni che stanno alla base della decisione ? difficile e coraggiosa al tempo stesso - di molte famiglie ebree di continuare a vivere in quei luoghi e forse possa aiutare a guardare a quei bambini, a quelle donne che combattono ogni giorno una dura lotta per la sopravvivenza con un occhio più benevolo e comprensivo verso chi compie scelte audaci e apparentemente ingiustificate.

LE INTERVISTE FUORVIANTI
"Una decisione stupida, segno di una arroganza senza limiti" Con queste dure parole si apre l'intervista apparsa su l'Unità del 25 febbraio a Bassam Abu Sfarif, Consigliere di Arafat.
Intervista fuorviante: vediamo perchè.
1) Il mantenimento del confino a Ramallah per Arafat non è stato deciso in autonomia da Sharon, ma in accordo con il Gabinetto di Sicurezza - di cui fanno parte 15 ministri - (e non Gabinetto di Guerra come lo chiama Abu Sharif, definizione sulla quale il giornalista preferisce sorvolare): decisione condivisa dunque, non unilaterale.
2) "Gli arresti sono avvenuti ma il confino è rimasto". Di fronte a questa affermazione il giornalista non pone l'accento su una questione che per gli israeliani è di fondamentale importanza: la fiducia. Non c'è il rischio che gli assassini del ministro Zeevi possano essere rimessi in libertà fra qualche giorno, come è avvenuto in casi analoghi? Il giornalista evita accuratamente di porre siffatta domanda che, è innegabile, sta alla base della decisione dell'Esecutivo israeliano di mantenere temporaneamente Arafat al confino a Ramallah, dove peraltro non gli è mai stato impedito di ricevere delegazioni politiche, giornalisti e pacifisti.
3) "L'unico disegno perseguito da Sharon è quello di dare soluzione militare alla crisi israelo-palestinese" Non è vero! Sharon aveva avviato, tramite suoi rappresentanti, colloqui per la ripresa delle trattative di pace con esponenti palestinesi, colloqui ogni volta interrotti da una nuova spirale di violenza. Inoltre, se avesse voluto Israele avrebbe potuto eliminare il leader palestinese con molta facilità, ma non lo ha mai fatto perchè questo non era il suo obiettivo: la speranza di Israele, sempre disattesa, era costringere Arafat a prendere una posizione ferma contro il terrorismo. Arafat è tutt'altro che delegittimato; soltanto non gli è concesso girare per il mondo a cercare consensi nei vari paesi europei (dove purtroppo non gli riesce difficile trovarne!!).

E' così difficile capire l'atteggiamento di Israele se, nel caso specifico, preferisce attendere e verificare che le azioni intraprese da Arafat non siano vanificate nel giro di pochi giorni?


I lettori che volessero esprimere le loro impressioni su tale argomento possono scrivere all'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una mail pronta per essere compilata e spedita.

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