D'Alema giustifica il terrorismo islamico
Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 12/09/2021
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: La sinistra cieca con i terroristi
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/09/2021, a pag. 1, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "La sinistra cieca con i terroristi".

A destra: Massimo D'Alema a Beirut a braccetto con terroristi di Hezbollah nel 2006

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Fiamma Nirenstein

Forse Massimo D'Alema ignora che la lista dei terroristi del Consiglio di Sicurezza dell'ONU mette il testa il Primo ministro talebano Mohammed Hassan Ahud e poi molti altri dei suoi: l'ex primo ministro ed ex ministro degli esteri italiano schivando questo dato di fatto elimina l'ONU, che pure dovrebbe essere un suo punto di riferimento e fa dei Talebani nella sua intervista a "Domani" un'organizzazione fondamentalista, con cui si può, anzi, si deve trattare. E' un punto di vista costruito sulla presuntuosa illusione etnocentrica, che anche il jihadismo islamico dichiarato si possa dribblare con la scelta tutta occidentale dell'appeasement praticata senza successo sin dall'inizio del 20esimo secolo dopo le carneficine della prima guerra mondiale, e poi nutrito nei decenni dall'orrore post Seconda Guerra Mondiale, e fomentato dalla Guerra Fredda. E' molto pericoloso adottare l'idea tipica di questo modo di pensare del primato pacifista, pensare che l'aiuto economico possa tarpare la guerra, che la legge internazionale sia l'antidoto al genocidio e che la negoziazione crei un "processo di pace". Nasconde la paura di mostrarsi islamofobi, e D'Alema in modo tipico cancella la verità che mentre non tutto il mondo musulmano combatte per il califfato, pure questa idea è radicata nei testi religiosi e nella scelta di realizzare la Sharia. La scelta bellicosa dei Talebani, di Hamas, degli Hezbollah e dell'Iran che li nutre, e non solo dell'ISIS e di Al Qaeda. D'Alema, che ritiene che anche Hezbollah e Hamas non facciano parte della compagine terrorista, crede che anche questi gruppi di assassini seriali di civili siano malleabili,e questa è una cieca perversione come in quella di rimpiangere che la Fratellanza Musulmana non sieda alla guida dell'Egitto. E' nella forza della Jihad stesa e non nei tentativi a volte goffi e sbagliati dell'Occidente di tamponarla che risiede il rischio per tutti noi, qui la battaglia contro la sofferenza inferta alla nostra civiltà dal terrorismo. D'Alema ha fornito un mattone alla cultura islamista per cui il debole nemico in fuga, soffre anche di una crisi confusionale e sarà sconfitto. Diceva lo storico Walter Laqueur che decenni di discussione sul terrorismo non hanno condotto a una definizione valida per tutti. È vero: il tuo terrorista può essere il mio freedom fighter. È un senso di perdita e di incertezza quello che si ricava dalla lettura dell'intervista. L'intervista è pervasa da un senso di colpa per cui è la nostra incapacità di pacificazione che crea il rischio. Non è così: il rischio consiste nell'utopia post moderna di poter giocare al "negoziato" con una cultura che legge il rapporto con noi solo in termini di vittoria o sconfitta, forza e debolezza.

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