Iraq: è possibile un cambiamento della politica verso Israele?
Analisi di Angelo Pezzana
Testata: Bet Magazine
Data: 09/09/2021
Pagina: 12
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: Tallal a-Hariri vuole trasformare l’IRAQ da colonia iraniana a un Paese pronto a un reale cambiamento. Anche verso Israele
Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, settembre 2021, a pag.12, con il titolo "Tallal a-Hariri vuole trasformare l’IRAQ da colonia iraniana a un Paese pronto a un reale cambiamento. Anche verso Israele", il commento di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
Tallal a-Hariri
Spesso l’omissione è più pericolosa della censura. Quest’ultima, almeno, può suscitare reazioni, proteste. L’omissione no, quanto viene omesso è come non fosse mai avvenuto, diventa una non notizia. Tallal a-Hariri, sempre presente nelle manifestazioni di protesta contro il corrotto regime di Baghdad, per non fare la fine di Hishem al-Hishami, analista e attivista anti-iraniano ucciso lo scorso anno, anche lui minacciato di morte si è rifugiato a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, da dove guida dal 2020 il movimento 25 Ottobre. A gennaio ha ricevuto l’autorizzazione a partecipare alle prossime elezioni parlamentari, il suo obiettivo è quello di dar vita a un governo laico, non settario, non corrotto, senza più l’asservimento all’Iran. E, novità assoluta, la normalizzazione delle relazioni con Israele, in un paese come l’Iraq che continua a sostenere il boicottaggio di Israele imposto dalla Lega Araba.
Hariri, che accusa apertamente il governo iracheno di essere sottomesso a Teheran e ai Fratelli Musulmani, si rivolge alle nuove generazioni. Un recente sondaggio ha reso noto che l’80% degli iracheni, in gran parte giovani, vogliono la separazione tra Stato e religione, una società pluralista, che riconosce la propria identità nella parola ‘Mesopotania’. È questo il programma del partito “25 Ottobre”, anche se Hariri riconosce apertamente tutti i pericoli che minacciano la sua stessa vita. La relazione con Israele, nel suo programma, infatti,dipende soltanto da un ‘quando’, non da un ‘se’. A Gerusalemme l’attenzione verso Hariri e il suo partito trova spazio su tutti i media, l’atmosfera ricorda la nascita del Progetto Abramo, che senza sparare un colpo ha cancellato decine di anni di chiacchiere e dichiarazioni di pace fasulle, il cui risultato era più che prevedibile. Più che un miracolo, il merito va attribuito alla onestà politico-diplomatica dei governi in carica in Usa e Israele, che hanno garantito la volontà di collaborazione con Emirati e altri Stati sunniti, aprendo le porte alla partecipazione successiva ad altri Stati della regione. La somiglianza con il partito di Tallal a-Hariri è evidente. Trasformare l’Iraq, da colonia iraniana dove la popolazione soffre la mancanza di cibo, acqua corrente, elettricità in un clima di costante guerra civile, in un paese pronto per dare vita a un reale cambiamento. Ma gli attori e la regia del Progetto Abramo è cambiata, al posto di Trump c’è Biden (leggasi Obama), il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha già riaperto il fondo di tre miliardi di dollari la cui destinazione sarà identica a quella di prima, che ha sempre privilegiato le richieste palestinesi, da Arafat Abu Mazen. Il coraggio non è di casa né a Washinton né a Bruxelles. L’omissione dei media di quanto sta avvenendo in Iraq ci fa temere il fallimento della volontà di un uomo coraggioso come Tallal a-Hariri. Dalle democrazie occidentali non riceverà nessun aiuto.
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