A zonzo per il mare: come due navi da guerra iraniane stanno mettendo a dura prova la pazienza degli USA
Analisi di Emanuele Ottolenghi
Cosa ci fa la marina iraniana nell'Atlantico meridionale? È una domanda a cui i funzionari del Pentagono hanno avuto difficoltà a trovare una risposta sin dalla fine di maggio, quando si sono resi conto che un’enorme ex petroliera riadattata e una fregata di recente costruzione, entrambe della marina iraniana, stavano circumnavigando il Capo di Buona Speranza in Sud Africa , in direzione Ovest. Ufficialmente, gli iraniani hanno inviato entrambe le navi per migliorare “la loro capacità di navigazione” in acque difficili e mai saggiate prima, lontano da casa. Se non c’è altro, l'Iran sta mostrando i muscoli e cerca di proiettare il suo potere oltre i propri confini. Ma i funzionari statunitensi temono che la nave più grande - che le immagini satellitari mostrano stia trasportando sette motoscafi del tipo che il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell'Iran usa nel Golfo Persico per sciamare attorno a navi più grandi - possa portare armi al suo alleato dell'emisfero meridionale, il Venezuela.
Gli Stati Uniti hanno imposto un embargo sulle armi al Venezuela, ma si applica solo alle esportazioni statunitensi. Così fa l'Unione Europea, ma il suo embargo non si estende a terzi. Gli Stati Uniti possono avere una base giuridica per vietare la consegna della spedizione e hanno pubblicamente imposto sia al Venezuela che a Cuba, un altro possibile destinatario del carico, di respingere quelle navi. Se le navi entrassero nel Mar dei Caraibi, il Comando Meridionale degli Stati Uniti potrebbe intervenire per vietare loro l’ingresso, con una incombente potenziale escalation. Finora, non vi è alcun segno che l'Iran faccia marcia indietro. Per l'Iran, il Venezuela è un alleato importante . Entrambi i Paesi si sono aiutati a vicenda per eludere le sanzioni statunitensi. Entrambi i Paesi sposano un'agenda ideologica antimperialista che aspira a sminuire l'importanza degli Stati Uniti nel mondo. L'Iran ha usato il Venezuela per diffondere la sua propaganda nella regione. Il Venezuela ha fatto affidamento sull'Iran per mitigare gli effetti peggiori della sua disastrosa gestione economica. L'Iran ha accettato pagamenti in baratto o in oro, entrambi ottimi modi per affrontare le proprie difficoltà economiche.
L'Iran ha anche trasportato merci misteriose in Venezuela con un aereo cargo per un bel po' di tempo, e potrebbe consegnare armi - se questo è davvero lo scopo del viaggio delle navi - con un aereo cargo. Qual è, allora, la vera ragione del lungo viaggio attraverso acque pericolose, di due navi da guerra, se non quella di sfidare l'America? Poiché pensa che Washington non reagirà, l'Iran sta cercando di provocare gli Stati Uniti nella loro stessa area d’influenza, persino in un momento in cui le due parti sembrano vicine a un’intesa a Vienna per tornare al rispetto dell'accordo nucleare del 2015, formalmente noto come il Piano d'Azione Globale Congiunto (PACG). L'amministrazione Biden ha fatto tutto ciò che era in suo potere per convincere l'Iran che gli Stati Uniti sono in ritirata. Lo ha fatto nella speranza di rabbonire l'Iran e persuaderlo a negoziare. Ha ripetutamente affermato che la “pressione massima”, la strategia iraniana dell'amministrazione Trump, non aveva prodotto alcun risultato. E così la nuova amministrazione ha rispolverato il vecchio copione politico dell'amministrazione Obama. Nei primi mesi del suo mandato, il Presidente Biden ha tenuto a segnalare agli alleati di Washington in Medio Oriente, che sta riportando la politica degli Stati Uniti ai tempi di Obama. Ha nominato numerosi funzionari dell'era Obama in posizioni leader di politica estera, richiamando molti del team di Obama che avevano negoziato l'accordo nucleare iraniano, -incluso Robert Malley come inviato speciale in Iran -, in posizioni chiave all'interno del Dipartimento di Stato, del Dipartimento della Difesa, e del Consiglio di Sicurezza Nazionale. A poche settimane dal suo insediamento, il Presidente ha autorizzato lo sblocco di miliardi di dollari di denaro petrolifero iraniano che le sanzioni avevano bloccato in Iraq e in Corea del Sud.
Questa mossa ha alleviato la stretta finanziaria che l'Iran stava avvertendo - le sue vendite di petrolio nel 2020 erano quasi crollate - e gli ha dato respiro ancor prima di fare qualsiasi concessione. L'amministrazione Biden ha scelto di rispondere ai molteplici attacchi iraniani per procura attraverso le milizie surrogate irachene, prima minimizzando il ruolo dell'Iran e poi lanciando in risposta solo un attacco simbolico limitato in Siria. L'amministrazione ha anche revocato la designazione di Organizzazione Terroristica Straniera contro i ribelli Houthi in Yemen, sostenuti dall'Iran, anche se i ribelli Houthi avevano fatto piovere missili su obiettivi civili all'interno dell'Arabia Saudita. Washington ha anche interrotto il supporto dell'intelligence statunitense per le operazioni della coalizione a guida saudita nello Yemen e ha ordinato una revisione degli accordi sulle armi agli Stati del Golfo, firmati durante l'amministrazione Trump. I diplomatici statunitensi hanno anche rifiutato di esercitare pressioni sull'Iran presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), l'organismo di vigilanza nucleare delle Nazioni Unite incaricato di vigilare sul Trattato di Non Proliferazione Nucleare, nonostante abbiano accumulato prove di molteplici casi di attività nucleare sospette, inspiegabili e preoccupanti. Una condanna da parte dell’AIEA potrebbe far fallire i colloqui. Così come qualsiasi altra cosa, se chiedi all'amministrazione. I surrogati iraniani prendono di mira le forze americane? Una risposta dura potrebbe far deragliare i colloqui. Rilasciare i cittadini americani tenuti in ostaggio in Iran? Concentriamoci sui colloqui. E poi l'ultima mossa, arrivata il 10 giugno scorso: la cancellazione dall’elenco, di società e individui precedentemente sanzionati, coinvolti nel settore petrolifero iraniano, comprese le vendite e le spedizioni, anteriori alle concessioni iraniane.
Il Presidente Obama adottò lo stesso approccio. Nel novembre 2013, approvò il Piano d’Azione Congiunto (PAC) che era lo schema per il PACG. Sotto il PAC l'Iran ha ricevuto un sollievo dalle sanzioni, prima di fare qualsiasi concessione rilevante. Successivamente, per placare il regime in Iran, il Presidente Obama ostacolò il Progetto Cassandra, un progetto decennale guidato dalla Drug Enforcement Administration per combattere le reti globali di riciclaggio di denaro e traffico di droga di Hezbollah, sostenuto dall'Iran. Ma mentre Washington pensa che la chiave per la distensione con Teheran siano la costrizione e le concessioni, agli occhi di Teheran queste azioni indicano debolezza. Una flotta militare inviata nell’area di influenza degli Stati Uniti è più di un test di capacità di navigazione. È una dichiarazione. L'Iran sta provocando gli Stati Uniti perché può farlo. Gli eventi successivi all'accordo con l'Iran offrono una chiara visione del motivo per cui l'Iran ritiene di poter spedire impunemente navi da guerra in zona d’influenza americana. L'inchiostro non era ancora asciutto sul PACG, che l'Iran ha iniziato a utilizzare la sua compagnia di bandiera, Iran Air, per trasferire migliaia di combattenti della milizia in Siria al culmine della sua guerra civile. Questa era la stessa compagnia aerea che, in quanto maggiore beneficiaria del PACG, stava per acquistare centinaia di aerei di fabbricazione occidentale. Perché l'Iran avrebbe dovuto mettere a repentaglio l'accordo nucleare e i suoi benefici economici? Perché poteva. Perché ha interpretato correttamente lo scenario e ha previsto che il Presidente Obama non avrebbe messo a repentaglio quello che considerava un successo diplomatico storico, agendo contro la compagnia aerea colpevole. Teheran sapeva che gli Stati Uniti non avrebbero reagito. Il che ci riporta alle due navi da guerra. L'Iran le ha inviate per segnalare la sua forza e in segno di sfida.
È una sfida all'amministrazione Biden perché Teheran, finora correttamente, ha calcolato che gli Stati Uniti non faranno nulla se pensano di poter mettere a repentaglio i colloqui sul nucleare. Washington non dovrebbe cadere in questa trappola. Il regime di Teheran non si ritirerà dai colloqui che potrebbero ripristinare il suo peso economico, uno strumento essenziale nella sua ricerca di una più ampia influenza globale. D’altra parte, cosa farà l'Iran? Nel gennaio del 2020 gli Stati Uniti hanno ucciso Qassem Suleimani, il più importante generale iraniano, ma la risposta di Teheran fu scarsa. Teheran ha bisogno di sapere che Washington esigerà una libbra di carne per il suo comportamento sconsiderato. Finora, l'amministrazione Biden non ha dato loro motivo di pensare che ci siano dei rischi nel provocare Washington. Forse le due navi daranno al Presidente Biden l'opportunità di riconsiderare la sua precedente inclinazione a dare a Teheran un lasciapassare.
Emanuele Ottolenghi
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