La storia secondo Cremonesi
Testata:
Data: 08/03/2002
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: Punizioni collettive e mio figlio kamikaze
DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME - I carri armati israeliani sono tornati ieri mattina a occupare il centro della città palestinese di Nablus, in Cisgiordania.
Una nuova operazione militare decisa a colpire i covi del gruppo islamico «Hamas», responsabile tra l'altro dell'attentato all'università di Gerusalemme, che mercoledì ha causato 7 morti e oltre 90 feriti.
Fonti palestinesi segnalano almeno 4 morti nelle sparatorie all'interno della «casbah» (la parte più antica della città), fatta di vicoli molto stretti tra le botteghe del mercato coperto. Un altro attivista islamico, il ventottenne Amjad Jabur, è stato ucciso in un blitz dei soldati nel vicino villaggio di Salem. Fonti locali riferiscono l'arresto di una cinquantina di giovani. Secondo i portavoce israeliani, l'azione è iniziata verso le due e mezza di mattina, quando un centinaio di cingolati ha attraversato rapido la città (con i suoi 220.000 abitanti è la più popolosa della Cisgiordania occupata) per arrivare alla casbah, dove la resistenza palestinese è stata «molto debole».
Chissà perché a certi giornalisti risulta proprio impossibile nominare la Cisgiordania o i territori senza aggiungere l'aggettivo "occupato". E chissà perché tralasciano regolarmente di ricordare che nel settembre 2000, quando è iniziata quest'ultima guerra terroristica, i territori non erano più occupati perché Israele, in ottemperanza degli accordi di Oslo, se ne era ritirato e il 98% dei palestinesi vivevano sotto sovranità palestinese, e che solo a causa del terrorismo Israele è stato costretto a una temporanea rioccupazione. Chissà perché
Nulla a che vedere con le operazioni dello scorso marzo-aprile, quando l'attacco israeliano era degenerato in 3 giorni di battaglia, con una ventina di morti da parte palestinese.

Se non ha nulla a che vedere perché parlarne? E perché parlare di attacco quando in realtà si era trattato di una risposta ai continui attacchi palestinesi? E perché parlare genericamente di "morti da parte palestinese" come se fossero tutti poveri civili innocenti
Da allora i soldati avevano imposto lunghi periodi di coprifuoco, violato solo per tre giorni dalla popolazione locale nell'ultima settimana perché esasperata dall'inattività e dal netto peggioramento delle condizioni di vita. Secondo i rapporti pubblicati di recente dalle organizzazioni umanitarie internazionali, a Nablus la mancanza di cibo e medicine sta diventando preoccupante. Yasser Arafat ieri ha chiesto l'intervento dell'Onu.

Le condizioni di vita, per la verità, hanno cominciato a peggiorare da quando è stata istituita l'Autorità Palestinese e i miliardi di dollari versati dalla comunità internazionale sono andati a finanziare il terrorismo e a rimpinguare i conti personali di Arafat, ma a quei tempi non abbiamo mai letto articoli che denunciassero questa situazione, né abbiamo sentito di organizzazioni umanitarie che se ne preoccupassero
Ma Israele è davvero determinata a dare la caccia agli estremisti con ogni mezzo. Domenica riprenderà il dibattimento al tribunale militare che dovrebbe espellere a Gaza il 28enne Kifah Adjouri e il 34enne Abdel Nasser Assidi, entrambi residenti nella regione di Nablus e fratelli di due componenti della cellula armata che il 16 luglio attaccò un autobus presso la colonia ebraica di Emmanuel, causando 9 morti. Un provvedimento controverso, che era già stato adottato in maggio con l'espulsione a Gaza di 26 tra gli attivisti che si erano rifugiati nella Chiesa della Natività a Betlemme. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha fatto appello al governo Sharon perché eviti le «misure di punizione collettiva».

Qui abbiamo addirittura una vera e propria ammucchiata di false informazioni e omissioni: a) Israele dà alla caccia ai terroristi: di semplici estremisti non si è mai occupato; b) ci sono le prove che i fratelli dei due terroristi sono direttamente implicati nelle recenti stragi, quindi non si tratta di una punizione collettiva bensì di una punizione di persone responsabili di crimini; c) quelli della Natività non erano attivisti bensì terroristi ricercati, non vi si erano rifugiati bensì vi avevano fatto irruzione armati fino ai denti e vi si erano asserragliati tenendo i frati in ostaggio.
E controversa è anche la scelta israeliana di riprendere la politica della distruzione delle case di palestinesi coinvolti negli attentati
Si tratta di terroristi autori di attentati, non di "palestinesi coinvolti negli attentati"!
Ieri nella sola Cisgiordania era in programma di abbatterne una decina. L'altra notte sono state distrutte quelle a Tulkarem di Ahmad Alian e Hatem Sheikh, due kamikaze islamici morti in gravi attentati contro cittadini israeliani l'anno scorso. Nelle ultime ore sono state abbattute anche la casa a Beit Jalla del kamikaze morto nell'attentato a Gerusalemme martedì (7 feriti) e di un attivista della Jihad islamica a Jenin.
Tensione anche a Rafah, nell'estremo meridionale della striscia di Gaza lungo il confine con l'Egitto, dove durante la distruzione di tre abitazioni sarebbe morto un altro palestinese. A detta dello Shin Bet, il servizio segreto israeliano, il provvedimento sarebbe un buon deterrente: negli ultimi tempi almeno due kamikaze sulla via di compiere attentati si sarebbero fermati per evitare che le loro famiglie restassero senza casa.

E il buon Cremonesi si è dimenticato di informarci che uno degli edifici distrutti conteneva un vasto arsenale d'armi, anche lanciarazzi, che nel nord della Striscia è stato disattivato in tempo un ordigno di 130 chili e che sono stati lanciati razzi sul territorio israeliano.

Oggi Cremonesi si è scatenato anche nel supplemento Io donna, nell'articolo "Mio figlio kamikaze" pubblicato a pag. 30, in cui parla di "deportazione" - anziché espulsione - per i familiari dei terroristi; parla di "punizioni collettive", espressione che dovrebbe indicare la punizione di persone non personalmente coinvolte nei fatti da punire, salvo poi ricordare che

Decine di studi e inchieste nel mondo dei kamikaze mostrano che nella maggioranza dei casi non sono mai stati soli. "Le famiglie, le scuole, i capi religiosi, i gruppi giovanili, gli amici sono con loro".

Ci ricorda che è "oltre un anno che Sharon mette a ferro e fuoco i territori occupati", dimenticando che da 54 anni i terroristi palestinesi stanno mettendo a ferro e fuoco Israele, che Sharon, a differenza di Arafat, non è un dittatore che decide da solo le sue azioni, e non dimendicando invece mai l'aggettivo "occupati". A proposito dell'azione di Gaza che ha avuto come conseguenza l'uccisione di civili palestinesi, e la promessa di vendetta da parte palestinese ("Uccideremo i bambini sionisti"), ripropone l'osceno slogan "sangue chiama sangue", ma si guarda bene dal ricordare che da oltre ottant'anni i palestinesi stanno continuando a versare sangue ebraico - anche quando Israele non esisteva. A quando un po' di correttezza?
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