Addio a Yehoshua Kenaz, un classico della letteratura israeliana 14/10/2020
Commento di Giorgia Greco
Autore: Giorgia Greco
Addio a Yehoshua Kenaz, un classico della letteratura israeliana
Commento di Giorgia Greco

Israeli novelist Yehoshua Kenaz dies at 83 - www.israelhayom.com
Yehoshua Kenaz

Sulla prima pagina del quotidiano israeliano Ha’aretz campeggia il suo volto dai tratti gentili, gli occhi brillanti che illuminano un sorriso dolce e generoso. Yehoshua Kenaz, voce autorevole del panorama letterario israeliano, uno scrittore capace di indagare come pochi le emozioni e i sentimenti dell’uomo è scomparso ieri all’età di 83 anni dopo una malattia che negli ultimi anni lo aveva allontanato dalla scrittura. Nato a Petah Tikva nel 1937 durante il mandato britannico, famoso e apprezzato nel suo paese, Yehoshua Kenaz è conosciuto in Italia per romanzi intensi come “Voci di muto amore”, “La grande donna dei sogni”, “Cortocircuito”, “Momento Musicale”, “Paesaggio con tre alberi”, oltre che per il suo capolavoro “Non temere, non sperare” (Giuntina), pubblicato in Israele nel 1986 e arrivato in Italia nel 2013, un racconto epico ambientato nel 1955 sull’educazione collettiva dei figli d’Israele, la fotografia di un gruppo di reclute israeliane con disabilità di lieve entità, denso di momenti struggenti e capace di penetrare nella psicologia di questi ragazzi di cui ritrae in modo mirabile anche i rapporti con le famiglie.

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La copertina del libro più importante di Kenaz (Giuntina ed.)

Profondo conoscitore della letteratura francese e traduttore in ebraico delle opere di Flaubert, Simenon, Balzac, Kenaz non è mai stato uno scrittore militante. Era un uomo schivo, riservato, semplice che amava i libri e lasciava che i libri parlassero per lui. Ha saputo portare il lettore all’interno di storie che si incrociano per vie casuali o seguendo il destino. Quando si leggono i suoi romanzi si è perfettamente consapevoli della capacità dell’autore di raccontare i misteri di luoghi privati e cioè l’intimità di qualcosa che sta racchiuso in una casa o in un ospizio e attraverso essa cogliere il mistero stesso della vita e delle grandi scelte che occorre fare. Il coinvolgimento per il lettore è totale e, quasi sentendosi un intruso nella vita altrui, rimane travolto dalla magia della storia stessa di cui non può che sentirsi parte integrante. Capita leggendo “Voci di muto amore” in cui Kenaz dipinge con particolare sensibilità la personalità di persone anziane, alcune molto originali, confinate in una casa di risposo; con “Ripristinando antichi amori” lo scrittore israeliano segue le vicende di persone semplici che vivono in un condominio non lontano dal centro di Tel Aviv senza narrare fatti straordinari, ad eccezione di un unico evento tragico nel finale, ma con una costante tensione che tiene il lettore avvinto alla trama fino alla fine del romanzo. L’arte di cogliere i turbamenti dell’animo umano e di delineare le inquietudini che agitano gli uomini si dispiegano anche in “Momento musicale”, pubblicato per la prima volta nel 1980, una raccolta di quattro storie che trattano i temi del coraggio, dell’amicizia e della perdita dell’innocenza. In “Paesaggio con tre alberi”, un romanzo breve dallo stile nitido e quasi rarefatto che racconta di due famiglie ebree di diverse origini e abitudini che vivono negli anni ’40 a Haifa in appartamenti adiacenti, Kenaz introduce la figura di un bambino che peraltro ricorre anche in altre sue opere e che gli consente di raccontare la realtà in modo più immediato dando vita a situazioni più autentiche: un osservatore, il bambino, insieme partecipe e distaccato. L’ultimo libro arrivato in Italia è “Cantare in coro”, una straordinaria raccolta di dieci racconti inediti pubblicati in prevalenza negli anni Sessanta sulle riviste israeliane Keshet e Gazit che può spiazzare il lettore che ancora non conosce l’opera di Kenaz sia per i personaggi enigmatici, sia per le situazioni in parte surreali in cui si dispiega la narrazione e che diventano lo scenario di avventure e sentimenti imprevedibili. “….i suoi amici erano i libri – scrive la casa editrice Giuntina annunciando la scomparsa dello scrittore israeliano – quelli degli altri e i suoi che scriveva con dedizione e coerenza assolute, e una volta scritti lasciava ai lettori senza nemmeno accompagnarli fuori dal suo appartamento dove si rintanava circondato dal suo vero e unico amore: la letteratura”. Ho avuto il privilegio di incontrare Yehoshua Kenaz sia a Firenze quando insieme a Haim Be’er aveva incontrato i lettori per parlare di letteratura israeliana, sia al Salone del libro di Torino del 2009 e porterò per sempre con me il ricordo di una persona sensibile, generosa che ha dedicato la sua vita alla scrittura regalandoci un patrimonio letterario di inestimabile valore che ci accompagnerà in futuro e, forse, allevierà il senso di vuoto che la sua mancanza ha lasciato.


Giorgia Greco