Il rapporto della Turchia con l'ISIS dimostra che sta abbandonando i suoi alleati europei 13/10/2020
Analisi di Mordechai Kedar
Autore: Mordechai Kedar
Il rapporto della Turchia con l'ISIS dimostra che sta abbandonando i suoi alleati europei
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Yehudit Weisz)

Lira turca a -25% quest'anno, il disastro di Erdogan è geopolitico ed  economico Separator InvestireOggi.it
Recep T. Erdogan

Considerato che oggi l'influenza della Turchia in Medio Oriente è sempre più controversa e destabilizzante, la maggiore preoccupazione dell'Occidente per la regione potrebbe essere la nascente tendenza islamista del Presidente Recep Tayyip Erdoğan. Per comprendere il ruolo turco nella minaccia dell'Isis, sostenuto dai Fratelli Musulmani, è necessario tornare indietro di sei anni. Il 2014 ha caratterizzato l'anno in cui l'ISIS è diventato una vera minaccia per il Medio Oriente. Nel giro di un anno, il gruppo è riuscito a conquistare un terzo dell'Iraq e metà della Siria, con 200.000 combattenti sotto il suo controllo. L'ISIS ha avuto rapidamente successo nella produzione e nella vendita di petrolio come un'importante fonte di reddito. È anche riuscito a garantire una fornitura costante di armi, munizioni, veicoli e dispositivi di comunicazione avanzati. La capacità dell'ISIS di diventare così rapidamente uno stato funzionante è in gran parte dovuta al suo rapporto con il Presidente Erdoğan in Turchia. L'ISIS ha avuto forti legami con la Turchia nel corso degli anni, sia attraverso la sua industria petrolifera che attraverso la sua volontà di proteggere i membri ricercati dei Fratelli Musulmani. Questa relazione “di vicinato” è stata essenziale per il successo dell'ISIS e continua a riflettersi nel processo decisionale turco. La Turchia è governata da Erdoğan dal 2002. È un sostenitore dei Fratelli Musulmani, un movimento che cerca di istituire un califfato islamico mondiale che applichi la legge della sharia islamica. La Fratellanza Musulmana è stata collegata a molte organizzazioni islamiste fondamentaliste. Non solo il Presidente Erdoğan non ha mai avviato alcuna operazione di antiterrorismo per interrompere le reti o le attività di reclutamento dell'ISIS, ma gli ha anche fornito assistenza. I contributi turchi al fiorire dell'ISIS sono stati più evidenti in questi settori:

Finanziamenti Nel 2014, è stato segnalato che l'ISIS aveva rilevato i giacimenti petroliferi in Iraq e Siria e prodotto grandi quantità di greggio da vendere, consolidando il suo controllo sulle forniture di petrolio nella regione. Si pensa che abbiano trasportato il petrolio in Turchia in autocisterne e petroliere, dopodiché la Turchia ha venduto il petrolio ad altri Paesi come se provenisse da Iraq e Siria e ha condiviso parte dei proventi con l'ISIS. Queste esportazioni di petrolio sono state interrotte nel dicembre del 2015 in seguito a un bombardamento russo contro le petroliere, ma non prima che l'ISIS avesse ricevuto milioni dalle esportazioni di petrolio attraverso la Turchia. E’ opportuno menzionare che la famiglia di Erdoğan era coinvolta personalmente nel business del petrolio con l'ISIS.

Volontari Le migliaia di volontari musulmani, identificatisi con gli obiettivi e i metodi dell'ISIS, che sono andati nello Stato islamico provenivano da Paesi musulmani, dall’Europa, dall’America, dall’Africa, dall’Australia e persino da Israele. La stragrande maggioranza è arrivata legalmente in Turchia e da lì è andata in Siria e Iraq. Le autorità turche, consapevoli che queste persone stavano attraversando la Turchia per unirsi all'ISIS, non hanno fatto nulla per fermarle. Nel giugno del 2014, il Ministro degli Interni turco Muammar Guler ha ammesso che Hatay era un luogo strategico per l'attraversamento dei mujaheddin verso la Siria e che in quella zona sarebbe stato aumentato il supporto logistico ai gruppi islamisti.

Tattiche È stato ampiamente riferito che l'agenzia d’intelligence turca ha inviato illegalmente armi ai jihadisti siriani. Nell'agosto del 2014, un comandante dell'ISIS aveva detto al Washington Post : “La maggior parte dei combattenti che si sono uniti a noi all'inizio della guerra sono arrivati ​​attraverso la Turchia, così come le nostre attrezzature e i rifornimenti.” La Turchia ha anche permesso alle forze dell'ISIS di lanciare attacchi contro i loro avversari dal territorio turco. Le forze dell'ISIS non avrebbero potuto entrare o lasciare la Turchia liberamente senza il consenso del governo turco. Gli attivisti anti-Assad hanno riferito che l'ISIS li stava attaccando dall'interno della Turchia e un alto funzionario egiziano nell'ottobre del 2014 aveva riferito che l'intelligence turca stava trasmettendo immagini satellitari e altri dati all'ISIS. La riluttanza di Erdoğan a fare un passo indietro e denunciare i metodi operativi dell'ISIS ha portato, in parte, a supporre che la Turchia abbia cessato di assistere l'ISIS non perché rifiutasse la sua ideologia, ma a causa della pressione esercitata su di essa da Russia, Stati Uniti ed Europa. Con i crescenti parallelismi rilevati tra l'estremismo islamista di Turchia e Iran e le ripetute critiche rivolte all'ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama per essere stato tenero con le forze islamiste nella regione, gli Stati Uniti e l'UE in particolare avranno da svolgere un ruolo importante nel decidere che tipo di posizione assumere in Medio Oriente.

Ancora oggi la Turchia è sotto l'influenza della dottrina dei Fratelli Musulmani, che continua a sostenere l'esistenza dell'ISIS e Ankara mostra una mancanza di preoccupazione per gli atti di violenza del gruppo. Detto questo, sta diventando sempre più difficile per Erdoğan nascondersi dietro la sua appartenenza alla NATO, nel momento in cui progetta una politica estera che è meno orientata all'Occidente e più ostile all'UE e agli Stati Uniti ed è ben lontana dalle riforme politiche che una volta erano state promesse per una transizione democratica in Turchia. Ciò avrà conseguenze per le relazioni regionali e internazionali del Paese, dato che diventerà sempre meno affidabile come partner per la sicurezza, soprattutto se sceglierà di lavorare sempre più con chi lotta contro l'Occidente.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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