Non sono per niente d'accordo di considerare la sig.ra in questione una vittima. Non e'stata costretta ad aderire a quell'ideologia nefasta,e' partita pienamente consapevole,ha vissuto secondo i dettami dell'islam. Se si e' pentita, e'stato quando le cose si "sono messe male". E,sopratutto, ognuno deve rispondere delle proprie scelte,troppo comodo far risalire sempre eventuali colpe alla societa' o al "contesto",retaggio sessantottino. Cordialmente
Annalisa Rossi
Gentile Annalisa,
i media italiani tendono sempre, o quasi, ad avere un occhio di riguardo per i terroristi islamici. Trovano loro giustificazioni e spesso purtroppo danno all'occidente la responsabilità delle loro scelte sconsiderate. Questo atteggiamento è inaccettabile e pericoloso. Questa donna è partita per la Siria con tre bambini poco più che lattanti mettendo in pericolo le loro vite e solo per questo io la considero una persona senza discernimento e una fanatica. Adesso è tornata perché, senza marito, ha paura dell'Isis e sa che l'Italia ha il cuore tenero con le pecorelle smarrite ( per loro scelta) nei campi dei terroristi più feroci del mondo. Non è una vittima, è una che ha deciso di dedicarsi a quel tipo di vita e a quel tipo di odio. Vedrà che a breve riceverà casa, denaro e lavoro.
Un cordiale shalom