Libano: l'Unifil non fa niente per bloccare i terroristi di Hezbollah al soldo di Teheran 18/10/2019
Commento di Angelo Pezzana
Autore: Angelo Pezzana
Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebrica di Milano, ottobre 2019, a pag.10, con il titolo "Dal Libano, Hezbollah può scatenare una guerra se Teheran glielo ordina. E l'Unifil, che ci sta a fare?", il commento di Angelo Pezzana.

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Unifil, quanti ignorano persino il significato di questa sigla? Difensori della pace, ha chiamato quei soldati il presidente Mattarella, in parte a buon titolo, senza però specificare da quale nemico la difendano. Essendo situati fra Libano e Israele, si può ritenere che i nemici della pace sono proprio i due paesi, che vengono abitualmente citati “quando cresce la tensione” una definizione politicamente corretta che sostituisce “ quando Hezbollah lancia missili contro Israele, o scava tunnel per penetrare in territorio israeliano”. I due paesi citati in modo equivalente, capovolgono la realtà. Se il Libano fosse un normale paese confinante, la presenza dell'Unifil sarebbe inutile, non avendo Israele mai creato problemi con i propri vicini. Che nascono invece sempre su iniziativa dei suoi nemici, in questo caso Hezbollah, che di fatto ha sostituito l'esercito regolare, per cui il Libano è ormai subordinato all'Iran, che controlla e dirige gli attacchi per distruggere Israele.

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L'Iran dietro i terroristi di Hezbollah in Libano

Dal Libano, Hezbollah può scatenare una guerra se Teheran glielo ordina. E la presenza dell'Unifil, che ci sta a fare? Ai nostri media non interessa, una volta pronunciata la parola 'pace' il resto non conta. Su internet gira un video, della durata di un paio di minuti, che fa riflettere, https://www.youtube.com/watch?v=uTSGIe5QM20 in cui alcuni soldati dell'Unifil, rinchiusi nelle loro due auto blindate con la scritta cubitale UN, vengono attaccati da un gruppo di militanti di Hezbollah. A colpi di pietre e bastoni cercano di infrangere i vetri, l’obiettivo è trascinarli fuori dalle auto. Ci riescono quando una delle due auto viene incendiata. Un atto di guerra vera e propria, che però non diventa una notizia. Perché? La risposta non è difficile da indovinare. In questo attacco di inaudita violenza manca un protagonista: Israele. Se si racconta la verità crolla tutta l’impalcatura, in fondo la tesi dell’equivalenza tra Israele e i suoi nemici ha sempre impedito di informare sul perché Israele è costretto a difendersi per sopravvivere. Raffigurato come uno Stato forte e quindi potente, mentre i suoi nemici mandati a farsi ammazzare riscuotono la commozione generale, Israele lotta con un braccio legato dietro la schiena. Si ha un bel protestare contro la disinformazione, ma il male affascina più del bene.


Angelo Pezzana

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